In occasione dell’uscita di “Infected”, il nuovo album degli svedesi Hammerfall, vi regaliamo un piccolo special…ovvero il mondo Hammerfall visto dal lato del cuore, ovvero da Oscar Dronjak (in versione video), e dal lato ‘turnista’, ovvero di Anders Johansson…da una parte l’amore per la propria creatura dorata e dall’altro il lato prettamente pratico di un musicista che non desiste nel condividere propri modi di vedere e concepire la musica…a voi, gli antipodi degli Hammerfall:
ANDERS JOHANSSON:

Ciao Anders, benvenuto in Heavyworlds.com. Allora, come va?
Ciao a tutti…tutto ok, grazie! Siamo a Gotheborg chiusi in sala per iniziare le prove per il tour…abbiamo fatto qualche gig in questo periodo, ma dobbiamo prepararci per il tour vero e proprio.
Il 20 di maggio segna l’uscita del nuovo album degli Hammerfall, “Infected”…ti va di presentarcelo?
Ok! So che i fans italiani sono maggiormente legati alle produzioni più ‘veloci’ della band e che ultimamente abbiamo preferito lavorare sui cosidetti ‘midtempos’…”Infected” tornerà a correre un pò di più, non a velocità supersoniche come molti di voi gradirebbero, ma sarà senz’altro meno statico rispetto ai nostri ultimi lavori…credo inoltre che “Infected” possieda delle vibrazioni rock’n’roll che mai prima abbiamo avuto
Ascoltandolo bene sembra che il sound degli Hammerfall si sia indurito e rudizzato particolarmente in questa nuova release…sei d’accordo?
Detto molto sinceramente, ho sempre trovato il sound dei nostri album un pò troppo pulito e perfetto, e non sempre questo fa bene alla proposta musicale…troppa perfezione suona di plastica e ne sono sempre stato fermamente convinto. Diciamo che il nostro sound attuale è più ‘down to Earth’ (RIDE)!!!
Analizzando il tuo drumming, nel nuovo disco dimostri di essere più ‘free and wild’, togliendo quasi completamente le frontiere che caratterizzavano le tue performance nella band…hai avuto più ‘carta bianca’ questa volta?
Oh yesss…in questo disco abbiamo sentito la necessità di lasciarci andare. Per il mio caso specifico posso dirti solo che ho sentito le canzoni, mi sono seduto e ho cercato di tirar fuori il meglio…ha influito molto anche il cambio del tecnico della batteria (Tobias Lindell) durante le registrazioni, senza contare che Oscar (Dronjak), che è il mastermind e boss degli Hammerfall, si è deciso a lasciarmi sperimentare un pò…nei vecchi dischi detestava quando me ne uscivo con qualche idea più ‘libertina’, sosteneva che snaturava il sound, mentre ora è maturato molto sia umanamente che musicalmente riuscendo a capire che non è un bene dover controllare ogni singolo colpo al 100%…in più non abbiamo lavorato con Charlie (Bauerfiend) questa volta; niente di male con lui, è un grandissimo produttore e un professionita talentuoso, ma essendo tedesco concepisce tutto in maniera ‘tedesca’ (RIDE)! Non sto criticando quanto ha fatto per gli Hammerfall nelle precedenti release, perchè non sarei onesto, ma ammetto che abbiamo un concetto diverso della parola ‘feeling’…
State pensando a qualche tour estivo/autunnale?
Si, dovrebbe essere tutto più o meno pianificato…faremo qualche festival per rodarci e rimetterci in forma, poi passeremo negli States e in tardo autunno in Europa.
”Infected” è il sesto album che ti vede dietro ai tamburi degli Hammerfall…come ti senti dopo, ormai, più di dieci anni?
Mi sento come sempre, niente è cambiato…Il mio ruolo è il batterista, quello che si siede dietro ai tamburi e suona con le bacchette…niente di più, niente di meno.
Durante le tue performance live sei solito munirti di enormi e suggestivi drumkit…continui a divertirti e ad essere appagato dopo così tanti anni di carriera?
Uhm…il resto della band non ha mai amato troppo i miei drumkit, a dir il vero…se noti, nel corso degli ultimi due tour il mio ensemble si è notevolmente ridotto, quasi come un drumset normale. Niente più drumsolos, kit più tradizionali e la sempre crescente richiesta di suonare dritto senza le numerose improvvisazioni che la mia verve neoclassica/fusion tende ad inserire…suono sempre con il click e quindi ogni giorno sempre le stesse cose, il che mi rende un pò sofferente; i ragazzi preferiscono così, si sentono più sicuri sullo stage se io ‘vado dritto’, ma il feeling non ne giova per niente…quindi, per certi versi le cose van bene così, per altri chiudiamo un occhio…
Un’altra grande attrattiva del tuo personaggio sono le gags durante le riprese di backstage…da dove esce questa verve comica?
Ah ah ah (RIDE COME UN PAZZO)…credo nasca da qualche frustrazione non curata e ben nascosta dentro di me e dalla necessità di iniettarmi energia positiva!
Ti faccio una domanda un pò generica: come deve essere un batterista oggi giorno?
Un tempo dovevi avere un ottimo timing, delle abilità sempre in crescita e la caratteristica di suonare libero e solido allo stesso tempo…avere sempre idee a portata di mano e mai ripetere le stesse cose per troppo tempo…oggi, purtroppo, le cose sembrano essere cambiate, ma tutto prima o poi ritorna; che ne sai magari tra qualche tempo ci si potrà concedere di suonare più ‘freely’ rispetto ad ora e magari tutto inizierà con la pubblicazione del nuovo album degli Hammerfall “Infected” (RIDE)! Comunque, per rispondere alla tua domanda, non c’è una regola precisa per tutti…credo che dare il massimo sia l’essenziale.
Vedremo mai qualcosa di nuovo dai mitici ‘Johansson Brothers’?
Spero proprio di si…magari con Yinwie o qualche altro ‘pezzo grosso’…sarebbe davvero bello!
In molte interviste hai sostenuto di essere un amante di jazz e fusion mentre allo stesso tempo sei un rinnomato batterista metal…perchè, partendo dai primi dischi di Malmsteen, hai scelto anche l’heavy metal e non solo i tuoi generi preferiti?
Fu una coincidenza, quasi un senso di curiosità…e comunque mi piace il metal! Forse un pò più pesante ed elaborato di quello degli Hammerfall, ma in generale è una sonorità che apprezzo. Il jazz mi piace perchè mi permette libertà di espressione e pochissimi legami alle strutture…l’importante è sapere che c’è metal buono e metal cattivo ma anche jazz buono e jazz cattivo. Adoro tutta la musica, quando questa è di buona fattura.
Ok Anders, siamo in chiusura…grazie per l’intervista! Vuoi aggiungere qualcosa?
Beh, grazie a te per questa simpatica chiaccherata…aggiungo solo una considerazione: penso che i fans italiani conoscano la musica in un modo più dettagliato e appassionante, e il loro gusto è unico al mondo. Ogni volta che saliamo su un palco in territorio italiano abbiamo questo concetto ben focalizzato in mente e ciò ci permette di prendere in mano i nostri strumenti e cercare di dare il meglio rispetto alla volta precedente. Thanks guys!
OSCAR DRONJAK:
