Cibernetici, futuristi, in costante ricerca dell’innovazione, gli Ensoph sono una delle entità più intriganti partorite dal nostro paese in campo estremo. Nonostante le buone recensioni avute un po’ ovunque, non hanno forse ancora avuto il pieno riconoscimento delle loro qualità dal metallaro medio, troppo spaventato dall’uso dell’elettronica e dal look scioccante: sarebbe il momento di rimediare, perché gli Ensoph sono metal fino all’osso e cattivi più di tanti altri. Oltre che una band con un substrato filosofico-concettuale profondo e sfaccettato, come ci dimostra quest’intervista con Xraphael, chitarrista nonché mente dei folli effetti di “Rex Mundi X-Ile”.
Chi è il Re del Mondo che dà il titolo all’album?
Rex Mundi X-Ile è una riflessione sul senso di ritiro, di scomparsa, dei modi tradizionali di auto-realizzazione e di espressione del sacro, sui surrogati e le centinaia di ideali che li hanno sostituiti.
Il mondo non dovrebbe essere analizzato, quello che potrebbe sembrare un errore ai nostri occhi, potrebbe invece essere un segno della Provvidenza. Possiamo solo osservare il nostro disorientamento e la nostra ansia nel descrivere, come quello che viene annotato nel taccuino di viaggio di uno straniero in esilio che vede il mondo diventare ignoto. In pratica il ritiro e scomparsa di ogni guida e di ogni possibile orizzonte spirituale.
Nel nuovo Rex Mundi X-Ile quali sono i principali temi affrontati nelle lyrics?
Ti rimando alla risposta precedente: diciamo che abbiamo in parte traslato le nostre coordinate, che facevano riferimento alle tematiche giudaico-cristiane, ad aperture sui temi cari alle manifestazioni delle religioni Orientali/Indiane e alle loro incarnazioni.
Abbiamo da sempre mutuato simboli appartenenti a vari tradizioni per mescolarne con altri di diversa estrazione, in modo da aprire un punto di vista filtrato da queste nuove connotazioni. Senza aver nessuna presunzione di insegnare e voler trasmettere un messaggio, i nostri sono semplici spunti e riflessioni su certi temi che ci stanno a cuore.
Quali sono le principali fonti d’ispirazione, sia dal lato testuale, che sonoro?
Sul lato musicale, diciamo che l’idea era quella di ritornare un po’ alla formula di “Opus Dementiae”, quindi soluzioni più extreme metal, e allo stesso tempo ricercare soluzioni ritmiche particolari.. diciamo che nel mio immaginario (io sono il maggior compositore) mi piacerebbe trovare un tratto d’unione tra i Carcass, i Das-Ich e il prog anni 70 di band come Area, PFM, Goblin… il tutto spolverato da sfumature noise, industriali e ambient. Definitivamente il nostro sound è un mix tra futuro e passato. Con molte citazioni da entrambi i fronti.
La voce di N-Ikonoclast è sempre molto istrionica e teatrale. Quanto vi indirizza nella stesura dei pezzi la sua versatilità? Componete immaginando già come canterà il brano?
In realtà la voce è una delle ultime cose che aggiungiamo dopo avere creato lo scheletro del pezzo, anche se le linee vocali sono infine determinanti per modificare molti degli arrangiamenti iniziali, in modo da far affiorare quell’emozione che Xenos o N-Ikonoclast (i principali compositori per le liriche) volevano trasmettere. Si discute un po’ a tavolino sul feeling del brano, ma poi il processo di stesura delle canzoni è molto spontaneo.
Quanto è importante la voce femminile nel vostro sound? Anche se Antonella Buosi non fa ufficialmente parte della vostra line-up, sono molti i pezzi in cui è protagonista e non semplice supporto a N-Ikonoclast.
Abbiamo cercato di usare la voce femminile come uno strumento… non per dare un semplice supporto al cantato ma per aggiungere alle composizione una gamma di sfumature (E diciamo pure che Antonella ha fatto un lavoro grandioso!! Davanti a sè ha un gran futuro come cantante.) che, semplicemente con il nostro singer, non potevamo raggiungere.
In realtà, qualsiasi nostro brano dove compare la voce femminile nei vari dischi poteva reggersi in piedi da solo. Ma è certo che la voce femminile dà un plusvalore e unisce i principi creativi primigeni. In definitiva credo che non ci siano degli elementi indispensabili per il nostro sound, ma quello a cui non potremmo rinunciare è l’apertura mentale e il non porci limiti.

Nonostante la grande complessità e maestosità delle canzoni, le stratificazioni di suono di ognuna, ci sono alcuni refrain molto melodici, di impatto immediato. Scelta consapevole o sono venuti così senza pensarci?
I refrain melodici sono un’eredità del disco precedente che aveva una connotazione più “catchy” e sono soprattutto frutto del miglioramento nelle tecniche di canto del singer. Nel momento in cui ci ha proposto delle linee vocali più accattivanti, in contrapposizione a ritmiche e partiture sghembe, abbiamo provato ad assecondare con gli arrangiamenti questa evoluzione delle canzoni. I vari brani sono stati cesellati, assemblati e rimontati centinaia di volte prima di avere la forma definitiva. quindi propendo decisamente per una scelta consapevole. Abbiamo cercato di avere brani particolari e potenti, ma che avessero degli spunti che si potessero memorizzare anche al primo ascolto.
Tra Arcturus, Therion, ultimi Death SS e Samael, a chi vi sentite più vicini?
Direi ai Samael, sono la band che con cui possiamo rapportarci meglio, anche per il fatto che il loro orizzonte di origine è meno heavy metal classico e più estreme/black metal.
Anche se l’uso dell’elettronica è differente, abbiamo in comune molti passaggi epici e aperture sinfoniche. Sono stati sicuramente un riferimento e una grande fonte d’ispirazione per noi. Infine, non ti nascondo comunque che dai Death SS abbiamo imparato moltissimo, stare in tour con loro ci ha trasmesso la loro professionalità e l’impatto scenico che hanno sul palco!!
In fase di registrazione, e soprattutto di mixaggio finale, quanto è difficile trovare il giusto equilibrio tra elettronica/ebm e la parte più metal del vostro sound?
Ah, questo dovresti domandarlo a Giuseppe Orlando, che si è letteralmente dannato per far suonare il nuovo disco in maniera così esplosiva (e a lui va tutta la nostra gratitudine). Diciamo che noi non abbiamo una visione finale di un brano fino a quando non abbiamo il master in mano. Come avrai notato il nostro sound è molto stratificato e multilivello, ed è complicato far risaltare tutto senza sacrificare qualcosa, per questo abbiamo delegato molto al produttore, altrimenti avremmo finito con lo scannarci. E direi che con un immane sforzo il buon Beppe, ai mitici Outer Sound, è riuscito a bilanciare tutti gli elementi perfettamente!!
Le vostre scelte di look come sono viste dalla comunità metal? Non credi che alcuni abbiano finito per vedervi (erroneamente) come un gruppo non-metal proprio per come vi presentate al pubblico visivamente?
Ti do completamente ragione!! Se a questo aggiungi l’utilizzo che facciamo della musica elettronica, siamo indigesti per molti, anche se siamo molto più extreme metal di molte band in circolazione. Molti non capiscono che nel nostro modo di vestire c’è dell’autoironia e voglia di dare spettacolo, è una perfetta estensione del nostro concept musicale e serve a veicolare la ricerca che c’è da sempre dietro la band. Fin da subito il teatro è stato uno dei background da cui traeva ispirazione la band, abbiamo sostituito le maschere dell’arte con qualcosa di più freak e decadente, ma il concetto non cambia. Comunque, noi vogliamo offrire sul palco anche uno spettacolo e qualcosa di dirompente che attragga la gente, e non capisco perché se lo fanno i Kiss o i Death SS, o gli Slipknot i più recentemente, va bene, e noi invece dobbiamo sembrare degli idioti!
Siete una band che assembla molti elementi diversi nei suoi dischi, ci sono dei momenti in cui vi sembra di perdere il controllo della situazione e dovete ritrovare il filo del discorso, per non rendere il tutto troppo ambizioso?
Diciamo che i momenti di perdita di controllo sono numerosi! Nel tempo abbiamo imparato a lavorare attraverso dei provini, in modo da fissare le centinaia di idee che ci vengono ad ogni prova. Il fatto di non avere un genere predefinito di riferimento è un arma a doppio taglio: hai svariate strade che potresti percorrere e non è detto che quella intrapresa porti a qualcosa di concreto. Stiamo ancora imparando ad essere più minimali e meno ampollosi, soffriamo di un “Horror Vacui” cronico!!!

Qual è la canzone della vostra produzione che vi emoziona di più, quella dove credete di aver raggiunto i vostri vertici artistici?
Per quanto mi riguarda credo che “The Whore And The Ashetist ” contenga tutti gli stilemi del sound Ensoph 2009, suona compatta come un macigno, ma vi sono incastonate una miriade di citazioni e sfumature di suono, dal prog, al death, al black, dalle ritmiche meccanico/industriali alle parte sinfoniche/etniche… Suonarla live è un vero godimento!!!
Si lavora con armonia negli Ensoph, o i vostri album sono il risultato di scontri/compromessi tra le diverse anime dei musicisti?
In realtà c’è molta armonia nella band (se conti che ci sopportiamo da quasi 13 anni penso che abbiamo trovato un buon equilibrio, e credo che il fatto di avere gusti musicali molto diversi sia un po’ il nostro punto di forza e di salvezza), i principali scontri sono tra me e il batterista, sostanzialmente abbiamo visioni simili di come dovrebbe risultare un pezzo, ma vorremmo percorrere strade diverse per ottenerle.
Per ogni brano vengono provati moltissimi tipi di arrangiamenti diversi, in maniera quasi maniacale, prima di trovare quello definitivo, così si accontentano un po’ tutti…
Guardando al passato, qual è stato il punto più importante della vostra carriera?
Sicuramente la nostra partecipazione al Wave Gotik Treffen in Germania, il festival più importante al mondo per l’ambiente gothic/dark/industriale. In quell’occasione abbiamo suonato in uno dei palchi principali prima degli headliner, che erano i Katatonia (tra l’altro sono una delle mie band preferite), davanti a quasi 5000 persone, e non so come descriverti l’emozione, ancora ho un tuffo al cuore se ci penso!! Ma se mi permetti di citarti un altro momento, ricordo ancora con commozione un live in Slovacchia dove le gente ci cantava i pezzi sotto il palco e mi rubava i plettri dalla mano. Per una band underground come noi è stato un segno di stima enorme.
Le recensioni dei vostri album mi paiono mediamente piuttosto buone, a livello di vendite invece come vanno le cose? Quali sono i paesi in cui andate meglio?
Quest’ album, in particolare, ha spaccato in due più degli altri la critica, tra chi ci considera dei dementi schizoidi che poco hanno a che fare con il metal, e chi apprezza il nostro modo di contaminare la musica estrema. Per dirti, la cover di “Would?” ha sollevato un vero vespaio tra chi considera uno stupro aver immesso le parti di elettronica e campionamenti, e chi ha molto apprezzato la rivisitazione che abbiamo fatto. E’ ovvio che l’originale è irraggiungibile, soprattutto per la performance vocale dell’inimitabile Stanley (R.I.P.), ma noi la consideriamo un omagio ad una band che raccoglie i consensi di tutti i membri della band (il che è di per sé speciale, dato i gusti molto differenti dei vari membri). Al momento non ho dati di vendite sicuri, so che in Germania e Francia è andato mediamente bene, contando che la prima settimana dopo l’uscita ufficiale abbiamo avuto quasi 10.000 download abusivi, e che l’Europa sostanzialmente è un mercato morto. I mercati dove abbiamo sempre venduto di più, comunque, restano gli USA e il Canada, che si sono dimostrati fin dal nostro esordio i più aperti mentalmente e i più ricettivi. Qui l’album è uscito da poche settimane e stiamo attendendo i primi dati. Incrociamo le dite.
A livello live, cosa ci dobbiamo aspettare? Ci sarà qualche evento particolare per promuovere Rex Mundi X-Ile?
Purtroppo, visto l’anno terribile in corso, le occasioni per suonare live si sono assottigliate decisamente, questa crisi economica ha colpito duramente il mondo musicale, e se vuoi aggiungerci il fatto che pure i locali ci speculano in parte sopra, finisce che i compensi per suonare in giro siano diventati ridicoli, a malapena copri le spese, e questo avviene anche per festival medio grossi. A questo punto preferiamo restare in sala prove a comporre nuovi brani e ad aspettare tempi migliori. Non fraintendeteci, non vogliamo fare le rockstar, ma neppure rimetterci. Avevamo già pianificato un tour come opener a Das Ich e Gothminister, ma tutto è stato annullato e rinviato dato che i locali non pagavano a sufficienza. Per assurdo le uniche proposte interessanti e concrete ci son giunte per degli show in Nord Africa.
Speriamo che la situazione cambi in futuro.