Bene o male ognuno di noi ha provato a fare qualche foto ad un concerto. Chi armato di reflex e ottiche più o meno valide, chi sparando un improbabile flash con la compattina a 50 metri del palco. Appassionati di fotografia e non, l’intervista doppia a due professionisti come Francesco Castaldo [FC] e Francesco Prandoni [FP] vi porterà a scoprire il mondo del Music Photographer, attraverso i racconti, gli aneddoti e le dritte di chi lavora dall’altra parte della transenna. Buona lettura.
Domanda marzulliana per iniziare. È la passione per la musica che vi ha portato a diventare fotografi ai concerti o quella della fotografia che vi ha indirizzati, magari per caso, ad occuparvi di musica e concerti?
[FC] Per quanto mi riguarda, è una domanda piuttosto difficile. Ho una foto di me a 3 anni che mi “documenta” davanti ad un albero di Natale con una chitarra giocattolo ma ricordo chiaramente che fotografavo con una macchina fotografica con un rullino di medio formato di mio padre, probabilmente russa ma non ricordo marca e modello, a 7 anni. A 10 anni ho iniziato a strimpellare la mia prima chitarra ma a 11 fotografavo lo spettacolo all’asilo di mia sorella con una reflex analogica Yashica e teleobiettivo. Musica e fotografia sono passioni che coltivo da molto tempo, i concerti però li ho scoperti tardi. Sono nato e cresciuto in una piccola città in Veneto dove se ne vedevano veramente pochi. Quando a 21 anni mi sono trasferito a Milano per lavoro, mi si è aperto un mondo. Korn, Europe, Evanescence, Red Hot Chili Peppers, Dream Theater (ero iscritto al fan club italiano e li seguivo in giro per tutta l’Italia), Limp Bizkit, Metallica, Pain Of Salvation… Una volta pagati affitto e bollette, spendevo tutto in biglietti tra Alcatraz, Transilvania, Rolling Stone e Magazzini Generali. E lì ho iniziato cercare di “rubare” qualche foto (perché i concerti, senza un’autorizzazione apposita, non si potrebbero fotografare). Una volta capito che i risultati ottenuti con questo sistema erano piuttosto deludenti, ho iniziato a frequentare i locali più piccoli in cui suonavano band di cui magari dal punto di vista musicale mi interessava poco, ma che per la conformazione del locale e la quantità di pubblico presente, riuscivo a fotografare discretamente. Man mano che andavo avanti a fotografare, chitarre e amplificatori accumulavano polvere ed ho iniziato a capire che ero più a mio agio sotto al palco con la macchina fotografica in mano che sopra con uno strumento. Poi ho iniziato a lavorare per un editore che aveva una testata musicale; mi occupavo di altro ma a Maurizio, il redattore, mi sono proposto per documentare un concerto. Mi ha risposto “Proviamo”, è arrivato il primo photo pass e da lì è iniziata la mia avventura con la fotografia di scena.
[FP] Direi proprio la passione della musica, ma non sapendo nè cantare, nè suonare bene, ho pensato di viverla da questo punto di vista, visto che gia’ fotografavo.
Lavorate come free-lance? Vi capita di avere dei “contratti” o esclusive da band, case discografiche, agenzie, giornali?
[FC] Sì sono freelance, cioè ho la partita iva, lavoro per chi mi commissiona un servizio fotografico. In campo musicale, fino ad oggi, i miei clienti sono principalmente riviste, online e stampate. Capita spesso che le riviste “peschino” dal mio archivio a concerto già avvenuto. Se l’artista non mi ha fatto firmare un contratto prima del concerto, ovviamente vendo le foto molto volentieri. Capita però di dover rifiutare proprio perché l’artista, per accedere al concerto, ti fa firmare un contratto in cui accetti di pubblicare le foto unicamente sulla testata che ha richiesto l’accredito. Se in linea teorica il ragionamento non fa una piega, anzi giustamente previene che il fotografo si metta a stampare e vendere merchandise abusivo in autonomia, dal lato pratico ti impedisce di monetizzare concretamente il lavoro perché magari, con il compenso che sei riuscito a negoziare con la testata accreditata, rientri a mala pena delle spese e le foto vendute ad altre riviste aumenterebbero sensibilmente il bilancio in positivo.
Una volta ho effettuato un servizio per una major (niente di eclatante ma fotograficamente molto interessante per via del soggetto).
Lavorare per gli artisti è molto più stimolante, sia perché non si tratta di fotografarli esclusivamente sul palco, sia perché non ci sono tutte le limitazioni che abitualmente perseguitano i fotografi durante i concerti: pochi minuti a disposizione da una postazione prestabilita, affollata e che non sempre offre la visuale migliore. Ma mi è capitato poche volte, sono appena all’inizio della mia carriera.
Non sono rappresentato da nessuna agenzia.
[FP] Sì, free-lance, anche se collaboro ormai assiduamente con un paio di riviste del settore e qualche volta capita di lavorare per qualche artista o major del settore.
[FC] Fino ad un anno fa giravo con due corpi macchina, uno full frame ed uno no. Montavo due obiettivi differenti, un tele ed un grandangolo, sui due corpi, in modo da avere una lunghezza focale molto ampia a disposizione senza dover perdere tempo a cambiare obiettivo durante il poco tempo che avevo a disposizione per fotografare; mi bastava sollevare l’altra macchina, che tenevo sempre a tracolla, ed ero pronto. Ma man mano che andavo avanti però mi accorgevo di quanto le foto scattate con la macchina di qualità inferiore non mi soddisfacessero per nulla. Spesso finivo per non selezionarne neppure una e a rimuginare per ore sul fatto di non aver usato la macchina full frame per realizzare un certo scatto, che in quel modo sarebbe stato veramente bello. Così ho finito per vendere macchina ed obiettivi non full frame ed usare un solo corpo macchina, una Canon 5d Mark II. Ho uno zoom grandangolare, il Canon 24-70 f/2.8, un teleobiettivo, il 70-200 f/2.8 stabilizzato, il Canon 50mm f/1.4 e di recente ho aggiunto il fisheye, questa volta Sigma, 15mm f/2.8 che utilizzerò per fotografare il pubblico ed un insieme della sala (sempre se l’artista, il management o l’ufficio stampa lo permette). Il fisheye 15mm Canon purtroppo è uscito di produzione ed è stato sostituito con un fisheye zoom che ha messa a fuoco più veloce ma è meno luminoso. E di luce ai concerti ce n’è veramente poca… per cui ho l’ho preso Sigma.
Nello zaino “da concerti” poi ho un flash con un piccolo diffusore (non mi piace per nulla fotografare un concerto con il flash ma purtroppo a volte non ci sono alternative), batterie di riserva per il flash, panni umidificati per pulire gli obiettivi, schede di memoria (il buon senso vorrebbe che se ne utilizzassero tante di piccole dimensioni così se una si guastasse non si perderebbe molto lavoro, ma siccome sono pigro e disordinato e la gestione di molte schede diventa impegnativa, ne ho 3 molto molto capienti ed affidabili che fortunatamente non mi hanno mai abbandonato), tappi per le orecchie, copertura per la pioggia per la macchina fotografica e gli obiettivi e non so bene cos’altro. Lo zaino è in fase di esplosione ma alla fine per un concerto più di questo non mi serve.
[FC] La post produzione è fondamentale per la fotografia contemporanea quanto lo era per l’analogica 20 anni fa, quando come minimo si sceglieva il tipo di rullino da utilizzare (un po’ come impostare il “picture style” sulla macchina oggi) e l’acido per lo sviluppo del rullino. Chi la snobba, si perde una parte importante del risultato finale.
[FP] Io non amo molto postprodurre: quello che fotografo è quello che deve essere visto. Comunque ritaglio l’immagine, tiro su un po’ le luci se serve, saturo un po’ il colore e basta.
[FC] Ai concerti uso sempre l’esposizione manuale. In passato ho provato ad usare il programma in priorità di tempi ma son bastati un paio di tentativi e quasi tutte le foto da buttare per capire che l’esposimetro della mia macchina non è in grado di calcolare correttamente l’esposizione di un soggetto illuminato su un palco. Ma la perdono, in fondo l’illuminazione di un palco è tutto fuorché uniforme, ed è proprio uno degli aspetti che rende questo tipo di fotografia interessante.
In genere comunque imposto gli ISO a 1600, diaframma aperto e regolo i tempi (e gli iso) in base alla luce che colpisce il soggetto. Tranne rarissimi casi, non mi piaccono le foto mosse e quindi al tempo di esposizione sto particolarmente attento.
[FC] Sì certo, non so se sono famosi ma sicuramente le loro fotografie sono molto molto interessanti. Per quanto riguarda la musica, in Italia mi piace Francesco Prandoni (uno a caso…), Henry Ruggeri, Francesco Zanet, Luigi Orru. In Spagna Javier Bragato, in Francia Ronan Thenadey, in UK Danny North, negli USA Todd e Chris Owyoung… se mi mettessi a cercare tra le persone che seguo su flickr probabilmente arriverei almeno ad una cinquantina di nomi. Al di fuori della musica mi piacciono Zack Arias, Peter Hurley, Ed McGowan, Tony Prower, Christina Gandolfo… tanti altri. Tutti contemporanei.
[FP] Tutti e nessuno in particolare. Il mio stile? mmm direi uno stile personale, gli altri dicono che ho uno stile particolare e che quindi riconoscono le mie foto. Io sinceramente non credo di avere qualche cosa di particolare, scatto e basta, cercando solo di trasferirel‘emozione che mi dà il cantante in quel momento nelle mie foto.
[FC] Spesso anche dotati di compatte o cellulari. Mi sforzo di non giudicare dall’attrezzatura che uno ha, più è “entry level”, più fotografare nelle condizioni difficili come quelle di un concerto è complicato. Se uno ci riesce bene anche con un’attrezzatura economica ha tutto il mio rispetto. Se invece è ospite della band è molto più benvoluto nel “pit” rispetto a me, quindi non mi lamento. I problemi nascono quando questi individui non sono preparati a stare nello spazio (molto spesso minuscolo e sovraffollato) che abbiamo a disposizione: sgomitano, ti si piazzano davanti a ballare o alzano la macchina proprio nella tua traiettoria quando tu stai scattando… in questi casi un calcio negli stinchi è più che lecito.
[FP] La prima cosa che penso è: “ecco un altro raccomandato che ha rubato il posto ad uno di noi”. Poi invece penso: “speriamo che non si metta in mezzo e m’impedisca di scattare”.
[FC] Molto spesso i fan in prima fila sono sempre gli stessi, con svariati c’è un buon rapporto; quando entriamo ci si saluta e si scambiano volentieri quattro chiacchere. Altre volte si conoscono persone interessanti che condividono la tua stessa passione per la musica. A volte invece non siamo ben accetti: nonostante si cerchi di spiegare che stiamo lavorando e che staremo lì per un tempo limitato, il solo fatto di star davanti a persone che magari hanno fatto ore di coda per raggiungere la prima fila genera fastidio. Lo capisco, cerco di disturbare il meno possibile. Ad un concerto recente di Gianluca Grignani però sono partiti cori e slogan poco incoraggianti indirizzati ai fotografi mentre tre anni fa ad un concerto di Carmen Consoli sono tornato a casa con un bernoccolo in testa: ad una fan proprio non andava a genio che io fossi lì. Eppure il palco è alto, noi siamo alla stessa altezza del pubblico attaccati al palco quindi difficilmente impediamo la visuale dell’artista.
Il tempo è breve, capita sempre più spesso che da tre canzoni si passi a due o una. Se il concerto è particolarmente importante, guardo le scalette, cerco su youtube qualche video delle prime canzoni delle date precedenti e vedo com’è illuminata la band e come si muove. Oppure vedo se su flickr ci sono foto scattate da altri fotografi all’interno dello stesso tour. Ma per artisti minori che magari non girano in tour con scenografie, impianto luci e tecnici sarebbe inutile, quindi mi presento “impreparato” e decido cosa fotografare sul momento.
[FC] Mi è impossibile rispondere per tutta la categoria perché ogni caso è a se stante. I lavori che riesci ad ottenere ed il prezzo che riesci a spuntare dipendono in modo molto stretto dal numero e dalla qualità dei contatti che hai. Non fraintendermi, non mi riferisco a situazioni tipiche “all’italiana” in cui lavori se sei amico o parente di qualcuno, ma piuttosto a raccomandazioni “all’americana”: conosco tizio, è bravo ed affidabile, te lo consiglio.
[FP] Una volta sì. Ora tra internet e le migliaia di macchine fotografiche che ci sono ad un concerto, la fetta si è drasticamente ridotta.
[FC] Mantenere il copyright è estremamente semplice: lo si mantiene fino a che non lo si cede; è garantito dalla legge Italiana e da quella di centinaia di altri paesi. Quello che è più complicato è mantenere il controllo su dove sono pubblicate le mie foto. E’ ovvio che per farmi trovare dai foto editor io stesso abbia la necessità di condividerle sul web, manca però il rispetto e la competenza da parte di blogger e “redattori improvvisati” che non hanno la più pallida idea di cosa sia il diritto d’autore. Per fortuna Facebook ha un metodo molto veloce per rivendicare il diritto d’autore di una fotografia caricata da un utente sul social network e nel giro di 24 ore viene rimossa. Per testate online, se scrivendo alla “redazione” non si ottengono risultati, ci si può rivolgere al titolare del servizio di hosting che pur di non vedersi sequestrare un server per permettere gli accertamenti del caso dalle autorità, una volta provata l’infrazione del diritto d’autore, “spegne” direttamente tutto il sito. Le foto che condivido sul web sono di risoluzione troppo bassa perché possano essere utilizzate da una rivista cartacea per cui con la carta stampata (almeno per ora) questo problema non mi è ancora capitato.
[FC] Sì, moltissima.
[FP] Tra di noi a Milano direi di no per la stramaggioranza dei casi. Si lavora direi serenamente, a volte capita che arrivi qualcuno di nuovo che non rispetta gli altri e rivaleggia. Comunque anche quando siamo solo in due sottopalco, l’altro è e rimane pur sempre un concorrente.
[FP] Qualche volta qualche scaramuccia c’è stata, ma una vera è proprio lite, direi di no.
Più fotogenico?
[FP] Artista nessuno, ma qualcuno che gli girava intorno me l’ha detto.
[FP] Di solito nei grandi palazzetti o stadi in genere, ma solo perchè di solito lo spettacolo è un grande evento e quindi ha di conseguenza luci bellissime e imponenti. Oppure quando c’è qualche diretta TV.
[FP] Take That a 70 metri dal palco e Beyoncè solo per 30 secondi.
[FP] Se crede in quello che fa deve continuare a farlo, nonostante le 100 porte chiuse che troverà. Comunque sarà davvero difficile, almeno per quanto riguarda i soldi.
[FP] Uso tutti o quasi i siti internet che mi possono servire a farmi conoscere.