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Unisonic – Michael Kiske

A cura di Fabiana Spinelli

A pochi giorni di distanza dall’attesissima uscita del debut album degli Unisonic (leggi qui la RECENSIONE), abbiamo scambiato quattro chiacchiere con il blasonato singer della band, Michael Kiske. Dopo un imponente tour promozionale, Kiske ha ancora tanta voglia di parlare di questo gruppo e del suo ritorno in grande stile alla scena metal, abbandonata per 17 lunghi anni. Ci troviamo davanti un musicista affabile e disponibilissimo, aperto a soddisfare tutte le nostre curiosità, con la battuta sempre pronta e una gentilezza che colpisce veramente. Kiske è entusiasta di questa nuova band, ci parla del suo rapporto con Kai Hansen e dello stato d’animo dei suoi compagni di avventura, ma c’è anche spazio per la riflessione personale e per qualche aneddoto divertente. Ecco il resoconto della nostra piacevolissima conversazione, godetevi le parole di un professionista da cui c’è veramente tanto da imparare! A voi audio e trascrizione della chiacchierata! Enjoy!

Ciao Michael, grazie per il tempo che ci stai dedicando, sono molto orgogliosa di avere questa occasione per parlare con te! Finalmente l’attesa per l’uscita dell’album degli Unisonic sta per finire,  tra pochi giorni sarà in tutti i negozi, come ti senti?

Sono molto emozionato, anche se abbiamo ancora molte cose da fare, ci stiamo preparando per il tour che inizia a maggio e le cose da organizzare sono davvero tantissime! Ma è una sensazione stupenda, non vedo l’ora di sapere che cosa accadrà!

Nel momento in cui Kai è entrato a far parte della band, tutti hanno iniziato ad immaginarsi la pubblicazione di un album power metal. Invece si tratta di un album molto vario, con influenze metal, hard rock, che ricordano i Pink Cream 69 e i Place Vendome. Sembra che in questo gruppo vi completiate molto a vicenda, sei d’accordo?

Vedi, siamo tutte persone molto diverse, ma quando Kai si è aggiunto alla band ovviamente ha portato tanto metal, anche se è arrivato più tardi degli altri, quindi probabilmente la sua influenza sarà maggiore sul prossimo album. Ci piace pensare che manteniamo tante sonorità diverse, come quelle dei gruppi che hai nominato tu, o anche quelle dei primi tempi negli Helloween, quando io e Kai abbiamo iniziato a suonare insieme. Ricordo che il “Keeper I” fu un enorme passo avanti rispetto al sound precedente, poi uscì il “Keeper II” ed era davvero diverso, il sound era migliorato ancora! Quando ascolti questi album, senti che ci sono molti generi, alcune canzoni sono speedy metal, altre molto melodiche, anche pezzi storici come “Dr. Stein”, “I want out”, “Future World” , “Rise and Fall”, “A little time”, sono molto diversi tra loro. Anche negli Helloween c’era questo equilibrio tra metal e rock, hard rock, anche pop a volte e penso che questo sia davvero importante, perché tieni alto l’interesse, anche per te stesso. Oggi non è cambiato molto per me, ma anche per gli altri è così, ognuno di noi ha le sue esperienze, ha influenze differenti, ci piace tenere la mente aperta ad ogni possibilità. Ci piace definirci una rock band che non ha paura di suonare metal e qualsiasi altra cosa!

Tutto questo si capisce da pezzi come “Never change me”, “Never too late” o la bellissima “No one ever sees me”, date l’idea di una band completa ed affiatata, non il progetto di Michael Kiske e Kai Hansen.

Oh assolutamente! Anche il processo di composizione di queste canzoni è opera di tutta la band al completo! È ovvio che io e Kai siamo quelli un po’ più sotto i riflettori, ma agli altri sta benissimo, perché non significa che loro siano meno importanti di noi, anzi! Sì, siamo assolutamente una band a tutti gli effetti!

E dopo 17 anni lontano dal palco, sembra che tu ora ti stia divertendo un sacco! Ti ho visto sul palco del Masters of Rock con i Gamma Ray, ma si può vedere anche dai video degli Unisonic in Giappone, sembri finalmente libero di esprimerti al meglio con questa band. Come ti senti sul palco?

Vedi, io sono sempre me stesso, non importa che sia sul palco o no, ma ovviamente quando passa tanto tempo dall’ultima volta che hai fatto qualcosa… bè, all’inizio ti senti un po’ sotto pressione! C’è un po’ di tensione e devi sicuramente ritrovarti pienamente, ma dopo un po’ tutto cambia e devo dire che ora sono veramente a mio agio sul palco, sto cercando davvero di divertirmi e farlo per me stesso in primo luogo.

Se ti diverti sul palco, il pubblico lo percepisce e si diverte a sua volta, è questa la ricetta migliore!

State riproponendo diverse canzoni degli Helloween, come “A little time”, che proviene addirittura dal periodo III Prophecy, è forse un modo per riscoprire le tue origini?

Sai che all’inizio, durante i primi show con gli Unisonic quando ancora Kai non era nel gruppo, dovevamo suonarle perché non avevamo abbastanza materiale nostro! Quindi abbiamo fatto pezzi del progetto Place Vendome, i miei vecchi pezzi… poi è arrivato Kai e sarebbe davvero stupido non fare le nostre vecchie canzoni! Al pubblico piace tanto sentirle, io stesso mi entusiasmo quando canto una canzone scritta da Kai, perché mi riporta davvero alle origini e penso a quegli anni in cui era veramente fondamentale l’apporto di Kai. Tutti pensano che certi vecchi pezzi sembrino  più vicini  alle versioni originali ora che siamo noi a suonarli, ma questo accade solo perché quelle canzoni sono davvero di Kai e le ho cantate io a suo tempo, per cui è ovvio che suonino bene anche oggi! Ma per me è davvero divertente riprendere certi pezzi, alcuni non li cantavo davvero da almeno 20 anni, mi piace tornarci su!

In effetti, moltissime persone pensano che tu oggi sia un cantante decisamente migliore rispetto a 20 anni fa.

E lo penso anch’io! [ride di gusto ndf.]

Ma secondo te, che cos’è veramente cambiato nel tuo modo di cantare, che evoluzione c’è stata dal 1987 ad oggi?

Prima di tutto ero un bambino! Davvero, ero un teen-ager , quindi sicuramente sono cambiate cose molto ovvie:  prima di tutto a 18 anni le tue corde vocali non sono nemmeno del tutto formate, di solito per un uomo  questo avviene intorno ai 30 anni. E un altro fattore importantissimo è la personalità; a quell’età sei davvero un bambino, ora ho 44 anni e ho così tante esperienze sulle spalle, sono una persona completamente diversa e questo ovviamente influisce sul mio modo di cantare.

Semplicemente, racconti meglio la tua storia quando hai l’esperienza dalla tua parte, è come quello che si dice del vino o altre stupidaggini simili. Come per chi gira dei film, più vai avanti più accumuli esperienze, idee; cantare, ma anche fare musica in generale, richiede molta interpretazione personale, quindi più elementi personali riesci ad esprimere, più cresci e migliori come musicista.

Quindi come mai molti tuoi progetti in passato non hanno funzionato del tutto? Penso ad esempio ai Supared, non hai trovato la giusta occasione fino agli Unisonic? Eppure hai preso parte ad ottimi progetti, come i Revolution Renaissance, addirittura si diceva che anche gli Iron Maiden ti avessero chiamato per sostituire Bruce Dickinson.

Vedi, quei progetti non sono andati male a livello di vendite, ma con gli Unisonic è stato tutto molto naturale, l’interesse è stato subito grandissimo e soprattutto, l’impegno e la promozione che puoi avere con un gruppo non sono certo gli stessi che puoi sperare di ottenere con un album solista. Inoltre, con gli album solisti avevo voglia di fare qualcosa di diverso da ciò che avevo fatto in passato, prima per non ripetermi ovviamente, ma anche per cambiare e staccarmi da un nome e da un genere di musica predefinito. Non m’importava moltissimo di quanto successo commerciale riuscissi ad avere, non mi aspettavo nemmeno le vendite che in realtà ho fatto. I Supared in realtà erano un progetto solista, ho dato un nome al gruppo perché volevo rimettere su una band, ma non era il momento giusto: non puoi decidere di avere una band, semplicemente deve accadere, così come è successo per gli Unisonic.

Puoi anche prendere cinque persone, dargli un nome e farle suonare insieme, ma non sono una band. Una vera band ha una certa chimica al suo interno, quando tu personalmente senti di migliorare accanto agli altri musicisti, bene allora in quel momento fai parte di un gruppo. Questo è quello che sento in questo momento con gli Unisonic!

E a proposito di questa chimica, l’avevi già trovata negli Unisonic nel momento in cui hai proposto di aggiungere anche Kai?

Sì decisamente. Abbiamo iniziato come un quartetto nel 2009, ma secondo me i processi di scrittura del materiale andavano troppo lentamente, stavamo tirando fuori dell’ottimo materiale, ma spesso alle canzoni mancava qualcosa. Nel 2010 ho iniziato a pensare che sarebbe stata un’ottima idea aggiungere un secondo chitarrista,  qualcuno che portasse il suo contributo anche nella scrittura delle canzoni. Avevo un mio amico in mente, ma gli altri non erano molto convinti; poi è iniziato il tour di Avantasia e mi sono ritrovato sul palco con Kai. Ho sempre avuto ottimi rapporti con Kai, sia negli Helloween che dopo, sono stato ospite per qualche brano dei Gamma Ray e Kai mi ha aiutato molto con il mio primo album solista, insomma, ci siamo sempre frequentati, ma non avevamo mai preso in considerazione l’idea di formare una band. Finchè non ci siamo ritrovati insieme sul palco per Avantasia, con un feeling incredibile! Abbiamo iniziato a parlare e abbiamo deciso che dovevamo assolutamente fare qualcosa insieme, di nuovo. Poi Kai ha suggerito di entrare a far parte degli Unisonic e da quel momento tutto è diventato molto chiaro per me!

Quindi anche tutti gli altri sono stati subito d’accordo all’entrata di Kai Hansen nella band?

Dopo il tour con Avantasia, ho scritto una mail a Kosta [Zafiriou, manager e batterista ndf.] chiedendogli che cosa ne pensasse dell’idea di Kai di unirsi agli Unisonic, e lui ne è stato subito entusiasta! Ovviamente poi ci siamo riuniti tutti e ne abbiamo parlato, anche Kai doveva ancora conoscere Dennis e Mandy, ma tutto è andato benissimo perché tutti erano molto felici della cosa.

E in effetti trasmettete molto bene questa sensazione! Per molto tempo dopo la tua uscita dagli Helloween, sono state dette molte cose negative, a volte anche molte bugie, molti fraintendimenti su di te e sulla tua opinione del pubblico e dell’ambiente metal in generale. Ma la gente, i tuoi fans, non hanno mai smesso di supportarti ed amarti, non ti hanno mai dimenticato e questo secondo me è un caso davvero unico nel metal music business, cosa ne pensi?

Credo che tu abbia proprio ragione! Ero davvero molto frustrato, la fine della mia carriera negli Helloween è stata molto dolorosa per me, specialmente a livello umano, per molti anni mi sono ritrovato davanti sempre cose molto negative, molto rancore e ne ho passate tante. Io volevo far musica perché era la mia passione! Era molto semplice, non ho iniziato a far musica per diventare ricco, per le ragazze, per le feste… io volevo solo fare la mia musica, adoravo i Maiden, i Priest, ed ero eccitatissimo all’idea di essere anch’io in un gruppo metal! E dopo un po’ tutto ha iniziato ad andare male, ero molto contrariato, non mi piacevano molte delle cose che vedevo e molti elementi della scena metal, anche tra il pubblico. Questo succede quando sei lontano dal pubblico, è facile fraintendere e giudicare male; io sono una persona molto religiosa, credo in Dio e credo nel Bene, nelle persone buone, nell’amicizia e nella fiducia, credo nell’umanità e c’è una parte della scena metal che glorifica i valori opposti ai miei, l’inumanità, il satanismo. Molti trasmettano ai fans più giovani delle idee sbagliate, che sei più fico se dici più stronzate, che non avere cuore fa di te un vero uomo, sono del tutto contrario a questo genere di cose. Negli anni che sono stato lontano dalle scene, ho studiato moltissimo, ho studiato molta filosofia, letteratura, teologia e scienze naturali, e sono diventato molto più sensibile, accumulando molta rabbia per alcune cose che avevo vissuto.

E questo mio atteggiamento non è cambiato finchè non mi sono ritrovato più vicino al mio pubblico, finchè non mi sono riavvicinato a certe sonorità, con  i Place Vendome ad esempio, che erano già molto più rock.

Ma ho cambiato idea sul pubblico in generale solo ritrovando i miei fans, ad esempio allo Sweden rock del 2010, dove c’erano veramente tantissimi fans e non erano per niente satanici! [ride, ndf.] C’è una parte di pubblico che non mi piace nel metal, ma la maggior parte delle persone sono solo amanti del buon rock che vogliono divertirsi, ai nostri show vedo gente così e la adoro, sono tutti molto gentili ed amichevoli e questo è stato un toccasana per me. In 17 anni avevo accumulato così tante esperienze negative che le avevo amplificate e riversate anche sugli altri, ero troppo lontano dalla gente e avevo una visione sbagliata della scena metal, generalizzata. Allo Sweeden c’erano migliaia di persone e c’erano tutte queste vibrazioni positive che venivano dal pubblico ed è stato stupendo; dopo lo show avevamo una signing session e c’era tutta questa gente in fila con quasi… ma che dico quasi, con tutto quello che ho pubblicato nella mia vita, da farmi autografare! Persone di tutte le età, dai teen-agers alle persone della mia età e anche più vecchie, erano lì per me e questo è stato bellissimo, ed è stato molto importante per me! Io non sono uno che parla tanto per dire qualcosa, dico sempre quello che penso e a molte persone questo non piace, ma in questo momento posso dirti che è veramente la cosa più importante per me essermi riavvicinato al mio pubblico!

Come ti dicevo prima, con Avantasia sono stato in Sud America per la prima volta, ed è stato esattamente come hai detto tu: i miei fans non mi avevano dimenticato! Tutto il pubblico ad un certo punto si è messo ad urlare il mio nome, è stato incredibile, gli ultimi tre anni per me sono stati una sorpresa continua, se devo essere onesto!

Tutto questo è fantastico, ma tu hai scritto anche un libro sulla tua visione della musica e dell’arte, “Kunst und materialismus”, magari scriverai qualcos’altro dopo queste esperienze?

Giusto, ho scritto quel libro e penso ancora le stesse cose! Certo, il libro è molto vecchio, avevo una ventina d’anni quando l’ho scritto, ora molte cose le potrei esprimere meglio, ma la penso ancora allo stesso modo!

Non sopporto quando il mercato e le etichette discografiche vogliono controllare la musica, sono davvero convinto che i gruppi debbano essere quello che credono, così come i critici, non si fa musica per piacere a loro, devi cercare di liberarti da tutto questo e fare ciò che ritieni sia meglio per te e per il tuo gruppo.

Ti devi costruire il tuo pubblico, non far musica per piacere ad un determinato seguito già precostruito,  come spesso purtroppo accade oggi. Sono sempre convinto che i soldi uccidano la cultura, ovviamente i soldi servono e in qualche modo dobbiamo guadagnarli, ma questo non deve avere niente a che fare con la creatività, questa è una cosa che i fans capiscono meglio dei musicisti. Ci sono tanti ottimi musicisti lì fuori, che ragionano in questo modo, ma non sono mai abbastanza, ci sono sempre troppi musicisti ipocriti, che suonano esclusivamente per i soldi. Intendiamoci, non che io colpevolizzi il guadagnare dei soldi, ormai la nostra società gira intorno a questo, ma io semplicemente non credo in una canzone o in una performance che non provenga direttamente dal cuore, se scrivi un pezzo pensando che è il pezzo per scalare le classifiche, non può funzionare! È fantastico quando le classifiche le scali con la tua musica, no? La musica deve essere libera, questa è sempre la chiave per il successo, è sempre stato il mio approccio e questo è quello di cui parlo in “Art and materialism”.

Rimanendo sempre in tema, a questo punto penso che i giornalisti e i critici stiano sognando una reunion degli Helloween più dei fans. Il vostro pubblico è concentrato sugli Unisonic, c’è molto entusiasmo e grande attesa per il tour, non mi pare che stiano aspettando una reunion degli Helloween con te e Kai, mi pare che sia più una speranza di chi vuole vendere qualche copia di giornale in più…

La penso esattamente come te! Una reunion con gli Helloween non avrebbe molto senso, soprattutto perché non sono molto amico di Michael Weikath, quindi perché rimettersi a far musica con qualcuno con cui non vai d’accordo? Non ha molto senso, si dovrebbe fare per il nome? Ok, il nome porterebbe molti benefici commerciali, ma tutto si fermerebbe lì! Perché mai dovrei pensare di sostituire Dennis Ward con Markus Grosskopf? Non ho assolutamente nulla contro Markus, è una brava persona, ma io voglio suonare con Danny, è un produttore, un compositore, è un mix letale di risorse! Stessa ragione per cui non avrei motivo di sostituire Mandy con Michael Weikath, non ne vedo il motivo, sto bene così e ho già nella band la parte degli Helloween che preferisco!  Penso che gli Unisonic siano una band migliore di quanto potrebbe mai essere una reunion degli Helloween, perché in questa band c’è della genuinità, cosa che non ci sarebbe se io e Kai tornassimo negli Helloween, perché non siamo buoni amici! Non abbiamo avuto un passato grandioso, abbiamo avuto un paio d’anni davvero fantastici, ma poi  tutto è diventato un incubo per me.

Sono perfettamente d’accordo con te e devo dire che sia su Facebook che on line in generale, si legge un grande entusiasmo dei fans per gli Unisonic, intesi come gruppo nella sua totalità!

Ma infatti! Alla fine è solo un nome, che il gruppo si chiami Unisonic o Uova Sode o qualsiasi altro nome, che importa? L’importante è avere dei musicisti che suonano insieme e che hanno voglia di farlo!

Bene Michael, siamo arrivati alla fine della nostra chiacchierata, spero che ci rivedremo a Milano, a giugno per il Gods of Metal, ma ti dico che i fans italiani sperano di vedere gli Unisonic in qualche altra data nel nostro paese entro la fine dell’anno!

Oh sì, certo! Ti dico che stiamo ancora pianificando il tour e tutto il resto, abbiamo molti festivals da fare in estate e qualcosa anche in autunno, è presto per dire dove suoneremo,  ma faremo sicuramente delle date da headliners prima della fine dell’anno e sono assolutamente sicuro che passeremo anche dall’Italia!

Fantastico! Magari vi vedremo in tour con i nostri Trick or Treat, che tu conosci molto bene per aver collaborato con loro…

Sì è vero, potrebbe essere un’idea! [ride ndf.]

Allora per il momento Michael ti ringrazio davvero tanto per la tua gentilezza e disponibilità, leggeremo presto le tue parole su Heavey Worlds!

Grazie a voi per il vostro interesse e a presto!