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Nightwish – Tuomas Holopainen

Esistono molti modi per far coesistere fantasia e realtà. L’ho
imparato, a mie spese, nel momento in cui i miei occhi si sono
incontrati con quelli di Tuomas Holopainen, leader indiscusso e
mastermind di un act ‘metal’ capace di tenere sotto scacco l’intero
globo per mesi e mesi. L’occasione è la presentazione del nuovissimo
“Imaginareum”, la novogenita creatura del combo finlandese che il 2
dicembre vedrà finalmente la luce. Tuomas è un interlocutore che non
scende a patti: è necessario entrare nel suo mondo per riuscire a capire
chi sia e cosa voglia regalarti. Ho avuto l’onore di intervistare
numerosi miei idoli, ma nessuno è riuscito a commuovermi a tal punto da
volere che le sue risposte non avessero fine…
Grazie a Eva per la trascrizione dell’intervista!


Ciao Tuomas e benvenuto su HeavyWorlds! Che si dice in casa Nightwish?

È un momento davvero incredibile, un lungo percorso sta per volgere al termine, ed è stato fantastico, un po’ come quel vecchio detto secondo cui il viaggio dà più soddisfazioni della destinazione. Da quando ci è venuta in mente la primissima idea su questo progetto ci abbiamo lavorato per quattro anni. Dal 2007, praticamente, e ora eccoci qui e l’album sta per uscire. Sì, è davvero fantastico vedere come stanno andando le cose.

Parliamo di Imaginaerum, il vostro nuovo disco. Presentiamolo ai fan italiani: com’è, cos’ha di particolare questo lavoro?

È interessante vedere come questo disco abbia provocato sensazioni diverse tra chi l’ha già ascoltato. Tutti quelli che l’hanno sentito però sono rimasti molto colpiti, questa è una cosa allo stesso tempo incoraggiante e lusinghiera. Alcuni dicono che è l’album più brutto che abbiamo mai fatto, altri che è il più brillante, c’è chi dice che è il più teatrale, il più vario, il più difficile, il più semplice…

Io l’ho trovato il più ispirato, anche se l’ho sentito appena una volta.

Ok, bene, non sei il primo a dirlo. Personalmente credo che questo sia il nostro disco più vario, il mood cambia continuamente, la musica passa da episodi pop e orecchiabili ai classici momenti heavy metal e poi ci sono le parti celtiche, e le atmosfere da circo fantasma, insomma un sacco di stili diversi. Credo, inoltre, che sia un disco che necessiti di più di un ascolto per essere capito, proprio perché c’è così tanta varietà. È un disco che richiede del tempo.

Quando è cominciato il processo creativo di Imaginaerum, chi è nato prima, il disco o il film?

Il film è venuto per primo, prima ancora di mettermi a scrivere le primissime righe del disco mi è venuta quest’idea. Pensavo: il prossimo album avrà bisogno di personalità, servirà una svolta, Dark Passion Play era già stato così follemente intenso e pieno, ci serve una nuova sfida. Io sono sempre stato ispirato dalle colonne sonore, sempre, quindi perché non provare a fare un film tutto mio? L’idea era così pazza da sembrarmi la cosa giusta da fare. Così ho scritto dodici storie, che sono poi il mio contributo di base alla trama, e in un secondo momento per ognuna ho composto una colonna sonora, praticamente era come scrivere musica da film ma al contrario. L’idea originale però non era di fare un unico lungometraggio, io mi ero immaginato dodici cortometraggi da includere nell’album, che sarebbe uscito come un doppio DVD. Poi però, quando ho contattato Stobe Harju per chiedergli di occuparsi della regia di questi corti, lui ha detto che l’avrebbe fatto con piacere, ma ha proposto di fare un lungometraggio, un’unica storia scritta da lui che includesse le mie dodici storie al suo interno, e così abbiamo deciso di procedere. So che sembra complicato, in effetti un po’ lo è.

Al primo ascolto, la canzone più particolare risulta sicuramente Slow, Love, Slow, che si discosta parecchio dallo stile dei Nightwish. Ce ne vuoi parlare? Com’è nata questa canzone, che sembra un pezzo quasi da “club”?

Quando scrivi una canzone così, metti alla prova te stesso e metti all prova anche l’ascoltatore. Per questo disco non volevo limitarmi a fare sempre le stesse cose, ovvio che non vuoi perdere lo spirito della band, né vuoi andare in una direzione completamente opposta, ma credo che episodi come questo mantengano alto un certo livello d’interesse. Siamo tutti molto affascinati dal mondo del jazz, è musica pura, essenziale, fatta di emozione, è questo che ci affascina. Ora quella canzone è lì su disco, ha costituito un bel processo di apprendimento, le siamo affezionati, è il pezzo che rappresenta sicuramente la sorpresa più positiva di tutto l’album. Quando l’abbiamo sentita finita è stata una sorpresa anche per noi, abbiamo pensato tutti che è uno dei nostri pezzi migliori.

Un altro importante capitolo di questo disco è sicuramente Song Of Myself, una suite composta da quattro parti. È legata a un particolare momento del film o si tratta semplicemente di una canzone su di te, e per te, come suggerisce il titolo?

È il pezzo che starà alla fine del film, o meglio, l’ultimissima traccia di Imaginaerum è quella per i titoli di coda, ma Song Of Myself starà alla fine. Non credo che ci sarà spazio per tutta la poesia nel film, ma ce ne saranno alcune parti. Non riesco proprio a scrollarmi di dosso questo bisogno impellente di scrivere pezzi epici e lunghi, è una cosa che devo fare su ogni album e Song Of Myself rappresenta in questo nuovo disco ciò che The Poet And The Pendulum era stata nel precedente e Ghost Love Score in Once.

Imaginaerum è pieno di strumenti etnici. Durante la fase compositiva sapevi che strumenti ti sarebbero serviti o hai dovuto fare diverse prove prima di trovare i suoni giusti?

La presenza di questi strumenti deriva dal desiderio che mi ha animato di sperimentare qualcosa di nuovo: il mondo è così pieno di idee musicali diverse, suoni, strumenti, atmosfere che non mi andava di limitarmi alle solite chitarre, tastiere e piano. Volevo allargare i miei orizzonti nel mondo della musica, sondare nuovi territori. Ad esempio, in Arabesque c’è questo strumento che si chiama sorna, e poi ci sono di nuovo quelli celtici e anche un bel po’di percussioni etniche qua e là. Diciamo che ci piace giocare con queste possibilità.

Parliamo del tour di Imaginaerum. Verranno proiettati estratti del film durante i concerti, o avete pensato ad altri effetti speciali?

Non sono ancora del tutto sicuro di come sarà, siamo ancora in fase organizzativa, ma dei richiami al film verranno fatti, magari con dei megaschermi su cui proiettarne qualche estratto, o con degli oggetti di scena sul palco… cose così, ma davvero non so ancora nulla di certo, sono cose che vanno pianificate con un sacco di anticipo e tutto sembra costare dannatamente tanto al giorno d’oggi, tutto, quindi bisogna anche sapersi un po’ arrangiare con quanto si ha a disposizione.

Che dicono gli altri ragazzi – e ragazza – nella band? Soddisfatti?

Ogni volta che parliamo emerge sempre questa felicità per il fatto che siamo vicini alla fine di questa fase, il disco è quasi nei negozi, tra poco si parte per il tour. L’album è stato pianificato per essere pronto in due anni, e poi questi due anni sono diventati questione di mesi, settimane… Inizialmente l’album sarebbe dovuto uscire a gennaio, poi la data è diventata l’inizio di dicembre. Tanto meglio, meglio prima!

Tu, Emppu e Jukka lavorate insieme dal 1996, dagli inizi dei Nightwish. Ve lo immaginavate, allora, che un vostro disco sarebbe diventato, nel 2011, une delle uscite discografiche più attese dell’anno?

In tutta sincerità? No! Non eravamo altro che un gruppo di ragazzetti delle superiori a cui piaceva suonare insieme. Poi mi è venuta l’idea di fondare la band e di scrivere dei pezzi. Ci piaceva farlo, ci divertiva, così un giorno abbiamo deciso di provare a mandare il nostro materiale a qualche etichetta. Io ero all’università all’epoca, volevo fare lo scienziato, andare avanti con gli studi. Emppu anche era da qualche parte, tutti stavamo facendo qualcosa nella vita, qualcos’altro, questo non doveva diventare il nostro vero lavoro, è così strano se penso che invece è proprio così che è andata. Ma non posso che sentirmi grato di questo, e onorato, è incredibile. Certo, questa professione ha i suoi alti e bassi, ma il nostro modo di vedere le cose ci aiuta anche a mantenere una certa integrità, a essere onesti con la gente. Davvero non sono mai stato in grado di fornire una spiegazione su come sono andate le cose con la band, non ce l’ho neanche adesso per come vanno ora. Adesso quello che volevamo era fare un film, tutto qua. Volevamo infilare qua e là dei flauti indiani in una certa canzone. Ecco tutto. È così che vanno le cose ed è così che è iniziato anche questo nuovo capitolo.

Ok Tuomas, abbiamo finito. Vuoi aggiungere qualcosa per chiudere?

Sarà una corsa indimenticabile. L’album e il film. Una corsa sulle montagne russe. Non posso dirvi altro se non benvenuti a bordo e godetevi il giro.