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Sólstafir

Traduzione a cura di Eleonora Petti

– Ciao ragazzi! Benvenuti sulla webzine Heavyworlds.com! Innanzitutto, come va?

Tutto bene qui, grazie.


– Iniziamo parlando del nuovo album “Ótta”…condividereste con noi qualche impressione a riguardo?

Personalmente credo sia l’album più olistico che abbiamo mai scritto.


– Ascoltanto “Ótta” da capo a fondo, sembra un album che ha richiesto davvero tanto tempo per essere composto e arrangiato..in che modo avete lavorato per creare le canzoni?

Abbiamo scritto “Ótta” in modo molto simile a quello impiegato per realizzare in precedenza “Svartir Sandar”. Ci siamo rinchiusi in sala prove dalle 10 del mattino fino alle 5 del pomeriggio, quasi ogni giorno, per circa 3 mesi, prima di entrare in studio. La differenza più grande sta nel fatto che questa volta abbiamo arrangiato un sacco di parti con il pianoforte. Quando scrivi su uno strumento diverso, il risultato sarà diverso. Siamo anche stati molto attenti a lasciare spazio alle orchestrazioni negli arrangiamenti.


– Canzoni come “Lágnætti” o “Náttmál” sono divertenti e più pesanti mentre altri capitoli, come “Miðaftann” sono più evocativi ed atmosferici…come avete trovato la giusta dimensione fra le idee, al fine di ottenere impatto in entrambe le situazioni?

In realtà non lo so. Come fa un picchio a beccare il legno? A volte una canzone ci porta dentro un groove più pesante, mentre altre ci conducono ad atmosfere più rilassanti. Non proviamo mai a forzarla, la musica ha il controllo su di noi, non il contrario.


– Un altro aspetto importante contenuto in “Ótta” è l’uso delle dinamiche…in un mondo dove molte band devono sempre sacrificare le dinamiche per avere un suono ben pieno, i Sólstafir fanno l’esatto contrario. Avete scelto questa strada consapevolmente o è qualcosa a cui vi hanno condotto gli eventi?

Siamo realmente coscienti dell’utilizzo delle dinamiche a nostro vantaggio. Anche quando suoniamo live non abbiamo paura di eseguire passaggi tranquilli, ma so che molte band si trovano a disagio, in quanto non possono nascondersi dietro un muro di rumore e questo rende il musicista più vulnerabile. Ma in studio optiamo anche per un sound più organico dal moderno sterile sound bass boosted hi-frequency.


– Il concept di “Ótta” è basato un un vecchio metodo islandese di misurazione del tempo..qual è il messaggio che volete dare alle persone con questa storica citazione?

In realtà nessun messaggio, abbiamo soltanto trovato interessante questo argomento ed era una base perfetta su cui costruire un album, avendo 8 parti (canzoni) e dipanando la scala emozionale da mezzanotte e mezzogiorno e poi di nuovo da mezzogiorno alla notte.


– Anche l’artwork di “Ótta” ha un impatto molto forte…il viso di un uomo anziano sulla copertina, la foto di quattro cavalieri e la prevalenza del colore nero sono davvero evocativi. Come avete trovato la giusta combinazione fra musica, testi e cover art?

Tutte le foto dell’album sono state realizzate dal fotografo islandese Ragnar Axelsson (RAX). E’ stato per anni uno dei nostri preferiti, ho addirittura scritto articoli su di lui quando studiavo fotografia. Volevamo usare i suoi lavori già prima di “Köld”, ma non ci siamo mai permessi di chiedere. Poi l’abbiamo conosciuto personalmente in quanto ci ha fotografati per un giornale in cui lavora, e siamo stati colpiti dal suo essere una persona simpaticissima e meravigliosa in tutto. Attualmente sono contento che questa collaborazione sia accaduta adesso perchè credo che le sue fotografie catturino perfettamente l’atmosfera delle canzoni e dei testi esattamente come tu hai sottolineato. Abbiamo sempre pensato, e le persone sembrano essere d’accordo, che la nostra musica e le immagini funzionino davvero bene insieme. Lui ha anche utilizzato delle nostre musiche durante le sue mostre, non c’è bisogno di dire che per noi è un grandissimo onore.


– Nell’edizione speciale di “Ótta” avete aggiunto un EP intitolato “Tilberi”…come mai avete deciso di tenere queste canzoni al di fuori di “Ótta”?

Poichè abbiamo deciso di usare l’Eyktir (il vecchio sistema islandese di misurazione del tempo) come base dell’album sapevamo di doverci limitare ad 8 canzoni, che dopotutto è il numero perfetto per un album. “Tilberi” è stata la prima canzone che abbiamo scritto per le registrazioni di “Ótta”, ma non siamo mai stati contenti abbastanza, e l’abbiamo cambiata tanto fino a quanto non abbiamo completato le registrazioni. Poi, quando eravamo in studio, Sæþór stava arrangiando qualcosa e abbiamo praticamente scritto “Dagmál” in un giorno solo, e quella canzone si adattava a tutto l’album molto più di quanto non facesse “Tilberi”, per cui abbiamo deciso di tenere “Dagmál” sull’album e usare “Tilberi” come bonus track. Avevamo sempre voluto rilasciare un EP con materiale nuovo insieme ad un album, come l’EP “Hollowman” degli Entombed con “Wolverine Blues”.


– I Sólstafir hanno cominciato a “cambiare” dall’album “Köld” nel 2009…sono diventati poi più raffinati con “Svartir Sandar” nel 2011 e infine hanno completato il processo con “Ótta”. Puoi spiegare, guardando al vostro passato, l’evoluzione della band?

Non credo siamo cambiati per niente con “Köld”. Se proprio bisogna dirlo, il nostro grande cambiamento nella stesura è avvenuto tra “Í Blóði og Anda” e “Masterpiece of Bitterness”. Ma in realtà non abbiamo mai deciso di cambiare il nostro sound, è stato soltanto un progredire naturale da un album all’altro. Avevamo 16 anni quando abbiamo fondato la band circa 20 anni fa e tante cose sono cambiate nelle nostre vite, e la musica è cambiata con noi. Cerchiamo sempre di non scrivere canzoni simili, per cui voglio dire che cambiamo da canzone a camzone. A volte pensiamo a noi stessi come il mezzo attraverso cui la musica che è lì, o forse per meglio dire qui dentro, viene fuori. Suoniamo qualsiasi cosa fuoriesca. Non ci sono regole nè idee preconcette riguardo a come dovrebbe suonare.

– Con gli ultimi due album siete tornati ad utilizzare esclusivamente la lingua islandese…anche se non è comprensibile per la maggior parte delle persone delle altre nazioni, sembra di avere un grande effetto nella combinazione con il sound strumentale..credete che l’inglese non fosse abbastanza d’effetto nel diffondere il vostro messaggio?

E’ più onesto e sincero esprimerti nella tua lingua madre, ti viene dal cuore. Il linguaggio in cui pensi. E’ brutto questo, se posso dirlo, come hai sottolineato, che il 99% delle persone non capiranno i testi, in quanto credo siano profondi e ben scritti. Ci abbiamo lavorato tanto.


– In pochi giorni inizierete il tour; viaggerete attraverso l’Europa e il Nord America (ma non l’Italia), per cui, come saranno i concerti? Suonerete interamente il nuovo album?

Suoneremo quasi tutto l’album (ma non proprio interamente) in Europa, ma avremo una setlist più breve in America, in quanto non saremo headliner. Spero davvero che riusciremo ad organizzarci per visitare presto i fan italiani. Ma come ben sapete, è tutto nelle loro mani ora. Sono disposti a venire agli show, pagare il prezzo dei biglietti? Se si, mettetelo in chiaro e il promoter locale si occuperà di organizzare e chiamare la band che volete vedere ad un prezzo concordato, perchè la realtà è che per quanto vorremmo suonare (noi come le altre band) assolutamente ovunque , non possiamo permetterci di perdere denaro nei tour. Dobbiamo comunque tornare a casa, pagare gli affitti e comprare cibo e vestiti per i nostri figli. E’ una semplice questione di domanda e soddisfazione della richiesta.


– State programmando un tour per il 2015? Il prossimo anno festeggerete il ventesimo anniversario della band, avete in programma qualcosa di speciale?

Non abbiamo programmi particolari per l’anniversario, ma si, gireremo tanto nel 2015.


– Da una news recente sappiamo che suonerete la traccia strumentale di un film vichingo, “Hrafninn Flýgur” al Roadburn Festival nel 2015 a Tillburg. Siete emozionati all’idea di suonare l’intera soundtrack live?

Si, siamo assolutamente emozionati di suonarla di nuovo. Ci è stato chiesto dalla brava gente del Reykjavík International Film Festival (RIFF) se eravamo interessanti a suonare la nostra musica per il trentesimo anniversario della presentazione del film. Non abbiamo dovuto neanche pensare alla risposta e nonostante mancasse solo un mese alla performance abbiamo detto di si. E’ stato un progetto davvero carino e pensiamo che la nostra musica si adatti veramente bene al film. Il nostro agente Gunnar Sauremann ha registrato una delle ultime prove per lo show a Reykjavík e ha passato la parola a Walter del Roadburn, visto che pensava si sarebbe ben adattata li, e Walter ci ha contattati e così suoneremo ancora al Roadburn Festival nel 2015.


– Se pensiamo alla musica islandese, il primo nome che ci viene in mente è…ma in questi ultimi anni band come Sigur Ros, Solstafir e Skamold sono emerse e hanno conquistato un ruolo migliore. Credi si tratta di una nuova “ondata di arte islandese”? Non so se seguite il calcio, ma ieri l’Islanda ha battuto l’Olanda, per cui sembra che stia diventando !

Personalmente no, non mi piace il calcio, probabilmente sono l’unico islandese a non aver guardato la partita e a non interessarsi affatto se abbiamo vinto o meno haha!
Ma si, sembra che l’arte islandese, e la musica in particolare, stia ora guadagnando terreno nella scena internazionale. Artisti come Ásgeir Trausti (Credo si chiami soltanto Ásgeir ora), Samaris, Vök, Sóley, Múm, Amiina e GusGus stiano andando bene sulla scena internazionale e, sicuramente gli Of Monsters and Men stanno procedendo eccezionalmente bene. E nella scena Metal, band come Kontinuum, Angist, Brain Police, Svartidauði, Beneath ed alcune altre stanno lavorando bene da sè.


– Ultima domanda…per noi in Italia l’Islanda appare come un posto freddo e mistico in cui vivere…ma come funzionano i ritmi laggiù? Sono frenetici o rilassanti?

Gli islandesi sono molto più rilassati di molti abitanti delle nazioni Europee della terraferma. La vita fluttua qui, oh, e non siamo mai in tempo haha!


– Abbiamo finito. Grazie per il tempo prezioso. Se ti va, aggiungi qualcosa, o salutaci…

Grazie per il supporto! E come ho detto, diffondete il nome dei Sólstafir in Italia e promettiamo di fare del nostro meglio per tornare lì di nuovo e suonare per voi al più presto!