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While Heaven Wept – Tom Phillips

Traduzione a cura di Eleonora Petti

– Ciao Tom, grazie per il tuo tempo. Innanzitutto, come stai?

Tutto bene, grazie! E’ una giornata piuttosto piena, in quanto “SAA” è stato rilasciato in Europa proprio questa mattina!

– Cominciamo dal parlare di “Suspended At Aphelion”, il tuo nuovo album. Vuoi presentarlo ai tuoi fan italiani?

“Suspended At Aphelion” è essenzialmente un incapsulamento di 25 anni di While Heaven Wept, non in un album, ma in una canzone; è soltanto lunga 40 minuti e richiama ogni era dei WHW in uno…da “Lovesongs Of The Forsaken” a “Fear Of Infinity”! Non ci sono “singoli” legittimi- bisogna prenderlo come un intero, ed in più è stato registrato e masterizzato in modo tale da assicurarsi che fosse il più organico e dinamico possibile!

– “Suspended At Aphelion” può essere descritto come la vostra release maggiormente sperimentale…qual è stato il processo di stesura dei brani della band?

Inizialmente, come con tutti i nostri lavori, è stato privo di sforzo; è uscito fuori in maniera perlopiù continuativa nel corso di tre mesi, dalla fine di dicembre 2011, all’inizio di marzo 2012. Questo processo non è materia di pensiero o sforzo…ho semplicemente condotto la musica esattamente come veniva fuori…si è scritta da sola. L’unico momento in cui abbiamo realmente messo nero su bianco o compiuto qualche sembianza di sforzo è stato con gli arrangiamenti- fondamentalmente già distribuiti – la canalizzazione della musica attraverso strumenti diversi – e poi sicuramente la lavorazione dei testi in una narrazione d’impatto (sebbene questi derivati più avanti anche dalle rivelazioni ottenute della ricerca dell’anima).

– Avete scelto di realizzare il video-singolo per “Souls In Permafrost”…in una tracklist così varia, è stato difficile scegliere una traccia che spieghi cosa le persone devono aspettarsi questa volta dai While Heaven Wept?

Tutte le lavorazioni dei lyric video sono niente di più che strumenti per promuovere la band in un paio di modi: innanzitutto, molti fan hanno atteso con il fiato sospeso per tre anni, e noi volevamo rivelare un assaggio al più presto, una sorta di premio per la loro pazienza e devozione. L’altro scopo era certamente quello di fornire alcune informazioni sul disco nel suo complesso – per il pubblico in generale. E quella è stata la sfida maggiore in quanto “SAA” non è fatto per essere ascoltato in pezzi; come già sottolineato, non ci sono attualmente dei “singoli” nel vero senso della parola su quest’album. Detto questo, abbiamo capito abbastanza subito che gli scorci che avevamo voluto fornire al pubblico erano le parti 2, 4, 7, 9 e 10…in quest’ordine, in quanto quelli rappresentano davvero le varie sfaccettature dell’album. Sapevamo da sempre che “Icarus And I” sarebbe stata la prima, seguita da “Souls In Permafrost”, e poi “Reminiscence Of Strangers/Lifelines Lost”. Volevamo rilasciare anche “Heartburst” allo stesso modo, ma non eravamo sicuri del quando o come sarebbe trapelata (alla fine Pitchfork è stata presentata in anteprima giorni antecedenti a “Permafrost”). In ogni caso, non è stata una vera e propria battaglia lo scegliere tra le tracce, in quanto ci è sembrato piuttosto ovvio, chiamatela intuizione o soltanto il riassunto dello scopo dell’album e di ciò che si propongono i WHW.

– L’atmosfera che si respira nell’album è scura e surreale…è stato difficile trovare la giusta combinazione tra la musica e la produzione, al fine di dare al concept un habitat perfetto?

Considerando che abbiamo ascoltato ciò che la musica ci stava dicendo: assicurandoci che qualsiasi cosa abbiamo fatto è stata organica, dinamica, naturale, umana.. E’ come le “cianografie”. E non appena Mark Zonder ha registrato la batteria, ha stabilito la direzione che tutti gli altri avrebbero seguito, per cui avendo fatto molta attenzione allo sviluppo dei timbri/tonalità, il resto è stato soltanto una questione di suonare con anima e cuore – cosa che noi abbiamo sempre fatto – ma in questo caso lo scopo non era il raggiungimento della “perfezione”, quanto invece di una sorta di “umana imperfezione”. E le emozioni sono semplicemente inerenti alla musica…intendo dire, tutto viene tratto dalle esperienze della vita reale, per cui non è difficile delineare qualcosa su di esse.

Se diamo un’occhiata alla tracklist, le prima canzoni sono più lunghe di quelle successive. Dipende dal concept dei testi o è soltanto l’evoluzione della musica che avete creato?

E’ semplicemente il modo in cui “SAA” si è sviluppato; non c’è nessuna canzone indipendente o individuale – intendo dire, “Heartbust” è come una completa “canzone dentro una canzone”; ad ogni modo fa però troppo parte di un intero più ampio. Le differenti sottosezioni di “SAA” rappresentano i capitoli dello stesso libro. Spesso un cambiamento dell’atmosfera o un’evoluzione motiva, per cui talvolta queste sono fugaci, talvolta più allungate. Dal momento che i testi sono stati realizzati successivamente alla musica, hanno veramente poco impatto sulla suddivisione dell’album, ma riflettono certamente il ritmo dell’umore della musica, in una narrazione lineare.

– Nella stesura dei brani dei While Heaven Wept possiamo trovare elementi tratti da stili diversi, dal progressive alla classica, dal metal all’ambient…come band con una proposta musicale così “illimitata”, è stato difficile seguire una certa linearità nel songwriting? Vi siete imposti dei limiti durante la composizione?

L’unica limitazione è che tutto doveva venire fuori come una rivelazione e doveva essere sentito con sincerità; non scriviamo musica nel senso tradizionale del termine, non è mai concepita in partenza o forzata, deve venire naturalmente dal cuore. Tutti questi diversi stili musicali sono semplicemente radicate nel nostro DNA; i membri dei WHW (e i nostri ospiti in questo caso) devono avere avuto a che fare con (o ce l’hanno ancora in alcuni casi) Death, Doom, Black, Prog, e Classic Metal band negli anni, esattamente come gli ensemble Jazz e classici in pochi altri casi. Nel passato mi sono sentito più risoluto nel segregare anche le mie proprie influenze, in ogni caso ho però realizzato che finchè è sincera, non è importante quale sia il genere di musica, è sempre firmata WHW. Intendiamoci, tendiamo a dimorare in luoghi scuri, per cui è improbabile ascoltare anthems o inni d’ispirazione haha!

– “Suspended At Aphelion” include la partecipazione di ospiti come Marc Zonder, Victor Arduini, Christopher Ladd e Mark Shupin. Com’è stato il loro approccio alle nuove canzoni dei While Heaven Wept? Hanno aggiunto o cambiato qualcosa durante le registrazioni?

Chris and Mark Shuping hanno essenzialmente suonato leggendo gli spartiti che avevo dato loro, ma ero anch’io in studio mentre registravano e sia Kevin (il nostro sound engineer) che io abbiamo tentato di persuaderli a includere dei dettagli personali, incoraggiandoli a scavare dentro le emozioni più profonde. Entrambi erano necessari a raggiungere quell’elemento puramente umano che cercavo.
Per quanto riguarda Zonder e Victor, a loro è stato lasciato abbastanza spazio. Nel caso di Victor, l’epicità della chitarra nei soli che riempiono le parti 9 e 10 è per il 99,9% sua libera espressione. Infatti, avevo soltanto chiesto che cambiasse due note nella linea armonica, e dal momento in cui ho realizzato un piccolo passaggio da me, abbiamo deciso di avere un piccolo scambio per un attimo e c’è da dire che avere un dialogo musicale con uno dei miei amici ed eroi è stato veramente speciale!
Mark Zonder ha definitivamente cambiato il panorama dell’album con la sua firma musicale e il suo stile, per cui la creazione è stata alterata in tutto ciò che la componeva da capo a fondo, comprese le linee di basso di Jim. Le parti di batteria sono venute fuori molto più interessanti di quelle che avevo registrato nel demo, essendo state riempite di accenti e sincopati; sono sicuro che gli sarebbe piaciuto fare ancora di più, ma per me era importante che ci fosse qualche parvenza dell’approccio storico dei WHW…in ogni caso, ha spinto davvero le cose attraverso un approccio firmato Bathory, che prendiamo per il materiale basato sulle terzine, in particolare nelle parti 2 e 8.

– Da “Fear Of Infinity” non siete più una band “indipendente”, avendo raggiunto un accordo con una delle più importanti etichette a livello mondiale. Questo ha cambiato in qualche maniera il modo di vedere la band, specialmente nell’organizzazione?

Il nostro accordo con la Nuclear Blast ci ha sicuramente portati a prestare maggiore attenzioni ai dettagli riguardanti l’aspetto commerciale delle cose, e ci ha offerto una visione profonda del funzionamento delle cose all’interno di una casa discografica di successo – dal lato promozionale a quello pragmatico. E’ stato davvero diverso per me per primo lavorare con un team di persone, essere con le “mani in alto” come sono stato per decenni – e sono ancora – ma mi sono abituato a delegare i compiti a persone che hanno sicuramente maggiore esperienza nei loro campi, di quanta non ne abbia io! Per quanto riguarda il risultato musicale o qualsiasi cosa riguardi l’aspetto creativo, l’etichetta non ha comunque nessun tipo di influenza, anche se mi piace discutere avanti e indietro con loro delle idee riguardanti cose come titoli, formati, e in qualche misura dell’artwork – dobbiamo viaggiare sulla stessa lunghezza d’onda riguardo queste cose. E non ho dubbi che loro sappiano cosa sta per essere esposto sugli scaffali, anche se non sono esattamente il tipo che non abbia in qualche modo provvisto agli scaffali della Tower Records per una decina di anni!

– La musica dei While Heaven Wept è abbastanza complicata per essere suonata live, lo so, ma avete in programma qualche concerto per il futuro?

Assolutamente! Siamo stati molto più attivi da “Vast Oceans Lachrymose”. Abbiamo fatto molti più concerti negli ultimi 5 anni che nei totali 20 precedenti! Stiamo senza dubbio lavorando a qualcosa dietro le quinte, e la nostra agenzia si sta occupando di questi! Il nostro primo obiettivo stavolta è raggiungere la maggior parte dei posti in cui non siamo ancora stati, e penso che questo sforzo sarà un successo, e siccome non ci occupiamo di preparare le cose per particolari festival o serate come band di supporto, dovremmo fare abbastanza concerti da headliner, per cui avremo molto da dire sugli itinerari! Perciò, fidati che raggiungeremo sicuramente anche l’Italia, finalmente! Questa è una delle singole, più alte priorità considerato che i nostri album sono stati rilasciati dalle label locali dal 1998 al 2010!

– “Fear Of Infinity” vi ha dato la possibilità di suonare in vari festival europei e nordamericani…ma qual è la situazione migliore in cui ascoltare i While Heaven Wept: i festival o le serate nei club?

Per quanto mi riguarda, preferiamo gli show nei club, in quanto vogliamo essere più vicini possibile al pubblico – è una relazione realmente simbiotica e abbiamo bisogno della loro energia, definisce la performance senza dubbio in maniera maggiormente emotiva. I festival sono fantastici per farsi ascoltare da tanta gente, e sono meravigliosi quando c’è una gran quantità di gente nel pubblico, ma c’è sempre il problema della distanza, e davvero preferiamo approcciare al pubblico direttamente; ogni concerto è un’esperienza comune – non riguarda soltanto la band, ma soprattutto la band e il pubblico, ecco perchè improvvisiamo tanto, per assicurare ad ogni show qualcosa di speciale per il pubblico, qualcosa di unico in quella notte. Detto questo, ci sono delle eccezioni, in quanto a festival, degne di nota, che non posso non menzionare: l’Hammer Of Doom (e la sua controparte Keep It True), l’Up The Hammers, e il ProgPower USA sono eventi veramente speciali, ai quali ci sentiamo veramente onorati di prendere parte – e sarà piacevole farlo ogni volta che verremo invitati.

– Nel 2014 avete raggiunto i 25 anni di carriera e l’unico membro permanente sei tu: come hai visto evolvere i While Heaven Wept negli anni?

Naturalmente; non c’è stato mai uno scenario in cui abbiamo programmato qualcosa o speso quantitativi eccessivi di tempo a pensare, è stato sempre qualcosa di intuitivo, sincero, una rivelazione. Sono orgoglioso di dire che non abbiamo mai compromesso la nostra integrità, e i rimpianti sono pochi. Sono anche fiero che non abbiamo mai ceduto alle critiche o ai riconoscimenti, e che non abbiamo mai rilasciato il secondo album due volte. La parte migliore è che siamo in un “periodo d’oro” per quanto riguarda la creatività e in termini di attività; sembra che in 25 anni abbiamo appena iniziato. E siamo tanto presi quanto lo eravamo all’inizio, anzi, forse addirittura di più.

– Ok Tom, abbiamo finito. Grazie per il tuo tempo. Puoi salutarci o aggiungere qualcosa se ti va.

Grazie! Per l’opportunità di parlare del nuovo album e per il supporto ai WHW in generale! Speriamo che ognuno raccoglierà il nostro invito e ascolterà l’album completamente diverse volte..in quanto soltanto lungo il cammino potrà rivelarsi!