– Ciao e benvenuti su Heavyworlds.com! Siamo felici di avervi con noi. Come state ragazzi?
Con questa estate piovosa ci sentiamo un po’ come in Inghilterra!
– Cosa ci dite della vostra storia? Come vi siete incontrati e in che modo avete deciso di mettere su questa band?
Ci conosciamo fin dai primi anni delle superiori, poi ognuno ha iniziato a suonare con la propria band. Ci siamo incrociati in vari concerti condividendo gli stessi palchi. Musicalmente ci siamo formati in modo indipendente. Cinque anni fa, io e Spino ci siamo incontrati a Lignano: di giorno facevamo i barman, la sera arrotondavamo con delle sessioni di busking nelle vie sul lungomare. L’intesa e il coordinamento musicale e vocale sono stati immediati. Così abbiamo deciso di chiamare Den al basso (assieme a Spino è il fondatore dei Moon in una precedente formazione poi abbandonata) e Piotre alla batteria: vecchi amici, nuovi propositi, molta energia e voglia di mettersi in gioco!
– E per quanto riguarda il nome? Come avete scelto “The Moon”? Ha un significato particolare?
È nato per caso, quando a Spino, con la formazione precedente, è stato chiesto di suonare a una festicciola privata con la sua band, alla domanda del nome della band da inserire nel volantino ha guardato in alto nel cielo e ha visto… The Moon. A quella festa ci siamo incontrati tutti per la prima volta: io e Piotre militavamo in un’altra band che si è esibita prima di quella di Spino e Den. Ma il nome “The Moon”, non ha niente a che vedere con la luna, è un simbolo, un riferimento malinconico e sognante…
– Quest’anno avete rilasciato il vostro secondo album, “Waiting For Yourself”, in perfetto stile British anni ’60. Come mai questa scelta, questo legame particolare con la tradizione beatlesiana?
Siamo affascinati da quel periodo magico, pieno di novità che oggi sono scontate. La semplicità, l’immediatezza, la ricerca di un suono adatto ma spontaneo, la capacità di gestire un arrangiamento al momento di creare un nuovo brano… È l’eredità degli anni Sessanta tout court.
– Si tratta senza dubbio di un genere di cui ormai si sente poco in giro. Cosa ci dite a riguardo? Sono ancora tanti i fan e gli amanti di questo tipo di musica? Sentite particolare supporto nel vostro lavoro, qui, nella vostra nazione?
Sì, forse si sente poco in giro. Però bisogna dire che quando c’è stata una british invasion (anni Sessanta, Novanta e qualcosa dopo il Duemila grazie all’Australia) la musica prodotta ha subito fatto scuola, è stata assorbita e fatta propria da molte altre realtà musicali. Mmmh… poco supporto logistico ma molto affetto da parte del pubblico, a cui in realtà il genere piace anche se non è tenuto molto in considerazione.
– Si tratta di un concept album, oppure ogni canzone ha una sua storia, una sua motivazione?
Nell’album Waiting For Yourself abbiamo inserito quelli che a noi sono parsi i nostri migliori brani composti dopo l’uscita del precedente album Lunatics. Quindi le canzoni sono indipendenti le une dalle altre.
– Quale di queste canzoni sentite maggiormente rappresentativa del vostro lavoro?
Direi tutte! Sono la crema di tre anni in cui abbiamo messo in piedi moltissime nuove canzoni e tra queste, quelle incise su disco, sono quelle più significative. Se devo fare una scelta tra le undici tracce, direi le prime quattro: Valium, Make It In The Easy Way You Know, Carolyna, Electric Level: sono una diversa dall’altra, dalla ballad alla canzone acustica, dal rock che tira dritto a unsound più colleggiale e garage. Mi pare dimostrino bene le capacità della band.
– Quali sono le vostre maggiori influenze e i vostri background musicali?
Provenendo da esperienze diverse, all’interno della band ognuno ci mette il proprio. Non è possibile individuare background ben definito: dagli anni Cinquanta con il rock’n roll agli anni Novanta con il grunge. Tutto ciò che ci piace entra in circolazione nel nostro organismo e fuoriesce come portato musicale.
– Avete in programma un tour per presentare il nuovo album?
Qualche data estiva in zona ce l’abbiamo, ma puntiamo all’autunno per poter uscire dalla provincia di Udine e far conoscere il nostro lavoro a un pubblico più vasto.
– Se doveste fare una top 5 dei vostri album preferiti, quali sarebbero e perchè?
Ti dico i musicisti: Elvis Presley, The Beatles & Rolling Stones, Clash, Police, Oasis, Alice In Chains. Perchè? Immediatezza, emozionante potenza, good vibes e flower power con quel po’ di sana attitudine rock dei personaggi.
– E’ tutto per ora, grazie per il vostro tempo. C’è qualcosa che volete dire ai vostri fan o ai lettori di Heavyworlds.com?
You can always see the moon in the sky, but… have you ever heard it? Stay tuned & always make it in the easy way you know.