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Dream Theater + Periphery

La scelta questa volta è ardua: la calata italiana del “A Dramatic Tour Of Events 2012”prevede tre date; la prima al Palasport di Pordenone (circa 3000 posti), la seconda nell’immensità del Mediolanum Forum di Assago e la terza in quel di Perugia (un po’ troppo fuori zona per il sottoscritto). Ha vinto la prima. La possibilità di poter ammirare uno show del mitico ‘teatro’ in una location di media capienza è irrinunciabile, anche se si trova dall’altra parte del nord Italia. I Dream Theater arrivano per promuovere il nuovissimo disco che ha visto l’ingresso di Mike Mangini dietro i tamburi, per cui vi è il doppio pretesto per i sudatissimi 46€!

PERIPHERY

Ad aprire le danze ci pensano i Periphery, band americana dedita a un progressive/metalcore che si esprime in midtempos cadenzati e complicati passaggi in tempi dispari…la band ha al suo attivo un ep e l’omonimo debut uscito due annetti fa. Nonostante l’acustica piuttosto impastata e poco definita, il sestetto riesce a fornire quaranta minuti tronfi di carattere e professionalità; sulle righe il drummer Matt Halpern, capace di fornire un tiro micidiale, il chitarrista Misha Mansoor, ispirato e ‘presente’, e il singer Spencer Sotelo, capace di passare dal growl al pulito senza calare in potenza (anche se quello sputo sul pubblico poteva risparmiarselo-ndr). La scaletta riprende gli highlight del debut, compresi i quindici minuti di “Racecar”, che scaldano il pubblico a dovere, portandosi a casa ben più di qualche sporadico nuovo fan.

DREAM THEATER

L’attesa è palpabile: alla discesa dello striscione dei Periphery ecco comparire il set di tastiere di Jordan Ruddess e il monumentale set di Mike Mangini che strappa un’ovazione all’intera audience. Un palco minimale, abbellito solo dalla struttura di schermi sullo sfondo (per gradire meglio le performance dei singoli componenti) fa da contorno allo show che sta per iniziare. Si spengono le luci e sulle note di “Dream Is Collapsing” del maestro Hans Zimmer, i nostri prendono posto; l’apertura è nelle mani di “Bridges In The Sky”, brano poderoso tratto dall’ultimo disco che inizia a mostrare la perfezione messa sul piatto dalla band. I suoni vengono sistemati in pochi minuti (nonostante la location si è riuscito a sentire tutto), e attraverso i passaggi intricati è impossibile non notare due cose: LaBrie è in buona condizione e ha voglia di interagire con il pubblico e Mangini sembra un bambino in un negozio di giochi, dato il sorriso e la smania di suonare messi in gioco. Arriva “6.00” da “Awake” come secondo brano e il seguito è affidato a “Build Me Up, Break Me Down”, all’immortale “Surrounded” e all’inaspettata “The Dark Eternal Night”. La band lascia lo stage a ‘Mike II’ per il solo di presentazione, meno ‘bestiale’ rispetto a quelli di Mike Portnoy, ma sicuramente più interessante per chi è appassionato allo strumento (molta scomposizione degli arti e poca doppia cassa sborona). Si rientra con “A Fortune In Lies”, dal debut dell’89, per poi proseguire con la nuovissima “Outcry” e l’attimo acustico, composto da “Wait For Sleep” da “Images And Words” e dalla recente “Far From Heaven”. Arriva “On The Backs Of Angels”, opener dell’ultima fatica (che mette in mostra la compattezza del 5-piece) e lo show va a chiudersi con “War Inside My Head”, “The Test That Stumped Them All” (da “Six Degrees Of Turbolence”), l’osannatissima “The Spirit Carries On” (uno degli highlight dello show) e “Breaking All Illusions”. La band si gode l’ovazione prima di sparire per qualche minuto e tornare per deliziarci con l’hit “As I Am” da “Train Of Thoughts”, chiudendo così più di due ore di show. Gli applausi, oltre che a tutta la band, sono andati soprattutto a un visibilmente emozionato Mike Mangini che si è attardato sul palco a ringraziare (incredulo) del benvenuto che Pordenone gli ha riservato…

Uscendo, ho ‘ascoltato’ vari commenti: al di là della diatriba Mangini/Portnoy (de gustibus) e della (relativamente) scaletta corta (i Dream ci avevano abituato anche a più di 3h di show), l’idea più ‘comune’ è stata formulata così: “Cazzo, erano anni che non li vedevo così pigliati…”! A mio parere i Dream Theater si sono confermati come l’ennesimo act gratificato da una seconda giovinezza, portata on stage con minor spocchia rispetto al passato ma con altrettanta caratura…a rivederli ancora non sarebbe male, magari tra qualche mese.

Scaletta:

intro: Dream Is Collapsing (Hans Zimmer)
Bridges In The Sky
6:00
Build Me Up, Break Me Down
Surrounded
The Dark Eternal Night
Drum Solo
A Fortune In Lies
Outcry
Wait For Sleep
Far From Heaven
On The Backs Of Angels
War Inside My Head
The Test That Stumped Them All
The Spirit Carries On
Breaking All Illusions

Encore:

As I Am