Una fenice che emerge dalle ceneri, per mostrarsi al mondo in tutto il suo splendore: metafora perfetta per descrivere il percorso dei Fake Idols, una band italiana formata da giovani musicisti precedentemente impegnati in altri progetti, quali Raintime, Slowmotion Apocalypse e Jar Of Bones.
Con alle spalle collaborazioni di calibro davvero elevato e un più che discreto lascia passare nel mondo del live, i Fake Idols non potevano che preannunciarsi come un gruppo rivelazione, per una realtà nazionale che predilige stili ben lontani dal puro Hard Rock, che fa da base ad un album di debutto che non ha assolutamente nulla da invidiare ai big del genere.
Un album unitario nella sua varietà, questo self-titled “Fake Idols“, che porta alla luce tutte le sfumature migliori di quello che può essere definito un sound heavy. Impossibile non notare l’influenza dei grandissimi Metallica in brani come “No One“, in un’impostazione vocale alla James Hetfield, ma anche in “The Prankster“, per un richiamo a “Master Of Puppets”, e “The Trap Of A Promise” per la costruzione ballad in stile “One”.
Per concludere il percorso delle influenze Metal, “My Hero“, con la collaborazione di Mia Coldheart dei Crucified Barbara, introduce a qualche piccolo accenno di Power, che prosegue inesorabilmente con “Push Me Down“, una traccia che fa da ponte con l’Hard Rock che accompagnerà poi il resto della produzione, in cui sarà possibile incontrare richiami allo stile dei Foo Fighters. Tra le tracce, assolutamente, una nota di merito va a “Far From My Widow“. Ottimi produzione, mixaggio e mastering.
In conclusione, davvero sorprendente il lavoro di questi cinque ragazzi, con un album di debutto fra i migliori mai ascoltati.