Uno degli azzardi meglio riusciti dell’ultimo periodo. Il Prog oggi è un genere più che blasonato con delle sonorità ben precise che, purtroppo, hanno introdotto dei clichè anche in una filosofia che va contro essi stessi (e non mi riferisco solo al Djent). Nonostante ciò, Johan Norby stupisce tutti con un disco che nessuno si sarebbe mai aspettato di sentire nel 2017.
I principali elementi di spicco infatti non sono le poliritmie, piuttosto che dei particolari virtuosismi dei musicisti. Siamo invece colpiti da quelle sonorità così particolari, che ci riportano immediatamente al passato, ma che riescono ad avere un effetto superlativo sull’ascoltatore dei giorni nostri. Questo è dovuto non solo al fatto che nessuno se le aspetti, ma anche al fatto che la particolarità di questo progetto è mischiare queste sonorità con ciò che la gente vuole sentire oggi: nonostante siano presenti delle parti in tempi dispari, degli stacchi particolari o dei passaggi piuttosto inusuali di batteria (come ad esempio l’outro di “Down Side”), il disco presenta comunque brani decisamente orecchiabili e capaci di colpire chiunque, grazie anche alle parti di pianoforte che tanto piacciono al pubblico odierno. Si può dire dunque che le componenti sinfoniche e progressive siano gli ingredienti perfetti di questo disco: la prima dona ad esso orecchiabilità ed un ascolto più fluente, mentre l’altra le dona quel tocco più magico.
Tra tutti i musicisti, la voce di Johan Norby è l’elemento che più viene messo in risalto: una voce incredibile e una grande personalità. L’unico e vero leader di questo progetto. L’altra grande fetta di attenzione nell’album se la contendono il tastierista/pianista Johan Carlgren e il chitarrista Stefan Helleblad, con quel suono alla Brian May che fa emergere particolarmente l’influenza dei Queen, molto forte in tutto disco per diversi fattori. Un lavoro egregio ma un po’ sottotono quello del batterista Nicka Hellenberg (che abbiamo già visto con i Within Temptation) , che sembra non aver trovato spazio per far emergere il suo talento, ma si sia limitato ad accompagnare i brani senza eccedere particolarmente nella personalità.