Attenti a non perdervi e a rimanere invischiati nella nebbia di umori evocata dalla loro carica psichedelica. i The Great Saunites non lasciano indifferenti, sono estremamente personali e lontani dalle convezioni ed il loro esordio merita di essere assimilato a dovere da chi va in cerca di nuovi stimoli e avventure sonore pericolosamente al limite. Abbiamo contattato la band per saperne di più e questo è ciò che ci hanno rivelato.
Da dove proviene questo nome, The Great Saunites, perché l’avete scelto? Che cosa vi affascina in esso?
Il nome Saunites si riferisce ad un condottiero Cartaginese di un videogioco di ruolo ambientato al tempo delle guerre puniche. Solo a decisione compiuta abbiamo scoperto che esisteva un corrispondente storico e reale a questo nome. Semplicemente, abbiamo pensato che suonasse bene ed avesse un qualcosa di evocativo. La cosa divertente è che nessuno (noi inclusi) ha ancora capito come si pronuncia.
Avete avuto esperienze musicali precedenti? Cosa vi hanno lasciato?
In passato abbiamo suonato in altre due formazioni: Atros il basso nelle Anatre Supreme ed io (L. Layola) la chitarra nei Linda Gruber. Credo che in qualche modo abbiamo attinto dalle due formazioni; dai primi il riff arrogante, dai secondi le atmosfere stranianti. Il sound dei The Great Saunites è principalmente dato da questa fusione di elementi, oltre ad una forte attitudine per la sperimentazione.
Chi è il principale compositore? Avete qualche particolare segreto per assemblare al meglio i pezzi?
La stesura dei pezzi funziona grossomodo così: improvvisiamo per circa due ore registrando la sessione di prova, poi riascoltando selezioniamo il materiale che riteniamo interessante e lo assembliamo. L’improvvisazione e l’arrangiamento svolgono un ruolo fondamentale. Per esempio, la parte centrale del brano “Isaiah” è stata tutta improvvisata in studio di registrazione.
La vostra musica è molto essenziale ma spalanca alla mente una dimensione di sensazioni molto particolare. A voi che emozioni danno le song che componete?
Beh, quando hai a che fare con certe atmosfere è inevitabile una totale immedesimazione da parte dell’artista in quello che sta suonando, perché se il brano non riesce a trascinare con sè chi lo suona, figuriamoci un orecchio esterno. Per noi personalmente hanno qualcosa di malsano; il brano è uno sfogo creativo e ad esecuzione terminata ci troviamo spesso a guardarci in faccia stemperando il tutto con una risata.
Vi sentite completamente indipendenti nel vostro percorso musicale, oppure credete di dovervi ancora affrancare dai vostri modelli di riferimento?
Modelli di riferimento ce ne saranno sempre e ce ne saranno di nuovi, perché siamo entrambi voraci esploratori di musica delle più svariate forme e provenienze. E’ chiaro che si cerca sempre di “fondere” quello che è il nostro bagaglio musicale con la voglia di creare un qualcosa di personale. Parlo qui di “fusione” perché credo che “scoperta” ormai sia un concetto quasi del tutto superato.
Considerate i The Great Saunites un gruppo metal, o almeno rock, oppure pensate di appartenere a tutto un altro tipo di universo musicale?
Diciamo che “metal” è un termine che ci piace molto (perché “rock” è un po’ tutto e un po’ niente), ma siamo lontani anni luce da una forma classica del genere. Principalmente cerchiamo di essere un gruppo psichedelico, anche se non ci interessano molto le definizioni di stile perché credo che il continuo rifarsi a categorie contribuisce solo a ridurre il lavoro e la ricerca di un musicista ad una fruizione “easy” e quindi un po’ superficiale.
La psichedelia è molto importante nel vostro sound, cosa significa essa per voi?
Io penso che la musica, come tante altre forme d’espressione, se sostenuta da un moto d’animo può essere un mezzo per dare una sbirciata a ciò che è la vera indole di un individuo. Se ciò che ne scaturisce è da considerarsi psichedelico e quindi aleatorio, nella maggior parte dei casi quell’individuo è probabilmente instabile o completamente fuori di testa. Sinceramente mi sento orgoglioso di appartenere a tale categoria.
Usate tecniche o effetti particolari per creare il vostro sound? In molte parti del disco si fatica a credere che scaturisca tutto da una semplice strumentazione rock.
Non facciamo uso di particolari effetti perché prima di tutto non li sappiamo usare e secondo cerchiamo di rifarci ad una forma estetica più naturale (forse anche più datata e poco contemporanea) e meno “digitale”. Solo in fase di registrazione ci siamo divertiti a campionare delle parti vocali e stravolgerle per ottenere qualche tappeto di sottofondo alla struttura portante del pezzo (“Bythia”, “Isaiah”).
I tre brani dell’album hanno tutti dei riferimenti mistici, almeno per quel che riguarda i titoli. I testi trattano questo tipo di tematiche, magari sotto una luce ambigua e metaforica? C’è un filo conduttore fra i testi dei tre pezzi?
Diciamo che la linea vocale porta avanti in parallelo il discorso precedentemente affrontato riguardo alla composizione e la struttura dei pezzi. Premetto che i The Great Saunites sono un duo basso e batteria strumentale. Nel nostro ultimo lavoro abbiamo beneficiato della collaborazione di Welles (chitarrista dei Satantango) che ha svolto un lavoro vocale oserei dire superlativo, presentandosi una sera in studio senza avere idea di cosa dovesse fare ed improvvisando dei cantati di un sentimento e trasporto davvero raro, immedesimandosi pienamente nello spirito della registrazione. A livello di testi molte parole non risultano chiare proprio perché molte di quelle parole sono inventate e credo sia una cosa voluta: abbiamo registrato questo disco con l’idea d’oltrepassare una certa forma d’espressione e Welles non solo ci ha raggiunto, ma ci ha addirittura superato. I titoli dei brani, quindi, sono solo un appiglio dal quale partire per lasciarci trasportare in una visione, come hai detto tu, “mistica” del tutto.
Quante recensioni sono arrivate finora? Cosa dicono di voi?
Le recensioni a noi pervenute sono davvero poche (credo tre). Di quelle poche siamo però molto soddisfatti. Ne attendiamo altre, si spera altrettanto positive.
Finito un disco, è già tempo di prepararne un altro: come stanno proseguendo i lavori sul nuovo album? Cosa ci dobbiamo attendere dal vostro secondo capitolo discografico?
Il nuovo album è praticamente pronto. In questo periodo siamo in fase di mix con Luca Ciffo (Fuzz Orchestra) che ha curato anche la presa e se tutto va bene uscirà per novembre. Credo sia un lavoro decisamente più mirato e ancora più minimale perché è suonato semplicemente basso/batteria (che è la formula che utilizziamo dal vivo). Siamo molto soddisfatti del lavoro svolto ma si sa, l’ultimo figlio è sempre quello più caro.
Com’è la realtà musicale nella vostra zona? Non credo sia esattamente una delle più ricettive a una proposta come quella dei The Great Saunites.
Noi viviamo un po’ in una terrà di mezzo, cioè un po’ lodigiana ed un po’ piacentina e devo dire che ci sono davvero tanti gruppi interessanti che cercano di proporre una musica slegata da certe convenzioni e stilemi. Mi vengono in mente i Morkobot, che sono il nome più rappresentativo nello scenario musicale del lodigiano e ormai una realtà affermata nel panorama underground italiano, oppure i The Drop Machine, con i quali se tutto va bene faremo un mini-tour in Germania ad Ottobre. Purtroppo come sempre accade aumentano le persone che hanno voglia di proporsi e diminuiscono le persone che hanno voglia di ascoltare, e prestare orecchio ad una proposta come The Great Saunites necessita davvero molta pazienza ed un po’ di coraggio.
Avete avuto qualche esperienza live recente che merita di essere ricordata?
Non proprio, di recente abbiamo suonato a Milano in un centro sociale chiamato Cascina Torchiera e credo sia stata una delle situazioni migliori alle quali abbiamo partecipato. Ci siamo esibiti al centro della sala, senza un palco ed un impianto vero e proprio in mezzo al pubblico. Quella sera ricordo d’aver suonato davvero di merda ma lo scambio d’energie con un pubblico così attento e così vicino è stata una sensazione fantastica.
Se avete qualcosa da aggiungere a quanto detto finora, spazio libero a vostre considerazioni, pensieri, qualsiasi cosa vi salti in testa di dire.
In queste ultime righe volevamo ringraziare Giovanni Mascherpa e la redazione di Heavyworlds per la loro professionalità e disponibilità nella partecipazione al delirio Saunites. Grazie ragazzi, ce ne fosse di gente così!