Abbiamo contattato Chupacabra della band italiana Onelegman. Di ritorno dai concerti di spalla ai Misfits ecco cosa ci ha raccontato.
Ciao ragazzi, benvenuti su Heavyworlds.com, volete raccontarci qualcosa del gruppo?
Ciao! Le origini dei ONELEGMAN sono nebulose come la nebbia della nostra Reggio Emilia. Circa 2 lustri orsono mi trovavo con il mio fegato al bancone di uno dei peggiori bar dell’emilia romagna quando un allora giovanissimo DR. MASTERMIND avvicinandosi timorosamente, ci chiese se avevamo ancora voglia di cantare. Decidemmo quindi di portare anche il culo in sala prove dove trovammo tre pazzoidi intenti a coverizzare Pride&Glory e Meshuggah.
Io avevo finito il nocino e a loro mancava un cantante. Erano nati gli ONELEGMAN … o quasi.
Alle origini ci chiamavamo PornoDrome e suonavamo grind-death assassino; ONELEGMAN era il titolo di un nostro pezzo in cui il protagonista entrava in una clinica per farsi trapiantare un fallo di cavallo. Di quell’esperienza è rimasto solo il nome, non abbiamo più avuto notizie nè del paziente, nè del cavallo.
Da allora abbiamo realizzato una demo recensita tra le migliori autoproduzioni del 2007, valanghe di concerti e finalmente il primo cd ufficiale “The Crack”, frutto della collaborazione con gli alieni della DysFUNCTION PRODUCTION , edito per B2K e promosso da Nadir Promotion dell’immenso e saggio Trevor degli immortali Sadist.
“The Crack” è probabilmente il disco metal italiano meglio recensito del 2011, per Metal Maniac siamo addirittura la rivelazione dell’anno. In supporto al disco è uscito anche il videoclip del brano “Black Lamb”.
Siete stati di spalla ai Misfits in Germania, come ci si sente ad affiancare un gruppo di tale calibro?
Questa intervista è la prima cosa che faccio dopo avere riportato la pellaccia a casa da Bochum e Lipsia…
Per fortuna e forse anche per qualche merito, nell’ultimo anno, abbiamo diviso il palco con con Misfits, Deep Purple, Cynic e Freak Kitchen. Come ci si sente?
Ci si sente bene, soprattutto dalle spie di palco, nel senso che la cosa che fa la differenza quando suoni con gruppi affermati è la macchina organizzativa e l’alta professionalità dei tecnici capaci di metterti a tuo agio e amplificarti anche il buco del culo se necessario.
Nell’intimo invece, confrontarti con i mostri sacri e capire di esserne all’altezza ti da il senso di quello che stai facendo, oltre ovviamente a garantirti una botta mediatica enorme.
Ad un nuovo ascoltatore come descrivereste il vostro sound?
Citerei i giornalisti e gli addetti ai lavori, che pur ricoprendoci di elogi non sono riusciti a trovare un comune denominatore al nostro sound, ma bensì un filo conduttore che attraversa Pantera, FaithNoMore, SOAD, Tool, NIN, Metallica, Korn, Ozzy Osbourne, Kyuss, Nickelback, In Flames, Alter Bridge, Black Label Society, Voivod, Primus, Pixies, Cynic, Alice In Chains e svariate band metalcore ed alternative dai monikers impossibili.
Quali sono le principali influenze dei Onelegman?
I nostri gusti musicali riempiono la distanza che c’è fra i Meshuggah e i Mr.Bungle e tutti questi colori, inevitabilmente, entrano a far parte della gamma cromatica della nostra visione compositiva facendo convivere il DeathMetal tecnico di “Black Lamb” alle venature surf-balcane di “Vortex”; indigesto a parole, ma alla prova dei fatti assolutamente convincente! La pasta calda e ruvida poi del suono U.S.A. resta uno dei nostri obiettivi primari.
Voi utilizzate dei nickname, che in un genere come il vostro non è usuale, cosa vi spinge ad usarli?
Due di noi sono latitanti, sul prossimo disco dovremo mischiare ancora le carte….. gli ONELEGMAN sono poeti del macello e questo non piace a tutti, tanto è che Low Pressure ha dovuto mollare il colpo ed esiliare chissà dove… il suo posto è stato preso, già dalle date tedesche, da un losco gigantesco figuro, ai pochi conosciuto come Ghost.
Quali sono le tematiche principali dei vostri testi?
In “The Crack” tutto ha un senso, sin dalle grafiche e nel significato della copertina: un richiamo alla celebre scena del film “Un Chien Andalou” di Luis Buñuel dove il regista vuole simbolicamente dare una nuova visione della realtà rappresentandola con un occhio che viene tagliato da un affilatissimo rasoio.
Insomma, pensiamo che l’arte non serva a cambiare le cose ma a raccontarle per offrire una prospettiva diversa . Gli ONELEGMAN parlano di donne, parlano di viaggi, parlano di sogni, parlano del ritornare a casa, parlano di riscatto sociale. Parlano insomma delle cose per cui vale la pena vivere.
Come nasce un vostro pezzo? Lavoro di gruppo o un membro in particolare propone il suo materiale?
Si parte da un riff e si lavora tutti sulla completezza dell’opera, ognuno apporta il proprio background in ogni fase della stesura, dai testi alle musiche. I gusti e le espressioni musicali differenti di ognuno di noi trovano spazio in situazioni a volte inusuali per una classica band Metal, facendo nascere nuove contaminazioni e un sound assolutamente inclassificabile, ma allo stesso tempo omogeneo e dal marchio ben definito.
Avete qualche aneddoto live che vi porterete sempre nel cuore?
I’ve seen things you people wouldn’t believe. Attack ships on fire off the shoulder of Orion. I watched c-beams glitter in the dark near the Tannhauser Gate, and wrestling with Jerry Only. Don’t try this at home!
Siamo al termine ragazzi, volete fare un saluto ai lettori?
Certo! E invitarli soprattutto a supportare la musica originale. Una cover band ogni tanto non guasta. Ma non focalizzate i vostri gusti unicamente su musicisti che oramai non hanno più nulla da dire. Basare la propria vita artistica nell’imitare altri è arido e ascoltare solo band di tributo è come rimbecillirsi davanti alla tv. Un problema tutto italiano.
Un ringraziamento speciale a Heavyworlds per lo spazio concessoci! Avanti così!