Intervista a 360° con Max Cavalera dei Soulfly. Partendo col raccontarci l’ultimo album Enslaved, passando per le origini dei Sepultura, i suoi progetti futuri e i Cavalera Conspiracy, il sincero e disponibile artista brasiliano ha terminato il nostro incontro con qualche aneddoto sulla sua passione calcistica. Buona lettura! Valeu Max!
Ciao Max, eccoci con il cd di Enslaved fra le mani. Raccontaci un pò come è nata l’idea di chiamarlo così.
Circa 15 anni fa avevo in mente di registrare un album dal titolo “Mass Slavery” ma non se ne fece nulla. L’idea iniziale rimase solo nella mia testa ma quando l’anno scorso fu tempo di realizzare un nuovo album dei Soulfly, quell’idea mi è ritornata ed è stata l’occasione buona per far sì che diventasse realtà. Ed eccoci qui con Enslaved. Il tema della schiavitù calza a pennello con la musica metal: è un tema molto potente, così come lo è anche l’album, nel quale ci sono canzoni molto estreme, dalla forte influenza death metal: ad esempio World Scum e Gladiator.
Quali sono le principali differenze rispetto ad Omen? C’è qualche nuovo elemento?
E’ sicuramente molto più estremo come ti dicevo e ci sono anche due nuovi musicisti: David Kinkade e Tony Campos che hanno portato nuova linfa alla band. Dall’inizio alla fine del cd c’è una bella varietà di canzoni. World Scum, Legions, Redemption Of A Man By God, Plata o Plomo. Sono tutte canzoni veramente pesanti e questo è l’elemento che differenzia sicuramente di più Enslaved rispetto a Omen.
Sicuramente sarà molto adatto per essere suonato dal vivo!
Certo! Abbiamo avuto un ottimo feedback dai fan ai nostri concerti e sicuramente alla gente piace l’idea che i Soulfly diventino più extreme e più aggressivi. E ciò piace anche a noi.
Dopo la, purtroppo, breve esibizione al Gods of Metal di poche ore fa, state pensando ad un vero e proprio tour nei mesi a seguire?
Sì, penso che torneremo in autunno con un headlining tour e credo che saremo in Italia a novembre, di sicuro a Milano e magari in altre città come Venezia e Firenze. L’idea è quella di suonare anche in altri posti rispetto a Milano.
Ottimo! La tua musica, fin dalle origini dei Sepultura, è sempre stata un musica di protesta attraverso la quale sei spesso riuscito a esporre le tue idee contro il sistema. A cosa vale la pena essere “contro” oggigiorno? C’è qualcosa per cui vorresti combattere?
Una cosa, che è anche il tema dell’album e proprio la schiavitù delle masse. Oggigiorno la gente è sotto una forma di schiavitù diversa, la schiavitù dell’essere conformi ad un modello di vita che è senza significato. Ci vuole una rottura con questo modello, bisogna trovare la propria libertà come ad esempio io ho l’ho trovato con la musica. I provengo dal Brasile, potevo finire nella droga, nella violenza o nella delinquenza ma la musica mi ha salvato, così come ha salvato mio fratello Igor. E questo lo raccontiamo nella nostra band Cavalera Conspiracy. La mia propensione alla protesta proviene dalla mia gioventù e dal mio essere cresciuto in Brasile, nel Brasile povero. E l’unico modo per essere ribelli senza soldi fu quello di avvicinarmi alla musica metal. Non avevamo neanche i soldi per comprarci le sigarette, dovevamo bere acqua e con la band ci accampavamo sotto il palco perchè non sapevamo dove andare a dormire. Questo è stato l’inizio dei Sepultura. E’ stata dura, molto dura ma siamo sopravvissuti. Se in America è dura andare in tour con un furgone, in Brasile dovevamo muoverci addirittura a piedi!
Tempo fa, parlando con Andre Matos (ex Angra, Shaman) gli dissi se si sentisse la metal-icon brasiliana per eccellenza. Lui mi rispose che eri tu il più famoso portavoce del metal brasiliano. Confermi? Ti senti veramente un icona per la tua gente?
Io ho portato il Brasile nel mio cuore per tanti anni e tuttora ci tengo tantissimo alle mie origini. Sono fiero di essere brasiliano. Ho la bandiera sia sul palco che disegnata sulla mia chitarra. Ho realizzato il calore della gente soprattutto quest’anno: al nostro primo show con i Soulfly nel 1998 ci rimasi un pò male perchè non ci fu molta gente a seguirci e fu una situazione un pò inaspettata. Quest’anno invece, dopo tanti anni siamo tornati da dove avevamo iniziato e sembrava fossimo i Beatles! Lo so che è ridicolo ma c’erano veramente tantissime persone che volevano incontrarci e perfino mio fratello mi chiese che stava succedendo alla gente che era diventata così interessata a me! Ahah! Penso che questo sia il frutto di tutto quello che ho fatto per il mio paese, soprattutto l’aver portato un pò di Brasile in tutti i posti del mondo in cui sono stato. E’ decisamente una bella sensazione.
Se non sbaglio, il prossimo anno sarà in 15esimo anniversario dei Soulfly. Hai pensato a qualcosa di speciale per celebrarlo?
Sì, abbiamo pensato ad un DVD, una specie di documentario su tutta l’attività della band fin dall’inizio e cercheremo di organizzare qualcosa assieme alla sua uscita. Sempre il prossimo anno uscirà il mio libro autobiografico che si intitolerà “Boy From Brasil”, scritto da un giornalista inglese che si chiama Joel McIver. Ha intervistato decine di persone per avere avere racconti e testimonianze di me, ed io stesso ho risposto a migliaia di domande su tutti i periodi della mia vita. Penso sarà veramente un ottimo libro, dal quale potrete veramente capire chi è Max Cavalera.
Sarà tradotto anche in italiano?
Penso proprio di sì. Sarà tradotto in diverse lingue.
Hai realizzato l’album con i Cavalera Conspiracy l’anno scorso. Cosa riserva il futuro al tuo progetto con Igor?
I Cavalera Conspiracy continueranno, sono una specie di band senza fine. Io adoro suonare con Igor, c’è un grande feeling musicale fra di noi ed è bellissimo avere il proprio fratello in una band. Il modo di lavorare dei Cavalera Conspiracy è molto rilassato direi: non abbiamo la fretta di fare degli album ed è tutto fatto con un approccio diverso. Ci troveremo, lavoreremo e con grande tranquillità proveremo a realizzare il nostro terzo disco.
Vuoi dire che con i Soulfly senti più pressione attorno a te?
I Soulfly danno più lavoro, facciamo tour più lunghi e abbiamo anche più impegni con la stampa! Ahah! I Cavalera sono una band creata per divertirci e basta.
So che sei appassionato di calcio. Conosci qualche calciatore metallaro?
Igor conosce il portiere del Palmeiras, Marcos. Lui è un grande fan dei Sepoltura e dei Soulfly e quando venne ad un nostro show a São Paulo, mi regalò la sua maglietta con il suo nome. Un’altra volta, attraverso Igor, fece recapitare a mio figlio la maglia che usò nella coppa del mondo in Giappone nel 2002. Igor poi conosce Del Piero che è un grande giocatore italiano!
Del Piero-metallaro! Uhm, mi è nuova questa!
Igor mi raccontò qualcosa, credo che conosca bene suo fratello.
Che squadra tifi tu?
In Brasile il Palmeiras, fu fondata da italiani e si chiamava Palestra Italia. Poi diventò Palmeiras nel 1920. In Italia tifo Juventus! E al campionato europeo tifo Italia ovviamente!