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[LIVE REPORT] Blind Guardian + Orphaned Land @ Alcatraz (MI) – 05/05/2015

Ormai è diventato indispensabile unire act prestigiosi per riuscire a portare più persone ai concerti…la strategia definisce che la miglior soluzione sia unire band appartenenti alla stessa scena, ma sovente capita che la scelta sia un po’ più intransigente e che due diverse tipologie di audience possano incontrarsi nel nome del sacro metal…Blind Guardian e Orphaned Land sono parti di due generi distinti, certamente, ma molto più simili di quanto si possa credere:enorme bagaglio di arrangiamenti e larga visione musicale (senza contare che i primi sono tedeschi e i secondi israeliani, nota non da poco). Solo le 19:45 all’Alcatraz meneghino e il locale è pieno per metà quando si spengono le luci.

ORPHANED LAND

L’act di Tel Aviv salta sul palco puntuale come sempre e apre le danze con le nuove “All Is One” e “The Simple Man”, songs trascinanti tratte dall’ultimo full lenght. La resa sonora della band, tuttavia, non è delle migliori: le basi orchestrali/corali appaiono impercettibili e le chitarre sostano pesantemente sotto la sezione ritmica. “Barakah” migliora le condizioni della resa sonora, facendoci apprezzare le doti vocali di Kobi Fahri (sempre incredibile) e la perfezione della macchina ritmica Matan Shmuely/Uri Zelha…”Brother” spezza il ritmo, mentre la successiva “El Meod Na’Ala” arriva inaspettata (da “El Norra Alila” del 1995). Chen Balbus si rende protagonista di un’ottima prova solista, riuscendo in parte a sopperire l’assenza del grande Yossi Sassi, mentre ad Idan Amsalem tocca il compito di cimentarsi nella realizzazione delle parti acoustic/folk tipicamente mediorientali…”Sapari” ci proietta verso il finale, divenuta ormai un inno, mentre a chiudere lo show ci pensano le immancabili “In Thy Neverending Way” e “Norra El Norra (Entering The Ark)”. Kobi Fahri e soci salutano l’audience che ricambia loro un caloroso e sentito coro, dando appuntamento allo stand israeliano dell’Expo per un paio di live nel fine settimana. Show da supporting act, con molte assenze (“Oceanland” e “The Kiss Of Babylon” tra le altre) e qualche rarità…inutile ammettere, però, che gli Orphaned Land veri stanno a un livello superiore.

ORPHANED LAND setlist:

All Is One
The Simple Man
Barakah
Brother
El Meod Na’Ala
Sapari
In Thy Never Ending Way
Norra El Norra (Entering The Ark)/Ornaments Of Gold

BLIND GUARDIAN

L’attesa diventa spasmodica al passare di ogni minuto mentre il set del sestetto di Krefeld viene sistemato, ma ci vorrà una mezz’ora abbondante prima che il buio torni nuovamente. Luci e intro permettono alla band di entrare per cimentarsi nella nuovissima “The Ninth Wave”, songs da quasi dieci minuti che apre anche il nuovo disco “Beyond The Red Mirror”. I suoni sono nettamente più nitidi e curati rispetto agli Orphaned Land e le uniche pecche da sistemare si riscontrano nei cori che uccidono il sound della band e nel rullante a tratti assente nella prima metà dello show…Hansi Kusch appare in gran forma, mostrando il proprio lato intrattenitivo tra una canzone e l’altra (a volte anche ‘esagerando’ nel richiamo dell’audience). “Banish From Sanctuary” ci riporta indietro di molti anni con la sua furia devastante, mentre con l’inno “Nightfall” e la successiva “Fly” scopriamo la moltitudine di facce che il sestetto ha realizzato nella propria carriera…”Tanelorn (Into The Void)” e “Prophecies” ci conducono nella discografia più recente, mentre “The Last Candle” uccide prima di lasciar spazio all’intermezzo acustico formato da “Miracle Machine” e “Lord Of The Rings”…si riprende a gran forza con “Traveler In Time”, la richiestissima “Majesty” (non in scaletta) per arrivare a chiudere con i due inni “Journey Through The Dark” e “And The Story Ends”. “War Of Wrath” e “Into The Storm” fanno esaltare l’intero Alcatraz, mentre l’ultimo singolo “Twilight Of The Gods” non sembra essere esageratamente gradito (forse perché rappresenta il pedice dell’ultima fatica)…ci pensa “Valhalla” (richiesta continuamente dal pubblico sin dall’inizio) a trasformare ancora il locale in una bolgia infernale, grazie anche ai cinque minuti di coro continuo scaturito nel finale. La band esce ancora una volta per rientrare dopo due minuti per le ultime fatiche: la suite “Wheel Of Time” e gli inni conclusivi “The Bard’s Song (In The Forest)” e “Mirror Mirror” che mettono a ferro e fuoco lo show dopo quasi 140 minuti di musica. Il sestetto saluta calorosamente, regalando plettri e bacchette a gogo e propinando uno spropositato numero di sorrisi e applausi a un pubblico davvero in visibilio.

BLIND GUARDIAN setlist:

The Ninth Wave
Banish from Sanctuary
Nightfall
Fly
Tanelorn (Into the Void)
Prophecies
The Last Candle
Miracle Machine (Acoustic)
Lord of the Rings (Acoustic)
Traveler in Time
Majesty (Crowd request)
Journey Through the Dark
And the Story Ends
—–
War of Wrath/Into the Storm

Twilight of the Gods
Valhalla
—-
Wheel of Time
The Bard’s Song – In the Forest (Acoustic)
Mirror Mirror

In conclusione, il binomio messo in scena stasera ha centrato l’obiettivo: due band dalla carriera ormai più che ventennale dotate di un grande cuore messo on stage. Con delle discografie tanto ampie è difficile accontentare tutti ma, specialmente gli headliner, hanno saputo improntare uno show che facesse da greatest hits senza tradire l’ultima uscita (pur avendo saltato “A Night At The Opera”). L’unico neo, se vogliamo, sta nell’eccessiva testardaggine dell’audience presente, visti i cori di continua richiesta di alcune songs, che ha un po’ ammorbato (e spento) lo spirito festaiolo in auge; ma queste sono piccolezze di fronte alla grande professionalità a cui si è potuto assistere.