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My Dying Bride – Aaron, Lena

Intervistare i My Dying Bride è come addentrarsi nella mitologica ‘Selva Oscura’ di dantesca memoria: non si sa a cosa si andrà incontro, quando e come ne si uscirà e se i concetti espressi non siano ‘troppo’ per un comune essere umano. Lena e Aaron sono due persone disponibili e cordiali, molto lontane dal ‘clichè’ del doomy style della musica bridiana, meticolose nel raccontare e affiatate nell’esprimere concetti o condividere pensieri. Approfitando dell’uscita di “A Map Of All Our Faileurs”, ho posto qualche domanda che da anni riservavo nel cassetto. Eccoveli a nudo:

Ciao Aaron e Lena, grazie della vostra disponibilità. Come state innanzitutto?

Aaron: Ciao a te! Tutto procede bene grazie, siamo qui a Milano, nonostante non ci sia il sole è sempre meglio che in Inghilterra.
Lena: Credo che ogni posto sia meglio dell’Inghilterra in termini meterologici! (RIDE).

Partiamo parlando di “A Map Of All Our Failures”. Vi va di presentarcelo con parole vostre?

Aaron: Certamente! !Questo è l’undicesimo o dodicesimo studio album?

Lena: …credo undicesimo, se escludiamo “Evinta”! (RIDE)

Aaron: “A Map Of All Our Failures” rappresenta al meglio quello che siamo ora. E’ un disco che ci ha riportato indietro nel tempo, nonostante sia quello che ha la miglior produzione e i migliori suoni. Tre anni sono passati da “For Lies I Sire” e in questo arco di tempo la formazione ha avuto la possibilità di stabilizzarsi e di arrivare a un livello ancora superiore di professionalità; il disco precedente lo trovo ancora ottimo, ma “A Map Of All Our Faileurs” suona in modo molto più professionale.

Lena: Concordo: i suoni stessi di chitarra sono più pesanti e meglio miscelati, le parti doom sono maggiormente presenti e nel disco si respira un’atmosfera di oppressione e miseria…il che era il nostro traguardo. “For Lies I Sire” disponeva di un budget più limitato mentre il nuovo disco ha potuto essere seguito con più attenzione e cura. Il risultato ci soddisfa totalmente.

“A Map Of All Our Failures” mostra una perfetta combianzione di doom metal e suoni oscuri. Come riuscite a maturare il sound perfetto per i dischi dei My Dying Bride?

Aaron: Beh, diciamo che in primis siamo una band teatrale, quindi conta molto creare la giusta ambientazione per i messaggi che vogliamo passare; in questo disco puoi trovare elementi suggestivi come i suoni delle campane, della pioggia o del vento, e il tutto serve per far trasparire le complessità delle lyrics. Per quel che concerne la parte suonata, diciamo che pur disponendo del più totale supporto tecnologico, cerchiamo di ricavare il massimo dai nostri strumenti. Tutto comunque, alla base, deve nascere e prendere al cuore. Un riff, una melodia di violino o tastiera, quando sentiamo che prende ‘dentro’ vuol dire che può far parte di una song; chi ascolta i My Dying Bride difficilmente inserisce il cd nel lettore della macchina o durante una cena tra amici, necessita invece di star a casa tranquillo per poterne gustare tutte le piccole sfaccettature.

In “A Map Of All Our Failures” siete stati supportati da Mags durante le fasi di registrazione e produzione. Cos’ha dato a voi e a questo nuovo disco?

Lena: Mmmh…non è giusto considerare Megs come il nostro produttore: in realtà è il settimo elemento dei My Dying Bride, l’uomo ‘esterno’ che sa dare il tocco finale al nostro sound e che capisce quando qualcosa nella song non funziona. Lavorare con lui è come stare in famiglia, i rapporti sono rilassati e spesso partecipa alla realizzazione del disco già dai primi assemblaggi di idee. E’ l’uomo in più, quello che controlla che tutto sia al posto giusto (RIDE)…

Parliamo di songwriting: come nasce un disco dei My Dying Bride?

Aaron: In realtà non smettiamo mai di comporre, forse solamente durante i tour…poi, come dicevo prima, oggi abbiamo a disposizione mezzi tecnologici che permettono a tutti noi di lavorare sempre: Lena o Andrew hanno un riff in testa, lo ricavano alla chitarra, lo registrano e ‘tac!’, eccolo archiviato e pronto per l’utilizzo…quando la casa discografica ci comunica l’intenzione di avere un disco da distribuire, apriamo gli archivi, li riversiamo sul tavolo e inizia la prima operazione di ‘copia/incolla’ per avere le prime strutture delle songs; ce le passiamo e iniziamo a studiarci sopra e così nasce tutto. Alcune canzoni in due settimane sono pronte, altre ci impiegano mesi per mettere d’accordo tutti e alla fine entriamo in studio e cerchiamo di farle rendere al meglio.
Lena: E’ un sistema che usiamo in continuazione, anche quando non abbiamo pressioni per nuove release, in modo da essere pronti al momento della ‘chiamata’.

L’artwork mostra poche cose:una camera, una sedia, una finestra e una bianca figura seduta sul letto. Come riescono, questi elementi, a esplicare il concetto di “A Map Of All Our Failures”?

Aaron: l’idea finale è solo una…quando moriamo lo facciamo in solitudine. E’ un arwork minimale, è vero, ma al tempo stesso passa un messaggio malinconico e opprimento, in netto contrasto con il concetto di vita. “A Map Of All Our Faileurs” è il pensiero poco prima della fine, di tutte le cose che sono andate storte o che non abbiamo potuto raddrizzare, finendo soli e con poche cose al nostro fianco…credo che esterni molto con poche cose…

La frase “A Map Of All Our Failures” sembra il titolo di un concept album. Lo è? Qual è l’idea comune alla base delle lyrics?

Aaron: (guardando Lena)…in tutte le interviste ci fanno questa domanda (RIDONO)! Se lo guardi da un certo punto di vista, ovvero con l’idea di ‘concept’ totale, allora no. Non escludo che in futuro non possiamo realizzarlo, tuttavia “A Map Of All Our Faileurs” ha una durata notevole e non me la sono sentita di incentrare le lyrics unicamente su una storia. Se lo guardiamo da un punto di vista più ‘aperto’, “A Map Of All Faileurs” ha diversi ‘luoghi comuni’ nei testi, tutti riguardanti temi deprimenti e oppressivi come la morte. E forse in questo senso lo è. Difficile capirlo! (RIDE)

Lena: beh, credo che dai My Dying Bride non ci si possa aspettare che i temi trattati siano solari e armoniosi (RIDE).

Tra novembre e dicembre partirete con la promozione del disco, in Europa…avete già pianificato qualcos’altro per il 2013?

Lena: uhmm. Ci sono diverse cose in ballo, alcune confermate altre ancora in attesa. Faremo la prima parte europea in inverno, dove passeremo qui in Italia in ben due location, poi continueremo con qualche data anche a inizio anno. Realizzeremo nella prima metà del 2013 un nuovo ep e poi partiremo per il tour estivo, toccando vari festival e kermesse. Di più al momento non si sa, ma per noi è già molto.

Lo scorso anno avete rilasciato “Evinta”, che conteneva alcune hit della band in abiti orchestrali. Pensate vi sia una relazione precisa tra la vostra parte metal e quella sinfonica?

Aaron: Beh, credo che sia abbastanza palese la nostra passione per la musica sinfonica, avendo da sempre un violino in formazione (RIDE). Scherzi a parte, Andrew ed io avevamo questo cruccio in mente da moltissimi anni, per cui abbiamo pensato che tra “For Lies I Sire” e il nuovo album poteva starci tranquillamente questo progetto…ci siamo seduti e abbiamo ascoltato ogni nostra singola canzone, anche quelle non edite, per trovare quelle che si prestavano maggiormente alla realizzazione di “Evinta”. Terminata la scelta abbiamo iniziato la fase di arrangiamento. Alcune canzoni possiedono ancora molto dell’originale, altre sono state traviate per ottenerne la perfetta resa. E’ stato un esperimento che inizialmente ha lasciato perplesse molte persone, ma alla fine il messaggio è stato recepito. Ci vuole tempo per assaporare le nostre uscite discografiche, come sempre.

Domanda per Aaron: tu e Andrew siete i membri storici della band; pensate sia importante cambiare ‘persone’ con cui lavorare nel corso degli anni in modo da rinnovare (o migliorare) la proposta musicale?

Aaron:…mmh. Mi fai una domanda difficile: penso che il concetto possa essere analizzato sia dal lato mio e di Andrew, sia da quello degli ex musicisti. A dir il vero, la maggior parte sono usciti spontaneamente dalla band; chi non condivideva le scelte musicali, chi ha messo su famiglia e ha deciso di fermarsi, chi ha ripreso gli studi, chi ha cambiato lavoro e ha trovato la sua vocazione…dal nostro punto di vista, nuovi musicisti significa avere nuove idee, diversi arrangiamenti, diversi modi di suonare, diversi caratteri con cui avere a che fare. E’ la vita, le cose iniziano e finiscono. L’importante è che tutti abbiano dato qualcosa a noi come persone e ai My Dying Bride come band.

Quest’anno si celebra il 20simo anniversario del vostro primo disco “As The Flower Withers”: dobbiamo aspettarci qualcosa di speciale, come una release rimasterizzata o l’intera esecuzione durante i lives?

Lena: Sicuramente suoneremo qualche brano dal vivo per commemorare il debut, ma tuttavia non credo che lo eseguiremo nella sua totalità; abbiamo “A Map Of All Our Faileurs” da promuovere maggiormente e la scaletta si incentrerà su questo. Credo, comunque, che l’etichetta deciderà di ristampare o rimasterizzare il disco per il ventennale, magari cambiando il packaging o inserendo qualche chicca…per ora posso dirti solo questo.

Se diamo un’occhiata alla vostra discografia, c’è un capitolo chiamato “34.788%…Complete” che si discosta dal vostro stile naturale; per quale ragione, dopo aver pubblicato due capolavori come “The Angel And The Dark River” e “Like Gods Of The Sun”, avete scelto di pubblicare un disco così sperimentale?

Aaron: (RIDE) Quel disco ha lasciato il segno, non c’è che dire. La motivazione? Semplice: abbiamo scelto di fare un disco diverso. Sia “Angel” che “Gods” sono considerati le nostre rampe di lancio nel mondo metal, ma credo che in “34.788%…Complete” puoi trovare tutti gli elementi dei My Dying Bride, solo espressi in modo più sperimentale e originale. In effetti ho trovato persone che dopo anni, anche una decina, mi han detto di aver finalmente capito quel disco e di adorarlo; è soddisfacente quando un fan ti dice questo perché vuol dire che non hai sbagliato, semplicemente hai precorso i tempi; ad ogni modo è parte integrante della nostra discografia e non saremo qui oggi senza questo tassello.

Ok! Abbiamo terminato. Vi va di aggiungere qualcosa?

Lena: Grazie dello spazio che ci avete dato e del supporto continuo.

Aaron: Grazie a te per questa intervista…”A Map Of All Our Faileurs” è il nostro nuovo disco e non vi deluderà!!! Ci vediamo a dicembre!

Grazie Aaron, grazie Lena per questo viaggio nel vostro universo!!!