I concerti più magici, in fondo, sono quelli nelle location più piccole e meno conosciute…e non per niente, alle 19 di un ancora caldo venerdì d’inizio settembre mi trovo nella piccola Veruno, cittadina situata nel nord del novarese. L’associazione Ver1musica anche quest’anno ha fatto le cose in grande, portando nelle due giornate dedicate al progressive rock nomi che hanno segnato o hanno fatto parte di quel grande periodo che sono gli anni 70! E nel primo giorno, si sono avvicendati davanti ai nostri occhi (e alle nostre orecchie) due realtà del progressive rock italiano, i più romantici e atmosferici C.A.P. e i più allegorici e etnici OSANNA, e come headliner sua maestà ed ex cantante dei Marillion, FISH. L’atmosfera che si respira è intensa e curiosa, c’è gente di ogni tipo, dal metallaro sfegatato all’amante del prog, dal quattordicenne a chi ormai le sessanta albe le ha passate da tempo e, cosa molto più rincuorante, qualche bimbo impaziente chiedere alla mamma dove sia FISH…in una trepidazione in continuo incremento (come il pubblico) le luci si spengono e…
…e salgono sul palco i C.A.P., veri alfieri di un progressive rock contaminato da tastiere, flauti e da atmosfere tipicamente anni 70. La band novarese, che conta ben 9 elementi, ha una storia molto travagliata alle proprie spalle. Nata nel 1971, ha dovuto attendere gli anni 90 perché venisse pubblicato il proprio materiale ma questa sera, giocando anche ‘in casa’ si sente libera di esprimere al meglio quanto appreso e maturato in quasi quarant’anni di storia. Lo show incastra momenti di progressive puro, sfoderato con soli di chitarra e tastiera su basi percussive mai banali, ad attimi molto più intimi e romantici, in cui i duetti tra tastiere e flauti ci proiettano in un altro periodo…da applausi l’omaggio alle mitiche “Traccia I” e “Traccia II” del Banco Del Mutuo Soccorso, e dopo poco meno di un’oretta la band saluta il pubblico sempre più in aumento, portandosi a casa applausi e consensi.
Circa venti minuti tra cambio palco e settaggi, ed ecco apparire i partenopei OSANNA, altro combo prog degli anni 70. La loro musica, se vi fosse il caso di presentarla, è un’unione di un progressive rock con atmosfere mediterranee e in particolar modo partenopee. Si aggiunga pure che, oltre al pittaggio del vocalist Lino Vairetti, ciò che colpisce sono gli stacchi vocali dei due Vairetti, vere opere di canto napoletano e i sentiti assoli di Fabrizio Fedele, veramente ispirato e interessante. Dopo alcune song che spaziano dall’ultima fatica discografica “Prog Family” e qualche chicca del vecchio repertorio (“A’ Zingara” e “L’uomo” su tutte), viene annunciato l’ingresso del grande tastierista Gianni Leone, ex membro del Balletto Di Bronzo, che teatralmente vestito e truccato si posiziona dietro le tastiere per un paio di songs, incantando il pubblico con un paio di soli di rara natura prog…Dopo poco più di un’ora di show, la band si congeda tra applausi e urla di assenso; ma acclamati dal pubblico ricompaiono sullo stage e, accompagnati da immagini del loro passato proiettate sullo sfondo, si lanciano in un paio di song, l’ultima delle quali con un omaggio a David Jackson dei Van Der Graaf Generator (che avrebbe dovuto essere lo special guest di questo show) lasciando strumenti e palco tra gli applausi del pubblico in delirio.

Sono ormai le 23 quando le luci si spengono e ad uno ad uno i componenti della band di sua maestà FISH entrano silenziosamente sullo stage. Si alza il fumo e dalla penombra ormai imminente si riconoscono le note di “Vigil”, opener del primo mitico album solista del cantante scozzese…ma mentre si sente la voce, il buon Derek non si vede! Infatti il suo ingresso avviene attraverso il pubblico, tra continui flash e strette di mano, accompagnato da un roadie che poi lo aiuterà a saltar le transenne e a salire sul palco…’Listen to the crowd” continua a ripetere nel finale della song, fino a fermarsi e ad attaccare “Assassing”, grande cavallo di battaglia dei Marillion direttamente da “Fugazi” dell’84. Il pubblico reagisce energicamente a questa e anche alle successive “Credo” (magica), “Circle Line” e “Tongues”, quest’ultima anticipata da un simpatico discorso riguardo alla politica.
“Long Cold Day” viene dedicata alla sua ex moglie e forse rappresenta il momento più toccante dello show, mentre la successiva “Incubus” (sempre da “Fugazi” dei Marillion) riaccende una verve maggiormente hard rock…la voce del buon Derek non è più quella di un tempo (siamo anche a fine tournee) ma l’esperienza maturata in tanti anni gli permette di arrangiare al meglio le parti vocali, fornendo una prova convincente e carismatica degna del suo nome, il tutto unito con la mai banale teatralità dei gesti e delle espressioni facciali.
Tocca a “Cliche” far la sua comparsa in scaletta mentre a mettere il sigillo allo show ci pensa l’esecuzione dell’intera ‘side A’ di quel capolavoro che porta il nome di “Misplaced Childhood”, vero masterpiece dei Marillion; da “Pseudo Silk Kimono” fino a “Heart Of Lothian”, passando per la malinconica “Kayleigh”o per la spumeggiante “Lavender”, la band dona alla piazza presente un assaggio di un passato che non morirà mai. Scesi dal palco vengono acclamati a gran voce dal pubblico, che ha sostenuto l’intera band durante l’esecuzione; ricompaiono dopo pochi minuti annunciando che saluteranno il pubblico con “Lucky”, anticipata da un prezioso siparietto calcistico del vocalist scozzese (“domani pomeriggio gioca la Scozia…visto che siete italiani, vi chiedo di pregare per la Scozia! Ma non perché vinca contro la Macedonia…ma perché riesca a segnare almeno un goal!!!”). I sette minuti abbondanti di “Lucky” passano veloci e ci ritroviamo a salutare un pezzo di storia che ci ha regalato un’ora e quaranta minuti del più romantico e sentito progressive rock made in UK; un applauso anche a tutta la band, specie al chitarrista Frank Usher, vero incanta-pubblico con le sue sei corde e il suo feeling.
E così si conclude il primo giorno del “2 Days Of Prog Festival”, immolato dalle performance di artisti che hanno vissuto per il prog e che ne hanno fatto una ragione di vita. Un giorno da ricordare.