Sono 4 anni ormai che tento di agganciarli: la cosa iniziava ad essere una specie di Mission Impossible dove il sottoscritto, ben lontano dal paragonarsi a Tom Cruise, si gettava all’inseguimento di una compagine di finnici alticci e dediti al folk metal. Ma dopo tre tentativi miseramente falliti, finalmente il carpe diem mi trova in una tiepida serata di luglio. L’occasione per quattro chiacchere con Juho, fisarmonicista dei Korpiklaani, è data dall’imminente uscita del loro nuovissimo album “Manala” (leggi qui la recensione), l’ottavo dell’era ‘clan della foresta’ (dieci in totale se si contano anche i dischi pubblicati con il monicker di Shaman). Al contrario delle mie aspettative, dove mi immaginavo un scambio di parole irriverente e ricco di energia, mi trovo un interlocutore posato e serio, molto diverso da quello che abitualmente vedo sul palco. Ne nasce, ad ogni modo, una conversazione interessante e ricca di spunti, che spero possa far chiarezza sulla nuova vena musicale della band…
Ciao Juho. Benvenuto su Heavyworlds.com! Come stai innanzitutto?
Ciao, molto bene grazie! Spero che anche voi in Italia siate ok. A dir il vero qui in Finlandia ci troviamo in una estate merdosissima: fa caldo!!
Partiamo con il parlare di “Manala”, il nuovo album targato Korpiklaani. Ti va di presentarcelo, dal tuo punto di vista?
”Manala” è il nuovissimo album della folk band Korpiklaani, ed uscirà il 3 di agosto (si, ha proprio usato la 3° persona in questa frase, ndr). Troverete delle novità nel nostro nuovo percorso musicale, ma rimarremo sempre fedeli allo stile folk/metal che da sempre ci contraddistingue. Veniamo da un disco come “Ukon Wacka” che era più rock’n’rolleggiante, più easy se vuoi (nota il mio silenzio dall’altra parte della cornetta, ndr). Avverto la tua perplessità, quindi mi spiegherò meglio: “Ukon Wacka” era sempre un disco metal, ma dalle caratteristiche più ariose e festaiole; “Manala” suona più diretto e potente, le chitarre sono più taglienti e anche le lyrics si prestano a questo scopo.
Come sostieni tu, appunto, “Manala” ha un sound che io definirei più dardeggiante. E’ stata una scelta oppure è uscito in maniera naturale un disco più guitar-oriented?
Quando registriamo un disco difficilmente partiamo con l’idea di come suonerà: dipende tutto dal materiale, dalle session di registrazione, da chi ci segue e ovviamente da come siamo predisposti noi. Nel caso di “Manala” posso dirti che lo stesso materiale composto ci ha indicato la via: come hai sottolineato nella domanda, in questo caso erano le chitarre che necessitavano di un lavoro più preciso e accurato, specie nella scelta dei suoni, ed in effetti è stata la parte che ha richiesto più tempo e energie. Su “Ukon Wacka” la maggior parte delle songs erano più tranquille e di conseguenza le scelte sono state altre, ma per questa manciata di songs necessitavamo di un sound più pesante.
“Manala” vede per la prima volta in formazione Tuonas, il nuovo violinista. Qual è stato il suo contributo nelle nuove tracce?
A livello compositivo pressochè nullo. Tuonas è entrato nella band quando le songs erano già praticamente pronte quindi non ha potuto dire la sua sul materiale composto; semplicemente ha imparato le parti, ha unito forza e personalità che contraddistinguono il suo modo di suonare e ha registrato; e la cosa bella era che non era dispiaciuto di aver fatto la parte del mero performer, e questo la dice lunga sul suo carattere. Rispetto a Hittanainen ha un modo di suonare meno classico e più selvaggio, ma ha un suo sound inconfondibile. Forse è stato anche questo cambiamento a dare a “Manala” un corposità più metal. Comunque rimane sempre un folk/metal fichissimo (RIDE-l’unica volta).
Se analizziamo i testi, “Manala” si basa su una parte del Kalevala, mitico poema finnico: ci puoi dire di più sulla storia alla base del concept?
Mmmh, in realtà non è interamente basato sul Kalevala; ci sono episodi che si estraniano: nel corso dei lavori abbiamo attraversato diverse fasi: prima volevamo fare un disco vario come al solito, poi con il definirsi delle parti strumentali ci siamo accorti che dovevamo abbracciare un argomento più oscuro. Jonne ha proposto questo episodio del Kalevala; ma anche qui ci siamo accorti che molto materiale andava bene mentre una parte non abbracciava questo argomento. Il risultato è quello che hai potuto ascoltare: c’è il Kalevala ma non solo. Comunque, “Manala” rappresenta il Regno dei Morti e racconta della storia di Väinämöinen e del suo vagare lungo il fiume Tuoni; ma non ti voglio rovinare la sorpresa! Basare un disco folk/metal sul concetto di Regno dei Morti non è facile e non era nelle nostre intenzioni, ma se ascoltate il platter capirete che c’è un filo conduttore.
Una canzone su tutte mi ha sorpreso, “Synkka”, decisamente fuori dal contesto del classico sound Korpiklaani. Come mai avete inserito a metà disco una song acustica?
Mah, non sono molto d’accordo con la tua affermazione: ”Synkka” non è un tipo di song tanto nuovo per i Korpiklaani; forse la posizione potrà essere ‘nuova’, visto che eravamo soliti a mettere questo tipo di songs in coda al disco, ma di songs acustiche ne abbiamo fatte. Ma devo darti ragione per una cosa: in un disco così pesante sembrerebbe fuori contesto, anche se in realtà suona ‘heavy’ da morire. Se la si ascolta bene è dura e in linea con il filone potente del resto dell’album: non è heavy metal, ok, ma ha tiro e cattiveria a sufficienza.
Parlando dell’artwork, cosa rappresenta la copertina?
E’ una visione, a modo nostro, di quello che ti ho raccontato poco fa, a riguardo di Väinämöinen. La cover rappresenta il nostro eroe che arriva sul fiume Tuoni, il fiume del Regno dei Morti che ovviamente non contiene acqua. Ma se leggi la storia, capirai anche le altre figure presenti.
Parliamo un po’ di tour: un tour europeo in primavera e l’Heidenfest in autunno. Sempre ‘on the road’, vero?
E pensa che tra agosto e settembre saremo anche negli States assieme a Moonsorrow e Tyr per un altro intenso tour; più i festival estivi, ovviamente, da aggiungere al tour primaverile, l’ultimo di supporto a “Ukon Wacka” e all’Heidenfest. Se non erro, abbiamo ancora circa una sessantina di date da qui fino a fine anno. No, non possiamo lamentarci.
I Korpiklaani sono uno degli ultimi esempi del concetto di musicista alla ‘vecchia maniera’: tour, disco, tour e ancora tour, disco. Dimmi la verità, è dura come vita?
Vedi, come in ogni cosa è una questione di equilibrio: stare in tour è una cosa, registrare il disco è un’altra. Quando sei in tour tutto è divertimento, bere, suonare e girare posti diversi ogni volta. Una sera sei in un posto e la sera dopo in un altro. Ma quando facciamo un disco tutta la nostra voglia di far casino e di divertirci viene accantonata: ci sono cose che rispondono ai nomi di budget e scadenze con le quali non puoi scherzare, si lavora duramente perché tutti si aspettano molto da te e ogni volta devi essere in grado di superarti, in modo da ottenere un risultato che dimostri i tuoi passi avanti. Quindi posso dirti di si, è dura come vita ma solo se vista dall’esterno, perché non la cambierei mai.
Quando avete rilasciato “Spirit Of The Forest”, nel 2003, pensavate che un giorno sareste diventati uno dei gruppi di punta del movimento folk/metal?
Assolutamente no! E chi ci pensava! ma nemmeno con le release successive e nemmeno quando abbracciato il contratto con la Nuclear Blast. L’idea era di procedere passo per passo e di crescere come band e come professionisti, anche se ammetto che le cose siano andate oltre le nostre più rosee aspettative.
“Karkelo” è arrivato a metà 2009, “Ukon Wacka” agli inizi del 2011, “Manala” ad agosto 2012. State vivendo un momento d’oro in termini compositivi?
Siamo semplicemente cresciuti rispetto agli esordi: abbiamo imparato molto sul music business ma anche molto su noi stessi e sul nostro modo di lavorare; siamo diventati più veloci a trovare le idee, più veloci nel registrarle e più serrati nel rapporto ‘tour/disco/tour’. Jonne è incredibilmente prolifico in questo momento e ci siamo trovati, dopo nemmeno un anno dall’uscita di “Ukon Wacka”, ad avere abbastanza materiale per una nuova release; il suo modo di lavorare, poi, ci influenza vorticosamente: Jonne registra tutto e lo analizza con noi, per mettere a posto le parti. E’ meticoloso e continua a registrare i brani fino a che scorrono fluidi ed appagano tutti e sei. Ormai siamo rodati in questo.
Ultima domanda: una domanda alcolica: cosa scegli “Beer Beer”, “Tequila” o “Vodka”?
Uhmm…dipende dai gusti e da cosa vuoi ottenere: se vuoi dissetarti in un’estate calda come questa, allora meglio “Beer Beer”; se vuoi prenderti una sbronza senza esagerare vai pure di “Tequila”. Se preferisci finirti e toccare il fondo allora suggerisco “Vodka”! (Accenna a una timida risata)
Ok Juho, siamo in chiusura. Hai altro da aggiungere?
Mah, credo che abbiamo chiarito ogni aspetto! Un saluto all’Italia e al vostro pubblico…
Grazie a te, Juho, per i tuoi interessanti punti di vista. Ti aspettiamo a Bologna in autunno, non mancheremo!!!