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Gunfire – Drake

Abbiamo avuto il piacere di scambiare due chiacchiere con Roberto “Drake” Borrelli, singer dei Gunfire, che con il loro “Age of Supremacy” ci hanno piacevolmente impressionato.

– Ciao Roberto, o devo chiamarti “Drake” ? Benvenuto su Heavyworlds.com, come stai?

Si si.. Drake va benissimo.. ormai è un nick che mi porto dietro da tanti anni, qualcuno mi chiamava ‘heavy’ ma non andava bene per me che a 18 anni pesavo 63 kg… ( ora a 50 anni peso ..ehm…OMISSIS)

– E’ stato un piacere recensire “Age of Supremacy” ma vorrei partire da molto più lontano per capire meglio il lungo percorso che ti ha portato a quest’album; esattamente vorrei tornare a quel 1984, anno del vostro primo EP, che io avendo una certa età ricordo, seppur vagamente.
Cosa vi spinse ad abbracciare un genere, ai tempi, in Italia misconosciuto e bistrattato come il Metal? E cosa causò in seguito il vostro scioglimento in cosi breve tempo?

Io e il mio amico Maury Lyon eravamo grandi fruitori di rock e devo dirti che quando uscirono i primi Iron Maiden e Saxon per me fu una folgorazione, in quegli anni vivevo letteralmente di metal e da lì provare a cantare su quelli che per me erano degli Dei il passo fu breve. Devo dirti che all’inizio non avevo un gran successo, mi prendevano in giro per la voce stridula ma che mi frega pensavo… anche Rob Halford canta con voce stridula qualche volta. Dovevo maturare ovviamente, mai presa un’ora di lezione di canto, piano piano diventai ‘grandicello’ e anche la voce migliorava.
Maury Lyon e Fabio Allegretto avevano deciso di mettere su una vera band metal con mire ben precise.. quelle di fare un successo planetario ! Rimasi estasiato e mi vennero le stimmate quando Allegretto che era considerato il miglior chitarrista in città mi chiamò nei nascenti Gunfire. Mi sentivo arrivato. Trascuravo la scuola (facevo l’Itis) e per me la musica era tutto in quel momento, anche i miei genitori, devo dire, capivano il mio stato di estasi…
In pochi mesi bruciammo le tappe producendo prima un demo che fece letteralmente il giro del mondo ( e internet era a secoli di là da venire) poi registrammo un pezzo di nome Firecult per una compilation con una copertina orrenda quindi giungemmo al mitico EP indebitandoci mostruosamente. Non paghi di questo cominciammo anche a registrare quasi subito i pezzi per un album completo che non sarebbe mai uscito… poi andammo a sbattere contro il muro della vita e la favola dei Gunfire degli anni 80 si fermò come si ferma un treno in corsa.. con tanto rumore, dolore e dispiacere.

– Dopo quasi vent’anni, una reunion e finalmente un LP che prendeva spunto a piene mani dal vostro vecchio lavoro; cosa ci puoi dire di quel 2005 e di quel disco,“Thunder of War”?

“Thunder of War” fu l’urlo di vendetta del guerriero! Avremmo potuto terminare la nostra attività dopo quell’album che veniva a premiare la reunion del 2005 che aveva visto l’aggiunta di un paio di nuovi membri (Luca Calò e Marco Bianchella). Fu un sasso lanciato dagli anni 80 che si rimaterializzava nel 2005.. i pezzi furono riarrangiati, alcuni nuovi furono inseriti (bellissimo a mio parere ‘The fight for the truth’), già la tecnica era molto migliorata e avremmo anche potuto fermarci…ma una strada finalmente in discesa seppure piano piano ti porta lontano…

– In seguito altri dieci anni di silenzio e poi questo nuovo disco con dei nuovi musicisti ma il nome Gunfire sempre ben saldo nelle tue mani, cosa è successo in questa decade?

Negli ultimi 10 anni tante cose sono cambiate, Maury Lyon è uscito dal gruppo, al suo posto l’istrionico Michele Mengoni.. e poi si è aggiunto Marcello Lammoglia a incrociare l’ascia con Luca Calò al posto di Fabio Allegretto che si dovette allontanare per motivi familiari.
Io sono l’unico reduce della vecchia formazione e conto di portarla avanti per almeno 150 anni !
Cinque anni fa cominciammo a scrivere il materiale per “Age of Supremacy” e per registrarlo abbiamo impiegato solo due anni..

– Come dicevo mi è piaciuto molto “Age of Supremacy”, c’è stata chiaramente un evoluzione dal vecchio sound, questo disco è decisamente più maturo e nonostante la base sia di puro heavy metal presenta evidenti inserti di power e prog; cosa ha influenzato di più questo sviluppo?

Il bello di questa band, la forza dei ‘Gunfire’ oggi, è proprio l’alchimia che viene fuori dai diversi interessi musicali che ha ognuno di noi, lo so che dicono tutti così, però… spesso questo connubio di stili e influenze porta a risultati discutibili (cioè delle schifezze), il caso ha voluto che invece il sound e il songwriting fosse di grande efficacia. C’è anche da dire che la capacità tecnica nei vari comparti della band è oggi a un livello eccelso…

– La scelta, un po’ in controtendenza, di proporre tracce molto lunghe, fino a 11 minuti, era stata pianificata o i brani si sono sviluppati durante il songwriting?

I pezzi lunghi del disco non sono stati una scelta, sono venuti così in modo naturale e devo dirti che ci siamo resi conto della loro lunghezza solo al momento di registrarli, ancora oggi quando ascolto “Voices From A Distant Sun” mi stupisco di come il tempo di 11 minuti voli via…non annoia ed è un grande risultato.

– Trovo che tutti abbiano svolto un lavoro egregio, il suono è pulito e ogni componente mi ha veramente fatto un ottima impressione, pensi di aver trovato la formazione definitiva per i Gunfire?

A questa domanda rispondo con un SI… quella attuale è la formazione definitiva.. almeno per questo mese, poi chi vivrà vedrà!


– Io sono un appassionato di fantascienza e l’esodo del genere umano è un tema spesso presente nella narrativa moderna, cosa ti ha ispirato il concept del disco e i relativi testi?

Ecco.. allora se sei appassionato di fantascienza conosci Robert Silverberg, un autore che mi ha ispirato in parte, la storia alla base del concept l’ho scritta io immaginando la razza umana in un lontano futuro divisa ed evolutasi in modo diverso in diversi quadranti dell’universo, come sempre nella storia dell’umanità anche le distanze siderali non sono sufficienti per evitare una guerra fratricida. Non ci sono vincitori ne vinti, solo perdenti come in tutte le guerre.

– Devo dire molto bello ed evocativo anche l’artwork della cover, particolare spesso trascurato da molte band, a chi vi siete rivolti per la sua realizzazione?

Il nostro amico Fabrizio Fioretti ha lavorato tantissimo su quella cover, attualmente è impegnato a Londra in produzioni importanti, è un artista impressionante e siamo davvero soddisfatti anche se la stampa fisica non ha reso totalmente giustizia al lavoro che è stato preparato. Quando faremo la ristampa di un milione di copie faremo più attenzione.

– Ho visto con piacere che vi siete rivolti ad un etichetta italiana, la Jolly Roger, è stata una scelta voluta?

Si certo, per una band italiana secondo me la cosa migliore è una etichetta italiana, più facile il contatto e più facile qualsiasi rapporto.
Per ‘Thunder of war’ avevamo invece scelto una label tedesca credendo che avrebbe così fatto girare meglio il disco da quelle parti.. questo non successe.


– A proposito di questo, come abbiamo visto tu sei sulla scena da moltissimi anni, cosa ne pensi del panorama metal italiano e come vedi il suo futuro?

Sicuramente rispetto a quando i gruppi italiani si potevano contare sulla dita di una mano la realtà è tanto cambiata, vedo molto bene la scena, ci sono band davvero di alta qualità e poi quello che conta è la passione. Devo dirti che poco tempo fa abbiamo partecipato al festival ‘Acciaio italiano’ invernale a Modena e sono rimasto stupito di quanta gente ci fosse, poi ho capito anche che il metal italiano è diventato un genere a se stante, ci sono ragazzi che collezionano solo dischi italiani. Mi sembra che meglio di così non possa andare.

– Prossimamente ci sarà l’opportunità di vedervi live in giro per l’Italia? Avete già qualcosa in programma?

Si stanno muovendo diverse cose, sembra che ‘Age of supremacy’ abbia colpito nel segno e abbiamo diversi inviti ai festival. Intanto saremo a Genova al FIM (Fiera internazionale della Musica) il 15 Maggio dove ci sarà un festival metal di buon livello.

– Una ultima domanda che può sembrare banale, quali sono state o sono tutt’ora le tue band preferite ? Non mi riferisco solo ai gruppi storici di riferimento che hanno influenzato i tuoi inizi, ma anche quelle che hai visto nascere, e magari scomparire, in questi 30 e più anni di Metal.

I miei riferimenti in ambito metal sono sicuramente i Judas Priest, poi i primi Fates Warning, quelli di Awaken the Guardian, ricordo con piacere alcuni gruppi minori come gli Chateaux, i More, i Tank e poi tantissimi altri.


– Grazie mille per questa chiacchierata Roberto, e ora hai qualche secondo per convincere i nostri lettori a seguire i Gunfire e ad ascoltare Age of Supremacy…

Grazie a te per le domande, a tutti i lettori voglio dire solo una cosa..
NON ASCOLTATE GUNFIRE ‘AGE OF SUPREMACY’, l’impatto per la vostra psiche potrebbe essere pericoloso.. NON COMPRATELO, NON SCARICATELO. Siete avvisati.. poi se lo fate e vi tocca rottamare tutta la vostra collezione di CD io non voglio responsabilità ! 😉