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The 11th Hour – Ed Warby

Nel 1993, in piena ‘crisi orientale’, il sottoscritto si comprò un cd di una band misconosciuta che presentava una copertina raffigurante un tipico paesaggio giapponese: si trattava di “Labyrinth Of Dreams” degli Elegy, un disco che ho adorato specie per il drumming ispirato e diretto. Del batterista solo il nome e nemmeno una foto. Vent’anni dopo, ho finalmente la possibilità di incontrarlo e di intervistarlo; l’occasione mi è data dall’uscita di “Lacrima Mortis”, nuovo lavoro dei The 11th Hour, one-man band del polistrumentista Ed Warby. Un interlocutore che bada al sodo, che non si perde in episodi autocelebrativi, ma che si riconosce nel valore della sua creatura. Ne è nata una chiaccherata interessante, a tratti nel contesto intervistatore/artista e a tratti in quello fan/artista. A voi il resoconto:

Ciao Ed…ti do il benvenuto su Heavyworlds.com. Come stai?

Ciao Italia, sto benone, grazie. Mi sono preso qualche mese di stacco dalla routine scrivere/registrare e li passo piacevolmente a leggere le ottime recensioni “Lacrima Mortis” sta riscuotendo (RIDE).

Allora partiamo a parlare proprio di “Lacrima Mortis”, il nuovo album dei The 11th Hour. Credo che sentirlo presentato direttamente dalle tue parole sia molto importante…

Mah, semplicemente “Lacrima Mortis” è il nuovo album del mio progetto The 11th Hour. E’ un disco che non deluderà i fans del doom/gothic metal, vista la base classica che lo caratterizza. Ho aggiunto diverse orchestrazioni al contesto per renderlo più affascinante e il risultato finale è stato apprezzato.

“Lacrima Mortis”, così come il precedente debut “Burden Of Grief” è stato interamente composto e suonato da te. Com’è essere una one-man band?

(SOSPIRA)…uhm, difficile…molto difficile. Ho passato ben otto mesi per creare “Lacrima Mortis”, durante i quali la mia vita sociale si è ridotta a zero. Adoro far le cose da solo, mi piace e mi appassiona, ma ogni tanto ammetto che sia dura mantenere una percezione ‘fresca’, tipo sapere quando qualcosa è ‘pronto’. Sinceramente, se non avessi delle scadenze da rispettare, starei lavorando su “Lacrima Mortis” ancora adesso (RIDE).

Produzione e songwriting, in “Lacrima Mortis”, viaggiano mano nella mano. Sei fiero del suono oscuro che permea le songs?

Oh, certo! Fierissimo! Credo che il disco suoni in maniera fenomenale. Con per “Burden Of Grief”, il mixaggio è stato affidato a Ronnie Björnström e il suo lavoro è stato eccezionale. Come hai detto tu, il songwriting è ingrossato dalla produzione e assieme congiurano in una vivida atmosfera di miseria malinconica (PAURA!)

Canzoni come “Rain On Me” o “Bury Me” possono rappresentare una nuova frontiera nel doom metal. Ma come sono nate queste songs? Come sei riuscito a crearle?

Mah…normalmente parto da un’idea solida, che può essere un riff o una melodia, ed evolvo il resto da lì. Sai, è molto curioso che tu abbia citato queste due songs perché sono le uniche due in tonalità LA minore mentre il resto del disco è in SI (SORRIDE). “Rain On Me” è partita semplicemente dal riff: volevo scrivere il riff più potente che potessi, e da lì sono partite tutte le altre parti della song; sono veramente fiero delle linee vocali di quella canzone, perché alla fine sono uscite meglio di quello che potessi aspettarmi. “Bury Me” invece è nata dalla melodia vocale. E’ la song più corta del disco e, sinceramente, in origine era molto più corta: due versi e niente solo, più una ‘coda’ che una vera song. Poi il resto della band (ovvero i musicisti che accompagnano Ed dal vivo) mi ha fatto notare che avrei potuto evolverla ancora, e sono felice d’aver dato loro ascolto!

“Lacrima Mortis” significa ‘La lacrima della morte’. Ci troviamo di fronte a un concept, a livello lirico?

Mmh…non nello stesso senso di “Burden Of GrieF”, dove c’era una storia comune a tutte le songs. In “Lacrima Mortis” il filo conduttore è solo uno: la morte e le sensazioni che suscita. ;a ogni song è un capitolo a sè. I testi sono un mix tra esperienze personali e finzione, nello stesso stile di “Burden Of Grief”

In “Burden Of Grief” troviamo Rogga Johansson in veste di growler, mentre in “Lacrima Mortis” è accreditato Pim Blankenstein. Perché hai scelto di cambiare il growler?

Inizialmente Rogga era predestinato a cantare su “Lacrima Mortis” ma sfortunatamente si è ammalato e purtroppo per lui la malattia si è protratta troppo per renderlo disponibile alle registrazioni. Fortunatamente, Pim era libero e ha fatto un lavoro fantastico…al punto che molti recensori gli hanno tributato maggior coesione alla mia musica rispetto a Rogga.

Come si è evoluto il sound dei The 11th Hour da “Burdern Of Grief” a “Lacrima Mortis”?

Lo stile non è cambiato in questo lasso di tempo. Diciamo che “Lacrima Mortis” è meglio arrangiato e le parti orchestrali gli donano maggiore pathos ed epicità, in netto contrasto con la perenne oscurità del debut. Credo che “Lacrima Mortis” sia un disco più maturo e personale, ma penso che non sarebbe sbagliato affermare che si tratti di una logica evoluzione.

Nei The 11th Hour canti e suoni tutti gli strumenti. Ma qual è il tuo ‘ruolo’ preferito?

Continuo a vedermi principalmente e soprattutto un batterista, visto che è lo strumento che preferisco; ma alcuni anni fa mi sono innamorato della chitarra; credo che, come ogni cosa nuova e diversa, sia godibile sotto ogni aspetto. Adoro suonare anche gli altri strumenti, come il basso o le tastiere, ma penso che ad appassionarmi sia l’idea di far tutto per conto mio. Credo che vi sia magia nel fare un disco interamente da solo, specie se questo suona come se dietro vi fosse una reale band (RIDE)…

I The 11th Hour sono una one-man band, ma dal vivo si tratta di una vera e propria band. Avete in programma date o qualche tour per il futuro, magari un supporting act?

Ci piacerebbe tantissimo e sarebbe una enorme soddisfazione, ma i tempi sono duri e non ci sono molte possibilità per una doom metal band di suonare in giro. Abbiamo qualche show schedulato, ma non si può parlare di un vero e proprio tour…

Hai qualche altro progetto a cui ti dedicherai in questo 2012 appena iniziato?

Dopo le mie auto-imposte vacanze (SORRIDE), credo che ci ritroveremo con i 3rd Hail And A Bullet e inizieremo a scrivere il nuovo album; abbiamo il difficile compito di dover dare un degno seguito a una serie di dischi che hanno riscosso un ottimo successo, per cui ci prenderemo tutto il tempo per creare il miglior materiale possibile…e penso proprio che questo sarà il progetto che mi porterà via tutto l’anno.

Ed Warby è altresì conosciuto pure per aver fatto parte di Ayreon e dei Gorefest. Come sono state queste avventure e quanto di queste hai portato nei The 11th Hour?

Beh, con Ayreon/Star One sono semplicemente il batterista e da un certo punto di vista questo è fico: ho libertà nel creare le parti di batteria e con Arjen c’è sempre stata ottima intesa. Discorso diverso per i Gorefest: sono veramente ¼ della band formata da caratteri forte e volenterosi; con loro ho riscosso notevole successo ma, dopo la reunion, ho sentito nascere in me la vocazione verso qualcosa di diverso, ed ecco come sono nati i The 11th Hour. Penso che non troverai molto dei Gorefest o di Ayreon nella musica dei The 11th Hour, al massimo puoi riscontrare il mio stile in ognuno dei miei progetti (SORRIDE).

In pochi sanno che hai fatto parte anche degli Elegy, registrando il primissimo disco “Labyrinth Of Dreams” del 1992. Cosa non funzionò all’epoca, visto che eravate dei pionieri nel genere e potevate ‘diventare qualcuno’?

Uhhh…cosa mi chiedi! Vedi, gli Elegy sono sempre stati una band caotica, niente è mai andato totalmente nella direzione giusta. Ho suonato con loro per anni, ma quando ottennero il primo contratto discografico, io ero già impegnato con i Gorefest! Ho registrato “Labyrinth Of Dreams” ma se guardi bene sul cd c’è la foto di un altro drummer e ti racconto una cosa: rientrai negli Elegy per qualche show e, quando me ne andai, fui rimpiazzato da Dirk Bruinenberg (drummer storico degli Elegy) che è attualmente anche il batterista dei The 11th Hour (RIDE)…

Ultima domanda: sul net sei sempre presente, specie nei canali come Facebook o Twitter! Pensi sia importante per un artista rendersi ‘disponibile’ ai fans?

Si, e ti confido che adoro terribilmente questo ‘mondo’. Ha un fascino particolare poter dialogare con persone dall’altra parte del mondo che si complimentano per il disco o che addirittura sono dei fans…questo nutre la mia mente e mi spinge a proseguire. Cerco di rispondere personalmente a tutti, ovviamente non è facile ma è piacevole farlo…capita anche, qualche volta, che persone che conosci solo tramite Facebook vengano a un tuo show e si relazionino con te, magari davanti a una birra…è una delle più grandi soddisfazioni che provo, e sono sempre disponibile (RIDE)!

Ok Ed. Siamo in chiusura. Vuoi aggiungere altro?

Credo che mi hai spremuto a dovere (RIDE)…grazie per questa intervista e per il supporto!

Grazie a te Ed…rimaniamo in attesa di vederti con uno dei tuoi innumerevoli progetti!