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Cristina Scabbia & Andrea Ferro – Lacuna Coil

 In occasione della loro data al Beer ‘Art’ Rock Summer Festival di Rapallo (GE), noi di Heavyworlds abbiamo avuto il piacere di intervistare Cristina Scabbia e Andrea Ferro dei Lacuna Coil. Di seguito la nostra chiacchierata…

-Ciao Cristina, ciao Andrea, benvenuti su Heavyworlds.com; come vanno le cose in casa Lacuna Coil?

C: Vanno molto bene, quest’oggi ci troviamo a Rapallo, non vediamo l’ora di suonare, sarà una bellissima serata. Le date italiane stanno andando benissimo, le date europee che ci siamo programmati per quest’estate..

A: Tra l’altro credo sia la prima volta che suoniamo in Liguria come Lacuna Coil concerto headliner..

– Ah si?

A: Credo di sì, non ricordo nessun’altra data. L’anno scorso abbiamo suonato assieme ai Rezophonic un paio di pezzi, eravamo ospiti loro. Come Lacuna Coil, io credo sia la prima volta in Liguria..

C: Penso proprio di sì. Comunque tutto bene, grazie! (ride ndr)

A: Ah no!! Mi è venuto in mente, abbiamo suonato al Transilvania di Genova tanti anni fa, molti anni fa! (ride ndr)

C: Ah sì, è vero (ride ndr) 

– Beh dai dopo molti anni, oggi siete di nuovo qui in Liguria al Beer Art Rock Festival a Rapallo, appunto. Cosa ci dovremo aspettare da questa serata? 

C: Sicuramente un sacco di energia, uno show bello anche visivamente parlando, con costumi studiati in base al concept,  molta interazione tra di noi e il pubblico, delle belle canzoni, uno spettacolo tosto rock metal.

A: Ci sarà da sudare sicuramente visto il caldo, anche perché ci piace coinvolgere la gente, farla cantare e farla saltare assieme a noi quindi sarà uno show molto interattivo, si collaborerà e si farà una festa insieme, più che uno show.

– Non vediamo proprio l’ora! Quindi, essendo passati molto tempo fa in Liguria, avete avuto occasione di farvi un giro per Rapallo?

C: Purtroppo no..

A: Abbiamo visto questo campo sportivo e il bar qui dietro (ridono ndr)

C: Esatto, molto carino ma non abbiamo visto nient’altro (ride ndr). Purtroppo, aggiungerei, perché ci stanno parlando tutti benissimo di questo lungomare, di questo mare stupendo.

A: Forse dopo o domani. 

– Siete in giro a promuovere il nuovo disco “Delirium”, com’è il responso del pubblico ai nuovi brani fatti eseguiti live?

C: Molto buono, tra l’altro noi abbiamo presentato due/tre brani durante il tour americano che abbiamo fatto a maggio/giugno, di solito quello fa un po’ da test per quanto riguarda il gusto dei fan vecchi o nuovi, perché di solito quando si propone qualcosa di nuovo, c’è sempre un pochino di…non dico sospetto, però ovviamente le canzoni vecchie vengono accolte con più entusiasmo, con più passione. E invece nel momento in cui abbiamo proposto comunque  i pezzi dell’album nuovo, i fan hanno apprezzato molto, abbiamo detto “Cavolo, i pezzi nuovi piacciono al nostro pubblico tanto quanto piacciono a noi!” e sono stati accolti in maniera meravigliosa, l’album in generale è stato apprezzato molto.

– Infatti è entrato subito in posizioni alte nelle classifiche musicali..

C: Vero, però al di là di questo c’è un qualcosa…Non so spiegarlo perché noi abbiamo sempre avuto i nostri fan, che ci hanno sempre seguito, che hanno sempre amato le canzoni dei Lacuna Coil ma con quest’album c’è qualcosa di più grosso, non so spiegarlo bene. C’è proprio un’accettazione diversa del disco, boh non so come descriverlo, più rispetto nei confronti della nostra musica come artisti, è piaciuto molto, molto.

A: Si, poi come hai detto te ha avuto anche ottimi riscontri in classifica. In Italia ogni disco che facciamo va sempre più in alto, è stato anche bello vedere questo tipo di supporto nel nostro paese.

– Sappiamo che Delirium è un album che tratta tematiche molto delicate, come la malattia mentale. Qual è il vostro rapporto con questo album?

C: Il mio è molto personale, diciamo che per questioni familiari di salute mi son trovata in stretto contatto con centri di cura mentale quindi ho potuto verificare con i miei occhi quello che succede, le sensazioni che si provano, la pesantezza di certi ambienti e allo stesso momento ho potuto verificare che comunque è una cosa che tocca moltissime persone nonostante si cerchi di…non dico nascondere la cosa, ma di tenerla molto privata perché comunque non è una cosa molto leggera da affrontare e della quale non si sa molto. In più, abbiamo avuto occasione di visitare dei manicomi abbandonati dai quali abbiamo potuto assorbire comunque il senso di oppressione, anche un po’ per autosuggestione senz’altro, però sicuramente non son passati dei bei momenti in quei posti e quindi è una cosa che ci siamo portati all’interno di questo disco, sia per lo stile musicale sia per le telematiche che abbiamo voluto affrontare.

A: Sicuramente è comunque un argomento a cui tutti si possono relazionare, la follia. Basta aprire Facebook, accendere la televisione…Ci circonda proprio secondo me, soprattutto in questo periodo storico particolare su tutti i livelli, il mondo sembra impazzito, quindi l’argomento cadeva alla perfezione. Anche senza volerlo è attualissimo, senza dubbio.

– Purtroppo sì.. Invece c’è qualche album che racchiude la vostra essenza sia come persona che come artisti, più degli altri?

C: Credo che ogni album che abbiamo comunque messo fuori rappresentasse quello che erano i Lacuna Coil nel momento storico in cui è stato registrato. Non abbiamo forzato nulla, abbiamo sempre cercato di essere onesti nelle nostre produzioni musicali anche con i pro e i contro perché ovviamente, non avendo mai cercato di incontrare il gusto dei nostri fan o di quelli che avrebbero potuto comprare il disco, a volte ci siamo sentiti di sperimentare con canzoni che magari non son state accettate molto bene ma comunque credo che sia molto importante per ogni artista proporre qualcosa a volte anche di sperimentale, qualcosa che insomma non sia sempre scontato e qualcosa che la gente non si aspetta tanto te, su questo posso dire che siamo stati onesti al 100% nel bene o nel male. 

A: Comunque avendo sempre trattato di argomenti che partivano dalle nostre esperienze di vita, tutti gli album sono stati un po’ personali, un po’ a modo loro, ognuno magari con direzioni diverse. Non abbiamo mai raccontato storie inventate, siamo partiti sempre dalla nostra realtà e dalla nostra esperienza degli anni prima, di solito nel paio di anni che passano da un disco e l’altro; è dove raccogli tutte le esperienze di cui parlare nel disco, magari non vai a pescare cose successe 10 anni fa però la vita vera di questi anni è quella che ti influenzerà nelle prossime cose che farai.

– Molti definiscono il cambio di line- up una boccata d’aria fresca per il vostro nuovo album, che ha ottenuto un fantastico riscontro sia dalla critica che dai fan. Com’è stato affrontare questo processo (cambio line-up ndr)?

C: Allora la realtà è che i compositori di musica e testi son sempre gli stessi e da quel punto di vista non è cambiato nulla. Marco, il nostro bassista, si è sempre occupato della scrittura della maggior parte della musica, è sempre stato il produttore interno del gruppo e in quest’album il produttore vero e proprio. E’ vero e non è vero, soprattutto con gli elementi nuovi, ad esempio Ryan, ci siamo potuti permettere delle parti di batteria insomma più complesse e diverse, ovviamente ogni batterista ha il proprio stile. Anche i chitarristi intervenuti solo per fare gli assoli , perché il resto è stato scritto e registrato da Marco Zelati, hanno sicuramente apportato qualcosa di nuovo, qualcosa di più dinamico, qualcosa di più particolare nel disco che ne ha sicuramente guadagnato. 

A: Probabilmente c’è stato un approccio un po’ più libero mentalmente quando scrivevamo il disco perché in passato, anche inconsciamente, tendi a seguire le persone con cui lavori, se lavori con un produttore con tanta esperienza, tendi ad ascoltare i suoi consigli, anche perché gli dai anche un sacco di soldi per darteli e ovviamente cerchi di trovare una giusta via di mezzo tra le tue idee e le sue, in modo che ti possa arricchire. Questa volta abbiamo sentito di dover fare il disco da soli,  perché era il momento giusto con il cambio di formazione, col fatto che noi tre eravamo prevalentemente in studio con Ryan, era una situazione molto più intima e produrselo da soli era la soluzione giusta. E  probabilmente anche nell’ascolto del disco si capisce che abbiamo preferito farci trasportare dalla musica. Se la musica andava in direzioni più pesanti o heavy, invece che cercare di girare il suono e magari farla più melodica, abbiamo spinto ancora di più sull’acceleratore con una doppia cassa, piuttosto che una voce gutturale, le urla o lei che canta in maniera più epica prendendo note più alte;  ce ne siamo un po’ fregati di rientrare per forza in quello che abbiamo fatto fino ad ora, ma abbiamo creato una ‘versione 2016’ dei LC, anche se ovviamente lo stile del gruppo è quello, essendosi consolidato così. Voglio dire, se facessi una canzone dance, suonerebbe comunque una canzone Lacuna Coil.

– Nonostante vadano di pari passo, preferite solamente concentrarvi sul testo della canzone o pensate che la musicalità debba avere una priorità?

C: Secondo me devono andare di pari passo, le due cose devono avere senso insieme, un testo bellissimo con una musica brutta non avrebbe lo stesso effetto e viceversa. Oltretutto per noi oltre ad avere un’idea di base dell’argomento da affrontare, è molto importante che la sonorità delle parole nei testi sia perfetta con la musica. Deve essere il testo a diventare un’aggiunta in più alla musica; per noi è anche un doppio lavoro, non scriviamo prima i testi e cerchiamo di ficcarli nella musica, ma ci lasciamo proprio guidare dalla musica stessa anche per farci ispirare per quanto riguarda le parole che vogliamo trovare, che siano più descrittive, più dirette o che siano dei messaggi piuttosto che delle riflessioni.

A: A volte ci sono anche canzoni che sono un po’ più musicali, se vogliamo, perché magari c’è il riff bello, quindi anche se ci metti il testo più bello del mondo, la musica spicca di più. E invece poi ci sono canzoni dove il testo è fondamentale per dare la completezza all’intero brano, questo è inevitabile e penso che valga per tutti i gruppi.

– Come vi sentite prima di fare un live? Avete una sorta di rituale?

C: Abbiamo una serie di rituali privati, di movimenti che facciamo, cose che diciamo che sono interne alla band che conosciamo solo noi. A seconda del mood, parte sempre con un momento di scioglimento in cui facciamo battute, scherziamo fino ad arrivare al quasi show in cui cambiamo proprio come persone, ci iniziamo a concentrare al 100%,. E’ come se subentrasse un’altra personalità, anche se siamo sempre noi ad andare a suonare sul palco. Cambia l’atmosfera quando si è sul palco, ci si cala all’interno dello show, quell’ora e mezza/ due ore di spettacolo ti assorbono completamente, c’è solo quello.

– Parlando con uno dei nostri redattori è uscito fuori il discorso che vi ha sentito in apertura ai The Gathering nel ’97. Sono quasi passati 20 anni da allora, siete cresciuti tantissimo nel frattempo…Come vi sembra di aver vissuto quest’evoluzione?

C: (ride ndr): Porca miseria, stai parlando di dare una risposta in pochi minuti su questo! (ride ndr)

A: Diciamo che eravamo veramente agli inizi, quando abbiamo fatto quel tour, era forse il secondo o terzo tour che facevamo nella nostra storia, non avevamo ancora rilasciato il primo album, sicuramente siamo cambiati parecchio, non solo come formazione della band ma proprio noi come persone e artisti. Neanche all’epoca ci saremo mai aspettati di essere ancora qui 20 anni dopo, aver avuto questo tipo di successo, tutte queste esperienze in giro per il mondo, erano degli obiettivi che neanche nella migliore delle ipotesi ci saremmo aspettati. Quando abbiamo iniziato, il metal in Italia era molto più underground di adesso, non era mai successo ed era impensabile che una band metal nel nostro Paese potesse arrivare a tanto.

C: Devo comunque dire che la passione rimane immutata, non ci siamo mai montati la testa, abbiamo cercato di migliorarci, di non essere in competizione con altri ma solo con noi stessi, abbiamo le stesse curiosità di fare e sperimentare quindi non ci sentiamo arrivati solo perché vediamo la nostra faccia sulla copertina o il nostro nome in classifica;  vogliamo sempre imparare cose nuove, provare cose nuove, scoprire nuovi luoghi dove suonare. Quest’anno abbiamo suonato in posti nuovi come nelle Filippine, in Cina per la prima volta, in Vietnam, in India, abbiamo suonato praticamente in quasi tutto il mondo. E’ molto stimolante, sappiamo di essere fortunati perché ovviamente facciamo quello che ci piace ed è diventato il nostro lavoro, sappiamo anche che c’è molto lavoro dietro, ma lo facciamo con passione.

– Avete fan in tutto il mondo che vi adorano e vi riempiono di regali, mostrando di essere molto legati a voi. Come definireste il vostro rapporto con loro?

C: Mi viene da dire simbiotico, non vorrei esagerare, ma siamo molto in contatto con loro, non cerchiamo di mettere barriere tra noi e loro per darci più importanza, crediamo che questo discorso sia un po’ vecchio, diciamo, soprattutto adesso con internet dove è molto più facile conoscersi, per lo meno virtualmente. Cerchiamo di postare quello che facciamo, di rispondere per quanto possibile ai commenti che mettono, cerchiamo di incontrarli quando riusciamo, molti di loro son diventati nostri amici perché vengono praticamente sempre ai nostri concerti. E’ pazzesco come una persona che non si conosce, possa conoscere te talmente bene da portarti un regalo adatto a te perché comunque ti conosce, questa è una cosa che mi ha sempre fatto molta impressione perché comunque incontriamo sempre persone mai viste. Arrivano e ti dicono “Ho visto da questo tuo post che ti piace questo, questo e quest’altro.. tieni!” (ride ndr) ed è bello perché  i nostri fan ci fanno sentire amati, apprezzati, è un bellissimo rapporto e poi senza di loro non saremo niente, lo ricordiamo sempre.

A: E’ molto bello questo legame che si è creato negli anni, ci son anche persone nuove che ti scoprono all’ultimo disco, ma c’è anche gente che ti segue dall’inizio quindi viene ai concerti con diverse generazioni. Una volta ci è capitato tipo il nonno, il figlio che avrà la nostra età e il bambino…quindi tre generazioni di persone. E’ bello vedere questo legame, ti dimostra che la musica è in grado di costruire qualcosa di più grande, la musica soprattutto rock e metal son generi a cui la gente si lega un po’ di più perché coinvolgono un po’ la sfera personale. Non è solo la band e basta. C’è questo tipo di legame che va oltre il fatto di essere fan, è veramente una famiglia allargata.

C: Anche i fan tra di loro si conoscono, fan di Europa e dell’America che si incontrano, che si sposano, che dormono l’uno a casa degli altri perché si son conosciuti ai concerti…

A: Persone che si sposano, che son venute lì con la moglie incinta, che si son conosciute grazie a noi e poi hanno fatto un figlio, è un legame molto più vasto di quello che è la musica e basta.

– Parlando invece del tuo lato nerd, Cristina.. conosciamo tutti la tua passione per il cinema e i videogiochi…C’è qualche elemento di questi che ti ha ispirato nella stesura di qualche testo?

C: A livello di grandi film, ci ispirano di più quelli da videocassetta, film dell’orrore soprattutto, è un genere che ci piace molto, quel tipo di tematiche che poi si riprendono nei videogiochi preferiti tipo Silent Hill o Resident Evil. Diciamo che è un cerchio che si chiude. Poi la nostra musica, secondo noi, è molto adatta per colonne sonore, noi la pensiamo così. Lui (Marco) che è qua e non lo potete vedere attraverso il registratore, è venuto a farci firmare una pelle della batteria… lui praticamente compone la musica, accende la TV, mette su un documentario, un film e cerca di creare la colonna sonora che lui si immaginerebbe su quelle immagini. Questo rende la nostra musica molto adatta a una colonna sonora perché ispira comunque, stimola l’immaginario.

A: A volte abbiamo utilizzato parole prese da videogiochi.. ad esempio quando abbiamo scritto il testo della canzone “Cyber Sleep” del disco prima, abbiamo preso ispirazione da film “Inception” con Leonardo Di Caprio, dove si creavano questi mondi paralleli e livelli nel sonno; nella canzone non parliamo di sonno ma di realtà virtuale, di come le vite vengono vissute sui social media su multipli livelli, di persone che hanno diversi alias, una sorta di parallelo da cui abbiamo preso ispirazione dai multi livelli. L’ispirazione c’è stata nel costruire questo mondo virtuale in quello. Siamo ispirati da tutto quello che ci circonda, anche libri, ricerche che fai su internet su specifici argomenti. Oggi come oggi, sei talmente bombardato da informazioni che puoi ritrovare di tutto, è importante andare a ricercare le cose, ci piace farci ispirare di altre forme d’arte.

– Parlando appunto di realtà virtuali, abbiamo visto su Instagram che Cristina gioca a Pokemon Go (risata generale dei presenti ndr). L’uscita di questo gioco ha portato molte critiche positive e negative. Qual è la tua opinione al riguardo?

C: La mia opinione è che comunque è un gioco come gli altri, è un gioco che va di moda, sinceramente questi attacchi non li capisco. Se una persona è temporaneamente ossessionata da un gioco, altre persone son ossessionate da altre cose e non sono attaccate allo stesso modo. Come molte cose di successo, son molto più attaccabili. Capisco il punto di vista del pericolo che si può incontrare se ci si dedica solamente al gioco quando si va in giro, si guida, si attraversa la strada…E lì sta anche alla persona non tanto al gioco, deve sapersi controllare e sapere quando giocare o meno. Sono attacchi che non capisco.

A: No, alla fine riguardano la persona, ognuno fa quello che vuole, non si può sindacare su come una persona spenda il suo tempo..

C: Anzi, da un certo punto di vista è l’unico gioco che ti fa camminare, andare in giro, incontrare persone..

A: Se posso dare un suggerimento, ho visto come funziona, potrebbero mettere questi Pokémon o i punti di interesse in luoghi culturali e quando trovi il Pokémon in quel punto lì, ti potrebbero spiegare perché c’è quel pozzo piuttosto che quella colonna, mettere una parte culturale così i ragazzini giocano e apprendono anche un’informazione, magari breve.

C: E magari mettere più Pokestop. A Rapallo non c’è niente, non c’è niente! (ride ndr)

– Ti assicuro che in centro c’è qualcosa..

C: Lo so, qui è un po’ difficile, è isolato.

– Quali sono, secondo voi, le migliori band underground che avete visto in questo ultimo periodo?

C: Migliori è un parolone, ci son tante band molto valide. Citerei sicuramente i Nothing More di Mark *non so chi* che ha partecipato a un assolo che fa parte di Delirium, è molto molto valido, soprattutto in sede live, son bravissimi sia a suonare e il cantante a cantare, hanno uno show molto bello da vedere, secondo me sono molto interessanti. C’è un altro gruppo che ci piace molto e che meriterebbe molto più successo, sono i Twelve Foot Ninja e i fan dei Faith No more dovrebbero ascoltarli, sono dei Faith No More più moderni..

A: Ce ne sono molti, l’importante è andare ai concerti,ascoltare e essere aperti a proposte nuove. 

– E’ tutto per ora, ragazzi! Grazie della vostra disponibilità! C’è qualcosa che vorreste dire ai vostri fan o ai nostri lettori?

C: Si, adesso stiamo facendo queste date italiane che potranno scoprire sulle nostre pagine, torneremo a novembre per altre quattro date incluse nel tour europeo. Vi aspettiamo!

A: E anche un grazie per tutto il vostro supporto, grazie mille!