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ANGRA – Rafael Bittencourt

Heavyworlds.com non poteva farsi scappare la discesa italica dei brasiliani Angra, la band che più di tutte ha rivoluzionato il power/prog degli ultimi quindici anni. Ecco quindi che li abbiamo incontrati a Milano in occasione del loro tour di supporto all’ultimo disco Aurora Consurgens.
Ad interloquire con noi (a meno di mezzora dall’inizio dello show…) è stato il disponibilissimo chitarrista Rafael Bittencourt che oltre che a rispondere alle domande di rito, ci ha anche svelato qualche curiosità.

Ecco il frutto della nostra piacevole chiacchierata! Buona lettura!

Ieri sera avete suonato a Roma. Com’è andata?

Molto bene. E’ stata la prima volta in assoluto che abbiamo suonato a Roma. Ho provato grandi emozioni, soprattutto per via dell’importanza nella storia che ha avuto questa città. E’ stato davero bello perché abbiamo avuto la possibilità di fermarci in centro e di visitare un po’ la città di notte, fare foto… Per noi è stato speciale e sono convinto che lo sia stato anche per il pubblico, che aspettava questo concerto da tanto tempo.

Cosa ne dici del pubblico italiano in generale? Quasi tutti gli anni suonate qui… L’anno scorso al Gods Of Metal siete andati molto bene!

Grazie! Al Gods specialmente abbiamo avuto qualche problema di sound check e di audio, ma è sempre un piacere suonare qui. I fan italiani sono sempre molto coinvolti, fin da quando questa band è nata. Abbiamo ricevuto un sacco di lettere dall’Italia ancora prima che pubblicassimo Angels Cry. Quando all’attivo avevamo solamente un demo i fan italiani ci supportavano già e apprezzavano la nostra musica. Fin dall’inizio siamo sempre stati in ottimi rapporti, è sempre bello essere qui a suonare.

Lo stile del vostro ultimo album è diverso dai precedenti. Si tratta a mio avviso di un power metal molto più diretto. Quali sono le ragioni che vi hanno portato a questa scelta?

Per noi è sempre un processo molto naturale. Non siamo stati lì a pensare troppo alla direzione da intraprendere. Teniamo molto in considerazione i nostri sentimenti, ciò che proviamo in uno specifico momento. Questi brani rappresentano ciò che volevamo mostrare in quel determinato periodo. Il prossimo album potrà essere simile o completamente diverso, ora non saprei proprio… Sicuramente rappresenterà i nostri sentimenti nel momento in cui lo scriveremo.
Un altro aspetto da tenere presente è che ogni volta che registriamo un nuovo album è fondamentale il contributo della maggiore esperienza maturata nella creazione dei dischi precedenti.
Perciò direi che questa svolta verso una musica più diretta non è stata una decisione pianificata, ma è successa così in modo molto naturale.

Parliamo del significato dei testi e della scelta del libro Aurora Consurgens di Tommaso D’Aquino come argomento centrale del concept…

I brani sono stati composti un po’ da tutti noi e fin dall’inizio uno degli obiettivi principali è stato quello di far sì che l’album non suonasse come un patchwork. Volevamo che avesse una certa coerenza e che desse l’impressione di essere un’unica grande composizione. Quindi anche se tutti lavoravamo ai brani è stata nostra preoccupazione fare in modo di focalizzarci sullo stesso argomento e di seguire una certa direzione. In quel periodo io mi stavo interessando ai Libri Proibiti e alla loro storia e così ho scoperto questo particolare scritto, Aurora Consurgens, che ha una storia molto misteriosa. Non è neanche certo se sia veramente di Tommaso D’Aquino… Io per esempio non credo che sia veramente lui l’autore, perché parti di questi testi si possono trovare in altre pubblicazioni di periodi differenti e non è mai stato provato il legame tra Tommaso D’Aquino e l’Alchimismo. L’unica cosa certa è che gli Alchimisti utilizzavano questo libro come una guida per diverse cose. Dietro questo libro c’erano molti aspetti e per questo motivo ho pensato di trarne ispirazione per l’album.



Hai un brano o un momento che preferisci in quest’album?

Direi di no… Dipende molto dal mio stato d’animo. Se ho voglia di ascoltare brani più soft salto alle ballad dell’album, altrimenti ascolto i pezzi più tradizionali… Ci sono così tanti stili in tutte le canzoni che per me è molto difficile scegliere la mia preferita, anche perché il mio stato d’animo cambia spesso e di conseguenza cambiano anche i brani che mi piace ascoltare.
Il pubblico ha accolto questo album in maniera molto netta: c’è chi lo ama e c’è chi lo odia. Che cosa ne pensi?
Mi piace che ci sia questa reazione così netta. Questo è sicuramente uno dei nostri album più strani e non è così facile da ascoltare. Dopo quindici anni abbiamo voluto portare alla luce le nostre idee e sperimentare ciò che ci piace. Siamo stati molto sinceri nella scelta di ciò che ci piaceva e che abbiamo messo nell’album. E’ un disco molto trasparente, che mostra il gruppo così com’è in questo preciso momento e che da un’idea di ciò che ci piace veramente, anche se la gente non lo immaginerebbe mai. Per i fan può essere difficile da ascoltare e sono d’accordo con il fatto che qualcuno lo odia. Persino la copertina, il booklet e i disegni a qualcuno non piacciono proprio, mentre qualcun altro li adora. Questa è l’atmosfera dell’album ed è stata una scelta del tutto intenzionale.

Quest’anno ricorre il quindicesimo anniversario del gruppo. Farete qualche cosa di speciale come ad esempio un DVD live?

Abbiamo molte idee e non abbiamo ancora avuto abbastanza tempo per discuterle tutte perché siamo sempre stati in tour e non abbiamo ancora potuto prendere una decisione definitiva. Ma abbiamo tante idee come ad esempio un DVD acustico con l’orchestra, un greatest hits o forse più di uno. Anche in concerto suoniamo pezzi tratti da tutti gli album, a partire da Angels Cry… Vogliamo fare qualche incontro con i fan, meet and greet…. Cercheremo di fare tutto il possibile, tempo permettendo.

Quanto avete influenzato la scena musicale brasiliana secondo te? Voi e i Sepultura siete stati tra i primi gruppi a suonare Heavy Metal nel vostro Paese…

Credo che gli Angra influenzino praticamente tutti i gruppi metal brasiliani in questo periodo. Non parlo strettamente dal punto di vista musicale… Siamo visti come un esempio. Siamo la dimostrazione che se lavori con tenacia e con passione, se trovi la tua strada, ce la puoi fare. Se noi abbiamo successo significa che anche gli altri ce la possono fare. Perciò credo che abbiamo dato una bella spinta positiva a tutte le band brasiliane. Inoltre siamo riusciti ad aprire la strada al mercato del nostro Paese. Credo che ci sia una scena più professionale in Brasile ora grazie agli Angra e alle band che hai citato.

So che canti nella bonus track giapponese dell’album, intitolata “Out Of This World” e dedicata al primo astronauta brasiliano. Come mai hai deciso di prendere in mano il microfono?

Questo brano fin dall’inizio è stato concepito per essere una bonus track. Le case discografiche giapponesi hanno sempre bisogno di qualche canzone extra. Le bonus track sono previste contrattualmente con chi ci distribuisce in quel Paese. Abbiamo scelto “Out Of This World” perché era il brano che più si differenziava rispetto agli altri nel disco. Quindi proprio perché era così poco adatta al contest e visto che si trattava di una bonus track ho chiesto agli altri se erano d’accordo a farmi cantare su questa traccia.

Come mai hai pensato di dedicare un brano proprio a questo astronauta?

Stavo scrivendo questo pezzo quando lui era lassù nello spazio ed è rimasto lì per circa una settimana. Io sono appassionato di ambiente, spazio e grandi scoperte e amo questo le notizie scientifiche. E così sono diventato un fan di quest’uomo nello spazio, mi divertivo a seguirlo. Sapere che un giovane brasiliano era per la prima volta lassù nello spazio che ci guardava mi ha fatto riflettere e così alla fine ho deciso di scrivere una canzone.



Hai sentito dello split tra gli Shamaan e Andrè Matos? Cosa ne pensi?

Purtroppo era inevitabile. Andrè ha molto talento come musicista ed è un ottimo cantante, ma è una persona assolutamente incapace di lavorare in team. Far parte di una band significa per forza di cose dover essere in grado di lavorare in gruppo. Prima o poi questo split sarebbe dovuto accadere, perché quello che lui ha sempre voluto sin dall’inizio, ancora prima di lasciare gli Angra, era un suo progetto solista in cui dare voce esclusivamente alle proprie idee. Rispetto sia lui che gli Shamaan e auguro loro tutto il bene possibile per le loro carriere. La scena brasiliana ne ha bisogno. C’è bisogno di un maggior numero di band con una certa fama al di fuori del nostro Paese.

E’ vero che il fratello di Edu ora suona negli Shamaan?

No, ha fatto una prova, ma alla fine non ha accettato.

Quali sono i vostri piani per il futuro? Che cosa avete in mente dopo questo tour?

Beh ora abbiamo ancora qualche concerto da fare… Andremo in Germania, in Austria, in Russia e poi torneremo in Brasile per qualche concerto. Da lì ci sposteremo in America e Canada, per poi tornare giù in Messico e negli altri Paesi del Sud America. Alla fine di maggio dovremmo finire il tour. Cercheremo di fare qualche festival estivo qui in Europa e poi saremo pronti per il prossimo album.

C’è qualcosa che vorresti dire ai fan italiani e ai lettori di Heavyworlds.com?

Vorrei ringraziare tutti i fan italiani perché come ho già detto sin dall’inizio ci hanno sempre supportati, con i loro messaggi e con il loro calore. Siete molto appassionati e questa è una grande spinta per la band. Questo calore è molto importante per noi, accresce la nostra autostima e ci permette di andare avanti.