Abbiamo contattato i simpatici Hugo e Jessica, mastermind e voce dei portoghesi Factory of Dreams.
Cordiali e simpatici hanno esaurientemente alle nostre domande sulla loro vita artistica (e non solo) e sull’ultima produzione Poles.
Traduzione a cura di Dario Mauri.
Saluti dall’Italia! Sono molto onorata ad aver avuto la possibilità di farvi qualche domanda. Spero solo di non annoiarvi troppo! Cominciamo!
Hugo: Oh, non lo sarà di sicuro! Spero che anche le nostre risposte non siano troppo noiose giusto per dormire un po’ e sognare la musica 😉
Comunque, ogni tanto facciamo sempre qualche gag che dovrebbe tenerti sveglia. Divertiamoci un po’.
Prima di tutto grazie per il tempo che ci avete concesso per rispondere a questa intervista, lo apprezziamo molto. Cosa ne pensate di una presentazione veloce giusto per iniziare l’intervista?
Hugo: Grazie a te, il piacere è tutto nostro!
Come breve presentazione del sound dei FoD direi che oltre ad essere abbastanza atmosferico è anche molto potente dato che tante canzoni sono accompagnate da un pesante sound del basso e potenti chitarre distorte. Penso quindi che sia uno stile abbastanza unico che si differenzia dalle altre band attorno al genere. Le atmosfere dark e misteriose trasmesse dalla grandissima voce di Jessica creano questo nuovo sound.
Solitamente sono io che compongo e suono la maggior parte degli strumenti, Jessica arrangia e registra i vocals, le armonie vocali, i sussurri e gli squittii…ehm, non fate caso a questi ultimi!
Riguardo a me, in questo periodo ho all’attivo due progetti, Project Creation e Factory of Dreams. Prima di questi ho rilasciato il mio primo album solista nel 2000, chiamato Atlantis. Dopo di che iniziai con i “Sonic Pulsar” che fino ad ora hanno rilasciato due album, e potrei fermarmi a questo punto con loro ma non ne sono ancora sicuro. Project Creation ha già due album all’attivo, uno nel 2005 ed uno nel 2007, e sta per nascere il terzo capitolo. Ho anche partecipato ad altri progetti come ospite e contribuito in canzoni di cd tributo a Carlos Santana e The Moody Blues.
Quindi, qual è il mio sound? Beh, amo la musica con una forte melodia, come delle sensazioni intense che m’invadono la mente e che mi trasportano fuori da questo mondo. Per questo ho sempre cercato un approccio atmosferico alla musica, molto melodica e appoggiata da chitarre potenti. Questo è ciò che apprezzo di più!
Riguardo a Jessica, all’età di sette anni ha iniziato a cantare ed urlare ai poney che passavano…ehm dovrebbe esser lei a parlare di se!
Jessica: Eheh! 🙂 Beh, purtroppo ho iniziato a cantare solamente quando avevo quindici anni. Avrei voluto iniziare prima ma non avevo questo grande interesse nella musica fino ad allora. Quando ne avevo sette iniziai a suonare qualche tastiera. La mia mamma ne aveva una piccola con un suono molto brutto e mi divertivo a suonarci qualcosa. Si poteva tirar fuori qualsiasi tipo di suono ed uno molto bello (ehm!), mi sembra che fosse il numero 88 o 89 che si chiamava “ghosts” o qualcosa di simile. È un vero peccato che non si trovi più in giro altrimenti Hugo l’avrebbe voluta per campionarci i suoni da usare ovunque nel prossimo album. Ehm, bene ora ritorniamo in tema!
Hugo: Ho già delle idee a riguardo…
Jessica: Quindi iniziai a cantare a quindici anni e a diciassette iniziai a scrivere la mia musica in un progetto chiamato Once There Was. Nel 2003 feci il primo demo, nel 2006 il secondo, nel 2007 il terzo ed ora ho un quarto ed un quinto in uscita, mi ci vuole ancora un po’ di tempo per lavorarci su. Sono la metà di questo pazzo duo chiamato Factory of Dreams e faccio parte dei Beto Vazquez Infinity. Collaboro con molte persone da tempo, principalmente per registrare per loro le parti vocali, ed è in questa maniera che la mia strada e quella di Hugo si sono incrociate.
Come vi siete incontrati la prima volta essendo Jessica della Svezia e Hugo del Portogallo?
Hugo: Da quando l’album doveva chiamarsi Poles, iniziai a cercare qualcuno abituato ad un clima molto molto freddo così che potesse sentire l’atmosfera di quell’album. La Svezia fu quindi la scelta più naturale eheh! 🙂 Scherzo ovviamente, prometto che ora vi darò la risposta seria!
Ho incontrato Jessica virtualmente e quindi, per dire la verità, non ero nemmeno certo che esistesse 😉 Davvero, ho iniziato una ricerca per il mondo per trovare la voce perfetta per questo progetto. Ho quindi sfogliato molti annunci come il grandissimo numero di cantanti che popolano internet. Myspace fu uno dei posti prescelti per la mia ricerca. Ed era lì, con una voce davvero unica e un’ottima presenza. Di primo impatto mi suonava diversa, ma molto buona, e dopo qualche tempo capii che era ciò che cercavo per Factory. Ascoltai un piccolo test su di una canzone e mi decisi.
Jessica: Dopo aver ascoltato il lavoro di Hugo con i Project Creation, fui molta eccitata del fatto che si era messo in contatto con me, era uno splendido musicista che si rifletteva nelle sue canzoni. Registrai qualche demo per una delle tracce dei Factory of Dreams e da allora iniziò davvero la collaborazione. Avevo solo Myspace nel 2006 ed ora sono molto felice di aver aperto quello spazio perché molto probabilmente senza di esso non avremo mai potuto lavorare insieme. Internet è perfetto per cose come questa, anche se ci sono miglia e miglia di distanza tra le persone certe collaborazioni sono possibili e sono molto più semplici di una volta.

Quand’è che avete deciso di creare questo progetto? Avete preso insieme questa decisione o Hugo Flores ha soltanto contattato Jessica per cantare nell’album? O è stato il contrario?
Jessica: Beh la decisione di collaborare è stata presa insieme, anche se è stato Hugo a contattarmi all’epoca aveva già delle idee sulla musica, alcune tracce già scritte ed altro ancora. Non avevo mai sentito parlare di lui prima di allora e quindi sono stata molto contenta che abbia visitato la mia pagina e che gli sia piaciuta abbastanza da convincersi a mettersi in contatto con me. Incontrare nuove persone con le quali lavorare è sempre un piacere, in particolar modo se talentuose come Hugo.
Hugo: Oh Grazie! Mi misi in contatto con Jessica credo a Dicembre dell’anno scorso e le mandai un demo per farle sentire come le voci dovevano essere. Quando le inviai quel demo, ero già abbastanza sicuro che fosse lei la persona adatta a questo progetto. Dopo aver ascoltato ciò che aveva registrato diventai sicurissimo di ciò (Ndt. Nel testo ha commentato: “I was even surer” con “non so se questa parola esiste ma al diavolo!”).
E così ero io a tenermi in contatto con Jessica senza nessun intermediario.
Riguardo alla registrazione, fu eseguita completamente con me qui in Portogallo e con Jessica al polo nord, in altre parole la Svezia 🙂 . Ci scambiavamo spesso delle Email, le inviavo la musica, i testi con un sacco di annotazioni e lei mi rispondeva con delle interpretazioni che la maggior parte delle volte coincidevano con le mie.
È stato davvero stupendo collaborare con Jess.
Poles non è certamente un album di facile ascolto. All’orecchio di qualcuno non abituato alle caratteristiche della musica progressive, il suono può sembrare difficile da mandar giù, ma penso che questo sia uno dei motivi che mi hanno fatto amare questo disco. Quel’è stata la vostra fonte di maggiore ispirazione?
Hugo: Mi hai appena tolto le parole di bocca 🙂 Ascoltare un album e trovarlo strano molte volte è una cosa molto buona. Le parti migliori e che preferiamo crescono in noi, e probabilmente con noi. È una cosa che mi succede con svariati dischi. Ciò indica che quello che stai ascoltando può diventare molto personale e tutto ciò che esce dal trend e dalla normalità è migliore e più profondo ma di difficile ascolto ad un primo approccio. Devo però confessare che ho trovato Poles abbastanza semplice da apprezzare poiché sono abituato a dischi rock molto più progressivi, e quindi non è una sorpresa. Lo vedo come l’album più commerciale che ho fatto fino ad ora ma, allo stesso tempo, complesso al punto giusto.
Tutto questo accade anche con altre forme d’arte come il cinema. Un film che esce dai soliti schemi può non essere sempre apprezzato e non arrivare mai al botteghino, tuttavia abbiamo visto molti film cult che appena usciti non hanno ottenuto inizialmente un buon riscontro, ma sono diventati punto di riferimento per altre produzioni e sono entrati nella storia.
Cos’è quindi quello che m’ispira? Mmmm, di solito traggo ispirazione da demoni e persone possedute 🙂 …A parte gli scherzi, l’ispirazione solitamente mi viene da idee che mi assillano, melodie o sensazioni che mi spingono a iniziare un nuovo pezzo. La mia ispirazione principale inoltre deriva da film come Dark City, Solaris, A.I., 2001, Contact, ecc, libri come Solaris di Stanislaw Lem, i romanzi di Stephen King e serie TV simili a Galactica, X-Files e Masters of Horror.
Quindi per me c’è sempre una melodia o una sensazione che ascolto, impressa nella mia mente. I processi di composizione e registrazione sono spesso molto naturali. Inizio a scrivere le canzoni sui sintetizzatori insieme ai testi, disegnando su di un foglio il concept e altre cose. Dopo di che aggiungo strumenti come chitarre e basso. L’ispirazione continua a crescere con tutto ciò, fino al missaggio finale quando le registrazioni di Jessica sono pronte.
Per la curiosità dei lettori, quali sono le tue band ed i tuoi cantanti preferiti?
Hugo: Adoro svariati tipi di musica e gruppi molto differenti come Devin Townsend, Lorena Mckennitt, Tori Amos, David Arkenstone, Edenbridge, The Gathering, Strapping Young Lad, Epica, Alice Cooper, Threshold, Gamma Ray ecc. Come ho detto prima, mi piace musica potente e melodica, a volte molto caotica come ad esempio gli Strapping Yung Lad di Devin Townsend. C’è della bellezza in quel caos, ma allo stesso tempo molta aggressività e divertimento. Mi piace anche la musica industrial, new age, metal progressive ed un po’ di power metal melodico.
Jessica: Mi piacciono molto i The Gathering, sono stati la mia band preferita per molti anni. Ascolto anche Bjork, Anna Ternheim, U2, Agathdaimon, Opeth, OMD, Flogging Molly, Porcupine Tree, Muse, Enya, Danny Elfman, Nightwish, Orgy, No Doubt, Sarah Brightman….insomma, un sacco di musica, adoro molti generi e penso che si possa imparare un po’ da tutto quello che puoi ascoltare.
La sensazione generale del disco è quella di uno scultore che ottiene il risultato partendo da un blocco grezzo, togliendo ciò che è superfluo e lasciando l’essenziale per creare un album che suona come marmo lavorato. Era questo il risultato che volevate ottenere o è semplicemente uscito così?
Hugo: La tua descrizione è stata incredibilmente accurata. Ho persino detto a Jessica quanto la tua recensione combaciasse così tanto con la mia visione del processo di creazione della musica. L’unica cosa che non ritengo proprio corretta riguarda il “rimuovere” cose. Non mi è mai accaduto, se non raramente, poiché tutte le canzoni partivano da elementi semplici ai quali ne venivano aggiunti altri a seconda dell’evolversi delle idee e dell’ispirazione.
Penso di averlo già detto, ma io descrivo il suono dei Factory of Dreams come il raddoppio delle parti melodiche dei Project Creation, lasciando da parte le sezioni sperimentali ed etniche. Le canzoni sono molto vicine a quelle che erano le idee iniziali. Sono completamente assorto dalla musica dei Factory of Dreams ed adoro quando succede una cosa del genere dato che sembra di non aver quasi più controllo su di essa. Schiavo della musica! Quindi sì, è partito tutto da idee semplici e vari strati sono stati aggiunti. Ho iniziato a scolpire il materiale e, una volta finito, l’intero genere dei FoD ha preso forma.

Dato che Hugo è un polistrumentista di talento, qualcuno può dire che l’unico contributo di Jessica riguarda il cantare nell’album, tuttavia ho la sensazione che non sia proprio così. Ho ragione? Se sì, quali sono stati i contributi maggiori che ha portato?
Hugo: Grazie, ne sono onorato! È vero che tutti gli strumenti, ad eccezione del basso, sono stati suonati ed arrangiati da me. Ho anche curato le composizioni ed i testi e dato molte idee per i vocals. Tuttavia Jessica ha giocato un ruolo cruciale ed importante per le intere strutture vocali. La maggior parte del lavoro in questo senso è stato fatto da lei ed è stato compiuto in maniera superba. Ma la cosa importante è che queste strutture si fondono alla perfezione con l’atmosfera, e questo era il nostro obiettivo principale, l’avere qualcosa che funzionasse bene insieme.
Molti cantanti probabilmente non sarebbero stati in grado di fare ciò che ha fatto Jessica, alcuni avrebbero continuato a chiedermi “Che melodia dovrei fare?”, “È giusto il ritmo?”, “Come devo cantare questo?”, “Posso andare in bagno?”, ehm… Con Jessica tutto ciò non era necessario, salvo piccole eccezioni ovviamente. Ha molto talento. Alla fine ha reso le cose semplici per me, in termini di missaggio, dato che la maggior parte delle volte avevo parti già pronte…o quasi poiché il missaggio delle parti richiede sempre una tremenda quantità di lavoro.
Jessica: Beh, grazie per tutte le belle parole su di me, stavi quasi per farmi arrossire! Io penso che in alcuni casi quando collabori con delle persone sia necessario seguire degli ordini precisi, come cantare ogni nota, quale ritmo seguire, ed altre cose simili, dato che queste persone hanno già in mente le melodie delle tracce che stanno scrivendo e vogliono attenersi ad esse. Non c’è niente di male in tutto questo ma preferisco che mi sia data maggiore libertà dal momento che il lavoro che faccio con la mia voce deve riflettersi sia in me stessa e sia in quello che canto nella canzone, ed è proprio quello che è successo collaborando con Hugo.
Mi ha scritto delle idee per i vocals ma ho avuto allo stesso tempo molta libertà e quindi lavorare su ogni traccia è stato molto divertente. Delle volte ero un po’ incerta su come “squittire” su certi testi ed in certe parti della canzone eheh! In quei casi chiedevo a Hugo, mi dava un aiuto ed il problema si risolveva. La mia idea in generale era di contribuire all’atmosfera di ogni traccia, non quella di cambiarla in qualche modo o il mettere la voce al centro dell’attenzione, poiché considero il canto come uno strumento qualsiasi.
Il lavoro svolto con le parti vocali è superbo, è stato difficile ottenere questo risultato?
Hugo: Sono stati necessari pochissimi ritocchi, era tutto molto vicino alla perfezione. Jessica è quella che deve risponderti!
Jessica: Grazie ancora, sto per arrossire di nuovo 🙂 Non dico che sia stato molto difficile, non sono abituata a cantare questo tipo di musica e quindi sono entrata in un nuovo modo di pensare per trovare come fare. Ma una volta scoperto il codice non ho avuto molti problemi, è questo può dipendere dal fatto che ho già registrato musica per conto mio. A volte quando registro dei pezzi, non ho idea di come la voce dovrebbe essere, o non ho nemmeno un indizio su come debba suonare perché non ho ancora i testi. Tutti questi problemi comunque si risolvono sempre, bisogna solo iniziare a cantare per riempirsi d’idee.v
A differenza di altri album progressive, questo lavoro non è principalmente guitar-oriented. Sintetizzatori, tastiere e a volte loop effects sono la spina dorsale del disco. È stata una scelta voluta o è stata una cosa naturale?
Hugo: Oh sì, e l’utilizzo di loop è una delle maggiori differenze dagli altri generi e dagli altri miei progetti. Sai Eleonora, delle volte è impossibile trattenere la creatività o l’immaginazione, e quello che pensi o senti in un determinato momento è quello che definisce la tua musica, non ho dubbi su questo.
Ma ero completamente cosciente e, credimi, mi ricordo addirittura pensare tra me e me nel determinare che quello dovrà essere un sintetizzatore che guida la musica e le chitarre che dovranno essere tenute al minimo per appoggiare l’umore senza distruggere la melodia. Alla fine, le chitarre sono rimaste come avevo progettato. Ho deciso tuttavia di renderle leggermente più elaborate come ad esempio assoli di chitarre veloci e furiose, e così ho aggiunto qualche altro strato.
Molta musica basata su sintetizzatori è considerata progressive, e per un certo verso è anche il caso dei FoD. Immagina Jean Michel Jarre o Vangelis con potenti chitarre, emozioni tremende nella melodia e nelle voci ed un approccio rock nella struttura delle canzoni.
Sì, sono stati usati loop così come batterie acustiche per fornire un tocco generale di industrial all’album e per valorizzare il tema di Machines – Air Powerplant e Factory of Dream…..ed anche perché è semplicemente divertente lavorare con i loop.
La musica è molto astratta, e così è anche l’artwork. Sentivi il bisogno di scrivere una composizione simile o è stato naturale?
Hugo: Sì, è stato abbastanza naturale ma volevo veramente iniziare qualcosa di fresco, qualcosa che fosse diverso dal mio mondo dei Project Creation. Io non credo nella musica o negli album forzati. Se dovessimo iniziare in questa maniera, tutto questo sparirebbe molto presto… Le band di successo devono avere idee, e se non sono sinceri in questo, puoi pure dimenticare il concetto di musica. Puoi avere successo, ma momentaneamente.
Quindi è uscito tutto abbastanza naturalmente, ma non voglio che le persone sappiano immediatamente di cosa trattano i testi o il concept. Voglio che ascoltino la musica, leggano i testi e provino ad interpretarli, perché la mia interpretazione può essere diversa da quella degli altri. È una cosa personale non solo per quel che riguarda me ma per chiunque.
Fammi dire qualcosa sul concept, giusto una decina di paragrafi (ride). Il tema, anche se astratto, è semplice, ma è il modo nel quale ci si avvicina ad esso che fa la differenza. Penso che al giorno d’oggi sia difficile avere un’idea originale, ma la maniera con cui puoi arrangiare queste idee, le fanno evolvere in qualcosa, come dire, l’alternativa può davvero creare qualcosa di nuovo ed originale.
Poles è un album sulla società, su come sia sottomessa dal controllo dei governi, di come s’inchina davanti agli standard sociali ed alla stupida ipocrisia. E per lo più riguarda i pensieri positivi e negativi che si scontrano l’uno con l’altro, ma, siamo sinceri, su come siano necessari entrambi, e questo è molto interessante perché dobbiamo provare il male per riuscire a capire il bene. La canzone “Stream of Evil” contiene testi molto contrapposti, il personaggio può diventare da calmo a molto aggressivo, combattendo contro i suoi pensieri. “Sight of a Better Universe” tratta della speranza di essere da qualche parte migliore….la vera casa.
In conclusione queste forme astratte hanno senso per me e spero anche per chi capirà l’intero tema dell’album. Ma non fraintendetemi, sono qui per lo più per la musica che per il concept.
Hai parlato dell’artwork, ho curato molto quest’aspetto. L’artwork di Poles doveva riflettere la musica ed il concept. Ogni traccia è rappresentata nell’illustrazione, dall’immagine della cover che mostra una Jessica fungere da raccordo tra la sua mente ed il mondo reale.
L’artwork doveva essere molto etereo e rispecchiare la musica. Il personaggio di Jessica è una specie di ombra-fantasma (ahh, dov’è quel suono della vecchia tastiera di Jessica?! Eheh!) alla ricerca di questa terra misteriosa. Le due immagini migliori sono quelle di “The Sight of a Perfect Universe” e quella dove una figura sembra toccare uno specchio che è una finestra verso un posto migliore. Ci entrerà? Accetterà la sfida conoscendo solo il buono per non vedere mai più il lato oscuro? È praticamente impossibile.

Come ho chiesto prima, Poles ha molte fonti d’ispirazione, ma vorrei sapere quali sono i vostri maggiori interessi musicali al di fuori dell’heavy metal.
Hugo: Questa è una bella domanda. Avevo quasi quindici anni quando mi avvicinai alla musica di David Arkenstone. Era per lo più new age, ma la sua musica spaziava nel symphonic rock. La cosa che mi aveva attratto maggiormente erano le melodie. Erano molto belle e mi avevano colpito molto, ero come da un’altra parte quando le ascoltavo.
Ho quindi seguito un po’ i suoi passi durante quegli anni, ed iniziai ad aggiungere delle mie idee. Più tardi volevo aggiungere un’altra dimensione a questo genere ed un suono più potente. Iniziò la fusione con altri generi che amavo come il metal ed il sinfonico.
Inoltre amavo le chitarre in stile Satriani e Vai e cose sinfoniche come Vangelis.
Jessica: Non ho mai ascoltato metal fino a circa quattordici – quindici anni, preferivo altri generi musicali. Per lo più ascoltavo gruppi che ho menzionato prima, ma i miei preferiti in assoluto erano Enya, U2, Bjork e Sarah Brightman. Quando ero più giovane, ascoltavo un po’ di musica svedese, Sofia Kallgren ad esempio, ed anche Techno e cose simili. Non ho mai pensato di aver portato con me questi generi in quello che faccio oggi, tuttavia ciò che ho ascoltato negli ultimi dieci anni si può trovare in ciò che scrivo e canto.
Giusto per avere una panoramica di voi come musicisti, quel’è il vostro background musicale? Dal Myspace di Jessica ad esempio si capisce bene che è una grande fan dei Nightwish che aiuta prendendosi cura della traduzione in Svedese del loro sito web, c’è altro?
Hugo: Riguardo il mio background musicale, presi lezioni di musica come piano, flauto e nozioni principali quand’ero più giovane. Poi presi circa due anni di lezioni di chitarra acustica e da lì in poi decisi di continuare da solo. In parte sono autodidatta. Molte volte sono un mistero per me stesso dato che quello che creo non è esattamente come quello che ascolto di solito. A volte invece le due cose combaciano e quindi dipende anche dal mio umore.
Jessica: Anch’io sono abbastanza autodidatta, ma ho preso lezioni di canto per circa un anno e mezzo, iniziando a diciannove anni; presi anche lezioni di piano quando ne avevo circa dieci, ma non mi entusiasmava molto imparare le note ed il mio insegnante era un vecchio bastardo (scusate per il linguaggio) che non esitava a colpirti sulle dita quando sbagliavi qualcosa, e quindi continuai a suonare a casa.
Hugo: Giusto per mettermi sul piano di Jessica riguardo al linguaggio lasciatemelo dire: “Bastardo!” 1-1 😉
A parte la musica, che credo sia la vostra occupazione preferita, cosa fate nel tempo libero?
Hugo: La musica ricopre una parte assolutamente importante della mia vita ma, sfortunatamente, non tutta. Oltre ad essa adoro la scienza, le fiction ed il cinema. Penso che la realtà superi sempre la fantasia, se non oggi tra qualche anno da ora.
300 anni fa un aereo sarebbe stato una cosa strana per il mondo di allora, poteva essere considerato come un’invenzione divina o qualcosa del genere. Ora invece è una cosa comune, quindi immaginate che cosa accadrà nei milioni di anni a venire perché se in un centinaio d’anni la tecnologia si sia evoluta così rapidamente chissà cosa ci sarà in futuro e che tipo di aerei avranno a disposizione le civiltà. Sarà sicuramente qualcosa che con tutta certezza ora non riusciremmo a comprendere. Ho divagato un po’ troppo da quella che era la domanda, ma penso che sia importante. Penso che un film o un libro per essere bello deve avere un certo effetto su di te.
Jessica: Io adoro i conigli! Quello che quindi faccio principalmente è accudire la mia coniglietta Lill-Katia. Ovviamente faccio molte altre cose, tipo prendermi cura del mio porcellino d’india Kif. Guardo molti film con il mio ragazzo, passeggio, leggo, ogni tanto scrivo qualche lettera, faccio molte foto, colleziono i miei My Little Pony, cose simili. Recentemente ho iniziato un corso per webmaster che durerà un anno, quindi sono un po’ dispiaciuta che la musica non sia la mia occupazione principale, ovviamente è in questo campo che preferisco lavorare.
Un’ultima domanda. Essendo i Factory of Dreams un progetto di questo tipo come sono adesso, non vi permette di suonare dal vivo. Rimpiangete la possibilità di portare la vostra musica on the road o volete rimanere uno studio project?
Hugo: Dannazione, ci servono più musicisti, ma io sono un narcisista e vogliamo restare in due! Scherzo eheh! No, in effetti voglio che resti uno studio project, almeno per ora. Sarebbe fantastico provare a suonare dal vivo questo progetto e spero di farlo, ma per ora sono maggiormente concentrato a produrre più dischi in studio. Ho già buttato giù qualche idea e registrato qualche bozza riguardo il secondo album. Alcune delle canzoni saranno diverse da quelle di Poles, avranno una struttura più complessa. Ma non posso andare a sconfinare nel sound dei Project Creation e quindi aspettatevi le stesse atmosfere metal, comunque più forti e con parti più aggressive. Il sound dei Factory of Dreams con un tocco più energico.
Ok, l’intervista è finita. Grazie ancora per il tempo speso a rispondere alle domande e scusatemi se ho chiesto troppo. Vorrei dirvi anche che Poles, a mio avviso, è uno dei migliori album di quest’anno. Spero che riceviate l’attenzione che meritate per questo disco! Ottimo lavoro! Saluti!
Hugo: Oh non proprio, è stata un’intervista molto interessante, è sempre bello non dover rispondere sempre alle stesse identiche domande 😉 Quindi, pollici in su per Eleonora per questa piacevole intervista!
Oh, e non dimenticatevi di andare sul nostro Myspace per poterci scrivere! Abbiamo il sito web ufficiale su www.hugofloresmusic.com ed anche www.myspace.com/projectcreation dove potete ascoltare dei pezzi ed acquistare il disco. Grazie!
Jessica: No, non hai chiesto troppo, è stato un piacere rispondere a queste domande, hai fatto un ottimo lavoro, complimenti. Grazie mille!