Mentre la frangia più fighetta del metal si sarà riunita in massa a Milano per vedere i loro nuovi idoli Asking Alexandria (che poi tra due anni chi se li ricorda più?), un pubblico quantomai eterogeneo si è ritrovato in un piccolo ma magico locale dell’Oltrepo pavese per prendere parte ad uno dei più bei concerti a cui abbia assistito in vita mia. Certe volte le cose sembrano seguire un karma e in questa serata tutto quello che poteva andare bene ha deciso di farlo: la neve fuori crea la giusta atmosfera, tutto lo staff della serata (tour manager ed eyecarver a cui va un sentitissimo grazie!) che mi hanno permesso di fare le interviste nonostante qualche disguido logistico, una acustica perfetta e tre band in stato di grazia che sembravano essere un tutt’uno col pubblico.
SOROR DOLOROSA
Ammetto candidamente che il primo gruppo era un mistero assoluto per me, a parte un ragazzo conosciuto in serata che li aveva definiti come “un incrocio tra Depeche Mode ed Alcest”. Quando il gruppo esce sul palco la curiosità aumenta: con un bassista che sembra uscito da una comune hippy degli anni 70, un chitarrista dinoccolato e vampiresco ed il cantante veramente simile al Peter Murphy degli esordi il pubblico sembra davvero disorientato! Poi attaccano le prime note e la visione musicale dei Soror Dolorosa diventa chiara: un post-punk molto influenzato da gruppi anni 80 quali Bauhaus e Christian Death con un a spruzzata di metal nei suoni a irrobustire il tutto. La performance è veramente buona, soprattutto quella del cantante, molto sofferta ed intensa. Qualche sparuto fan canta le loro canzoni, il resto del pubblico si lascia coinvolgere, io in particolare ho apprezzato qualche intermezzo strumentale quasi vicino al doom su cui lasciar ciondolare la testa. Dopo cinque lunghi brani il gruppo lascia il palco per dare spazio ai Les Discrets.
LES DISCRETS
Dopo una pausa per il cambio strumentazioni decisamente breve (neanche il tempo di mangiare qualcosa!) sale sul palco il terzetto transalpino, privo dal vivo di Audrey Hadorn ma con Neige sorridente al basso e il mastodontico Zero a chitarra e backing vocals. Questa volta la musica cambia nel senso che una parte sostanziosa del pubblico conosce, apprezza il gruppo ed interagisce con i musicisti. Fursy Teyssier, deus ex machina dei Les Discrets, è veramente in uno stato di grazia e la band sfoggia una performance fenomenale, non tanto lunga ma veramente intensa, rovinata solo in parte dalla rottura di un cavo del microfono che fa un po’ arrabbiare l’elegantissimo cantante/chitarrista. Il momento più alto a parere mio è l’esecuzione nella parte centrale di due brani del nuovo disco appena uscito: “Le mouvement perpétuel” con quell’arpeggio ipnotico trasporta letteralmente il pubblico in un’altra dimensione, mentre “Le Traversée” con il suo dinamismo creato da situazioni eteree alternate a bordate elettriche smuove decisamente le prime file. Il fatto di avere dietro le pelli un mostro di bravura come Winterhalter non può che essere un altissimo valore aggiunto per ogni band; nei Les Discrets dal vivo si rivela anche un musicista intelligentissimo in grado di dosare la propria potenza nei frangenti più intimi per poi pestare come un fabbro quando la necessità lo impone. Veramente un gran concerto che lascia un bel sorriso stampato sul volto di molti dei presenti.
ALCEST
Appena finiscono i Les Discrets nessuno tra il pubblico si muove di un passo per non perdere le posizioni privilegiate sotto il palco. L’attesa per i francesi è anche stavolta breve, in fondo Neige deve solo passare dal basso alla sua splendida Fender Jaguar molto vintage, Zero si presenta sul palco con i capelli sciolti al posto del cipollone di prima, Winterhalter arriva sorseggiando una birra ed a completare la sezione ritmica ci pensa Indria, bassista molto dotato ma un po’ sacrificato nella line-up live degli Alcest. Alle prime note di “Autre Temps”, singolo apripista dell’ultimo album, il pubblico reagisce con un boato e canta all’unisono anche il ritornello arrivando addirittura a sovrastare la voce di Neige. Lui, dal canto suo, sembra apprezzare molto il calore dell’audience e per tutta la serata regala sorrisi e cenni di approvazione. Non tutti i brani nuovi vengono accolti allo stesso modo, alcuni sembrano effettivamente troppo tranquilli ed intimi per essere adeguatamente apprezzati dal vivo. Ma quando Neige annuncia con un sorriso piacione che avrebbero eseguito la prima canzone mai scritta e le prime note di “Le Secret” cominciano ad echeggiare nell’aria è veramente il delirio: qualcuno in prima fila addirittura si lascia andare all’headbanging ma per tutti è veramente impossibile restare fermi! Stesso discorso per i dieci minuti di “Écailles de Lune (Part II)”, a mio avviso il momento più alto e coinvolgente di tutta la serata. Oltre alla perfetta esibizione di Neige per quanto riguarda voce e tenuta del palco e del solito impeccabile Winterhalter merita veramente una menzione Zero, in grado sia di sobbarcarsi le parti più impegnative di chitarra che di fare le parti vocali in falsetto con un perfezione che ha dell’incredibile. Un’ora e mezzo di concerto compresa la finta ritirata dal palco seguita dal bis volata alla velocità della luce. Un gruppo che ha raggiunto una maturità artistica invidiabile e che è composto da persone, non da rockstar. Persone che infatti dopo il concerto si sono fermate a parlare con tutti i fan. Quanti gruppi famosi lo fanno oggigiorno? Organizzazione perfetta e concerto magnifico, forse già il migliore del 2012!