Ecco a voi i Black Flame, band nostrana che propone un ricercato e raffinato Death/Black Metal. Li abbiamo contattati per parlare un pò del loro ultimo disco, l’ottimo IMPERIVM, e per raccontarci un pò di loro!
Buona lettura!
Siete contenti di Imperivm? E’ come suonava nelle vostre teste o ci sono scalfitture qua e là che minano il risultato finale?
Siamo molto soddisfatti di “Imperivm”, pensiamo di aver catturato il meglio dei nostri sforzi in un determinato lasso di tempo. Siamo riusciti a farlo suonare esattamente come volevamo, siamo entrati in studio con le idee ben chiare.
Fare valutazioni a posteriori diventa difficile, specie per una band come la nostra che fa del miglioramento e dell’evoluzione i propri credo. Ora come ora, a una decina di mesi dalla registrazione ti posso dire che potremmo fare diverse cose in maniera migliore o forse diversa. Ma ciò che dico è dettato dal lavoro svolto in questi mesi posteriori alla registrazione dell’album. Pertanto non abbiamo nessun rimpianto su come è venuto fuori il disco, anzi lo reputiamo il nostro miglior lavoro di sempre.
Quanto tempo avete speso per mettere assieme tutto il disco?
Non molto, è nato in un momento particolare per la band in cui diversi problemi personali ci avevano fatto rallentare il procedimento di composizione dei pezzi. E’ bastato trovare un paio di riff chiave e la nostra mente si è letteralmente aperta, dando origine ai pezzi in un paio di mesi appena.
Qual è l’impero di cui si parla nel titolo?
“Imperivm” è la maestosità del viaggio lirico intrapreso all’interno della sfera dei culti di morte e dei rituali ad esso legati.
Venite accostati alla scena black metal, ma trovo che il death abbia ora una parte preponderante nel vostro sound. Cosa pensi ti avvicini a questa scena, e cosa invece vi rende più vicini al black?
Penso che si possa parlare di Death Metal per una questione puramente di sfumature musicali e di alcune strutture dei pezzi. Ciò che ci rende più vicini al Black Metal è sicuramente l’approccio lirico e filosofico che costituiscono il nostro messaggio. Penso siamo riusciti a fondere talmente bene i due aspetti, che è veramente difficile scinderli. Prova ad immaginare di togliere una delle due componenti, è come se togliessi parte della nostra personalità.

Produzione bestiale, direi addirittura calda e avvolgente e ben poco artificiosa, avete dovuto lavorarci sopra molto per ottenere questo risultato?
Contrariamente a quanto si possa pensare, non abbiamo speso molto tempo in fase di mixaggio e di post produzione. Gli sforzi maggiori li abbiamo concentrati nella fase di pre-produzione, ovvero durante la registrazione di ogni strumento. Sapevamo bene che per avere un suono potente ma poco artefatto avremmo dovuto raggiungere con il suono naturale dei nostri strumenti ciò che volevamo ottenere. Abbiamo provato diversi amplificatori e diversi tipi di microfonazione degli stessi.
Se ti facessi ascoltare il rough mix dell’album ti accorgeresti di come suona praticamente come il disco finito, se non per una semplice questione di volumi dovuti alla masterizzazione.
Come sono cambiate nel tempo le tematiche delle vostre lyrics? Pensi che, in media, un vostro fans sia in grado di apprezzare appieno il significato dei vostri testi?
Più che cambiare le nostre tematiche si sono affinate nei tempi, crescendo di pari passo con noi. Abbiamo sempre dato molta importanza all’aspetto lirico della nostra band, rivestendo nei testi una componente fondamentale. I nostri fans sanno bene di cosa parlano le nostre tematiche, anche se nell’ultimo album abbiamo deciso di non pubblicare i testi nel booklet, ma solo delle frasi significative. Sono numerose le persone che ci hanno scritto chiedendo delucidazioni sui testi ed è stato soprendente notare come lo zoccolo duro dei nostri sostenitori abbia afferrato l’intero concept senza che fosse stato svelato loro completamente.
“Serpens vigil est”, che significato ha questa frase?
Il serpente è sveglio, è una frase che usiamo per simboleggiare l’apertura del Mundus Patet, che è un rituale che nell’epoca romana veniva performato tre volte l’anno. Tramite questo rituale venivano aperti dei veri e propri portali per mettere le persone in contatto con le divinità. Il testo di “Princeps Hvivs Mvndi”, il pezzo che abbiamo composto per la compilation Signvm Martis si conclude proprio con la frase “il Mundus è aperto e il serpente è sveglio”. Il serpente, da sempre simbolo di male negativo ed ambiguità attende dietro il portale del Mundus.
Cos’è la “Teoria del sole nero”, come recita il titolo di un vostro pezzo?
Nella visione della Teoria del Sole Nero parla di oscuri presagi e parla di come l’umanità , sfidando i limiti del chaos e della morte l’uomo ha attirato su di sé una sorta di maledizione. Durante la veglia del Sole Nero diverse dimensioni chaotiche confluivano in una sola, ed è proprio durante questa veglia che fu posata la prima pietra di Roma.
Nel vostro disco la compattezza di fondo non va a discapito della riconoscibilità delle singole canzoni, che emergono ognuna per le sue intrinseche qualità, è un particolare a cui portate particolare attenzione quello di dotare ogni pezzo di una sua impronta ben precisa?
Sicuramente, questo dona più longevità e freschezza al disco. Sebbene legato da un unico concept lirico, il disco vuole rappresentare le sue diverse sfaccettature – perché a nostra opinione creare un concept non vuol dire adagiarsi sulla monotematicità. Ma vuole dire affrontare una visione sotto diversi aspetti, sia dal punto di vista lirico che dal punto di vista musicale.
Un’impressione che ho avuto durante l’ascolto dell’album, abbastanza singolare, è quella che mettiate le parti più tirate a inizio song e solo successivamente cominciate a variare i tempi al suo interno, arrivando anche a momenti dalle tinte doom davvero asfittici. Cosa volete trasmettere con questa modalità di costruzione delle canzoni?
Innanzitutto quella di creare una sorta di imprevedibilità. Ed in secondo luogo per creare diversi stati d’animo nell’ascoltatore. Un brano non può essere solo totalmente veloce o totalmente lento. Può essere entrambi.

Puoi parlarmi dell’attività della Black Metal Invitta Armata? Sono approdato sul suo sito e l’ho trovato molto interessante, perché mostra un forte attaccamento da parte vostra, e da parte delle altre bands dell’organizzazione, al passato italico in una forma non stereotipata e profonda, che scandaglia ogni suo aspetto e significato cadere nella retorica.
La Black Metal Invitta Armata ha fatto e sta facendo parlare molto di sé. Questo perché una folta schiera di detrattori ha alzato dei veri e propri vessilli contro di essa. La cosa personalmente mi diverte, perché sarebbe bastato a questa gente leggere il sito e capire la vera natura del progetto.
Il progetto racchiude bands molto diverse fra di loro, sia per connotati musicali che lirici. Ed è qui che nasce la sfida del progetto : ogni gruppo ha manifestato la sua attrazione verso l’asse di Roma nella maniera ad esso più congeniale. C’è l’approccio filosofico degli Spite Extreme Wing, l’approccio poetico degli Janvs, quello più marcatamente militante dei Frangar e ci siamo noi con una forte carica di negativià occulta pre-cristiana, quindi comunque risalente ad una precisa epoca storica.
Abbiamo deciso di autoprodurre la compilation Signvm Martis, senza badare a spese e senza lucrare sul prezzo finale.
Penso che sia una iniziativa rara in campo italiano, per serietà e per contenuti.
So che ci sono altri movimenti, o pseudo tali, che rivendicano una maggiore veridicità della loro proposta rispetto alla nostra. E’ una bagarre tipicamente italiana nella quale non mi ci voglio infilare : noi abbiamo la nostra proposta, l’abbiamo realizzata e messa a disposizione del pubblico. Non ho il tempo per curarmi di altre persone e dei loro affari.
Dal vivo il feeling che riuscite ad emanare è quello del disco, o rendete i pezzi in maniera diversa?
Dal vivo abbiamo un approccio più violento, ma ti posso assicurare che i pezzi rendono come su disco.
Ti è capitato di assistere a concerti black in notturna in grandi festival? C’è un’atmosfera da brivido, è la sublimazione di tutta l’oscurità e della malsana emozione che il genere sa proporre, ti piacerebbe affrontare una situazione del genere, come successo ad esempio a Satyricon, Emperor ed Immortal negli ultimi Wacken, con pubblico oceanico?
Non è una delle mie aspirazioni assolute come musicista, ma non ti nascondo che sarebbe sicuramente una situazione da provare.
Guardando al passato, qual è il momento decisivo che ha lanciato l’attività della band?
Due punti direi : la realizzazione di un album come “The Third Revelation” nel 2003, che ha fatto conoscere la nostra band ad un maggior numero di persone rispetto ai primi demo e poi direi la firma con la Worship Him Records a fine 2005, piccola etichetta norvegese che ha lavorato in maniera enorme per noi, portandoci a livelli insperati.
Se dovessi pensare alla tua band da semplice metal fan, quale pensi che sarebbe l’aspetto che più ti attrarrebbe di un gruppo come i Black Flame?
L’onestà della proposta e sicuramente un forte senso di continuità : siamo una band molto produttiva e costante nei miglioramenti, questo è sempre stato un aspetto che mi ha affascinato nelle altre bands.
Siete un gruppo dove il concept lirico ha un peso determinante, per cui ti chiedo se riusciresti a sviluppare il medesimo percorso musicale attuale, se esso venisse spogliato dell’impianto testuale che avete usato fino ad ora.
Assolutamente no. Come dicevo prima, per noi la parte lirica è fondamentale. Senza di essa non avremmo nulla da dire e non ci sarebbe più una band.