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Metal Valley 2011

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Quest’anno
il buon Trevor (per chi non lo sapesse vocalist dei nostrani Sadist) ha
voluto fare le cose in grande, portando in Italia due grossi nomi del
metal estremo per poi circondarli di ottime bands, per far si che il
festival da lui organizzato nella sua città natale avesse i connotati
dell’evento al quale non si poteva mancare. A dire il vero la location
al mio arrivo sembrava alquanto surreale: immaginatevi un paesino
tranquillo tra le vallate liguri circondato da montagne, immerso nel
verde e nella tranquillità, che da li a poco sarebbe stato sconquassato
da più di dodici ore di metallo pesante. Il luogo del concerto è in un
ampio piazzale di cemento, e il sottoscritto dopo la devastante
esperienza del concerto dei Big 4 giusto quattro giorni prima già temeva
il peggio, pronto ad essere arrostito per l’ennesima volta dal sole che
anche a Rossiglione batteva implacabile. E invece no, visto che ai lati
della zona concerti sorgevano parecchi alberi che offrivano un’ombra
decisamente refrigerante, che unita alla brezza che ha soffiato
praticamente per tutto il giorno, ha mitigato e non poco il caldo. Sono
presenti parecchi stand che vendono di tutto, dai cd, al merchandise
delle band che si sarebbero da li a poco esibite, oltre agli immancabili
punti di ristoro. Prima di cominciare il racconto delle mia giornata
ligure, rivolgo un sentito grazie alla società autostrade, che con la
solita tempestività e chiarezza ha segnalato la chiusura dell’uscita per
Genova, obbligandomi ad una deviazione di quasi 50 km, costringendomi a
perdere le prime tre band del lotto, con le quali mi scuso se non
figureranno nel report. Non appena metto piede nell’Area Expo stanno
giusto preparando il palco per i Nerve, ed è da loro che comincero’.
Here we go.

imm

Tempo di esporre lo striscione con impresso il loro nome alle loro
spalle ed ecco salire sul paco i Nerve, band genovese dedita ad un death
metal intriso di groove e che si direbbe avere un buon numero di
sostenitori, visto il numero di metal kidz assiepati sotto il palco
durante la loro esibizione. Molto buona la prova del quartetto, che non
lesina certo energie e impatto, soprattutto da parte del vocalist Fabio,
che si dimostra un frontman validissimo, in grado di tenere alta la
tensione e autore di una prova vocale più che positiva, completamente a
suo agio anche nei pezzi cantati in pulito. La setlist è stata
incentrata quasi completamente sull’ultimo lavoro in studio e il
pubblico è sembrato apprezzare parecchio la performance dei liguri.
Peccato per i suoni di batteria che coprivano un po’ tutto il resto, ma
nel complesso direi che i Nerve hanno lasciato un buon ricordo ai
presenti.

imm

C’è grande attesa e curiosità intorno ai greci Cerebrum, se non altro
perché sono il side project del funambolico batterista George Kollias.
Chi si aspettava (come il sottoscritto) di vedere all’opera il drummer
dei Nile rimane un po’ deluso, anche se il suo sostituto non è certo un
pivello, anzi…Gli ellenici sono autori di un death metal dalla chiara
impronta progressive, ricco di cambi di tempo e di solos di chitarra
molto tecnici. I brani tratti dal loro esordio discografico “Spectral
Extravagance” sono riproposti in maniera pressoché perfetta, senza
nessuna sbavatura e incertezza. Come esecutori ci sanno fare alla
grande, l’unico difetto che posso trovare loro è che a parte il cantante
sono rimasti un po’ troppo fermi sul palco, cosa che però non ha
influenzato più di tanto la loro performance. Non mi hanno impressionato
più di tanto, ma sicuramente sono una di quelle band capaci di tutto da
tenere assolutamente d’occhio.

imm

Dopo i Crerebrum, tocca agli Antropofagus tenere alta la bandiera del
death metal. Completamente diversa la proposta dei liguri, autori di un
brutal death metal spaccaossa intenso e feroce. Il sottoscritto li aveva
già visti all’opera a Milano durante il Tattoo Death Fest, dove
tornavano su un palco con la nuova formazione dopo quasi un decennio.
Rispetto a quel giorno, gli Antropofagus mi sono sembrati più sciolti e
molto più a loro agio sul palco, riuscendo nell’intento di rendere al
massimo la brutalità dei pezzi. Molto partecipe il pubblico,che grida il
loro nome a gran voce e che viene ripagato con una cascata di riffs
terremotanti e da partiture veloci e spietate, che fanno di pezzi come
“Eternity To Devour” delle vere e proprie gemme estreme.Tutti i
musicisti sono stati all’altezza, a parte forse il vocalist che non mi
ha convinto appieno, ma nel complesso direi che la nuova line up
funziona più che bene. Sono proprio curioso di sentire il loro prossimo
lavoro in studio, ma nel frattempo mi sono goduto l’ennesimo massacro
sonoro sporcato forse da suoni non sempre all’altezza,ma comunque letale
e convincente.

imm

Non era facile salire sul palco dopo una prova come quella degli
Antropofagus ma i lombardi Methedras mettono a frutto la loro esperienza
e si fanno valere alla grande. Le strutture dei brani sono
relativamente semplici ed efficaci e nelle parti veloci hanno un tiro
notevole, il tutto aggiunto ad un vocalist che sa cosa vuol dire stare
sul palco e che interagisce continuamente col pubblico, che risponde con
uno sfrenato headbanging, soprattutto nelle prime file. Il genere
proposto è un thrash che mi ha ricordato parecchio i Testament, unito a
delle partiture tipicamente death che rende i loro pezzi incredibilmente
compatti e monolitici come un macigno.C’è da dire che il pubblico non
ha risposto sempre con entusiasmo e in alcuni momenti è stato alquanto
freddino nei confronti dei Methedras, che comunque non si sono scomposti
più di tanto e hanno portato a termine uno show più che valido.

imm

E’ ora il turno degli australiani The Amenta, che salgono sul palco
“corredati” di face paint, e che stupiscono in maniera positiva sin
dall’inizio del loro set. La loro proposta musicale non è facilmente
inquadrabile, visto che il loro estreme metal unisce elementi
tipicamente death ad altri riconducibili al black di stampo sinfonico,
il tutto corredato da un’effettistica che diventa parte integrante dei
pezzi senza risultare eccessivamente abusata. Che siano un gruppo
dall’indubbia esperienza lo si capisce subito, sia dalla chimica
presente tra i membri, sia dall’istrionica prova del frontman che non
smette neppure per un secondo di aizzare il pubblico che si lascia
guidare e lo ripaga con scroscianti applausi. Davvero ottimi musicisti e
ottime persone giù dal palco, disponibilissimi coi fan che chiedevano
loro un autografo o una foto, cosa che me li ha fatti apprezzare ancora
di più soprattutto dal punto di vista umano.Molte band, magari più
famose ma meno capaci di loro sul piano musicale, avrebbero molto da
imparare da loro sotto questo punto di vista.

imm

Il compito degli Elvekening si prospetta assai arduo: il loro power
metal a forti tinte folk piazzato tra l’extreme metal degli Amenta e il
death degli Hour Of Penance avrebbe potuto far desistere chiunque, ma i
ragazzi di Pordenone “prendono il toro per le corna” e pur essendo
consapevoli di non essere propriamente in un festival su misura per
loro, portano a termine un concerto che ha strappato parecchi consensi,
anche a chi come il sottoscritto non è certamente un amante di certe
sonorità. La cosa che mi ha più colpito è stata l’estrema umiltà e la
dedizione che gli Elvekening hanno dimostrato e devo dire che nei pezzi
veloci non hanno poi molto da invidiare alle band più estreme presenti
al festival,naturalmente fatte le dovute proporzioni…In conclusione una
buona prova, che non li ha fatti certo sfigurare, anche se
effettivamente la scelta di impostare praticamente l’intero festival
sulla presenza di band estreme non ha certo giovato loro.

imm

Si può tranquillamente dire che il sottoscritto fosse al Metal Valley
principalmente per assistere allo show della death metal band romana,
diventata une delle punte di diamante delle scena estrema nostrana. Dopo
averli sentiti su disco ero curioso di vedere se avessero confermato la
loro superiorità anche in sede live e devo dire che lo show degli Hour
Of Penance è andato oltre ogni mia rosea aspettativa. La nuova line up
funziona a meraviglia e dall’opener “Paradogma” fino alla chiusura con
“Misconception” i quattro non sbagliano un colpo e sciorinano una
prestazione che in quanto a brutalità e intensità non avrà nulla da
invidiare neppure agli headliner. La scaletta si dipana giocoforza tra i
due ultimi capolavori in studio, anche se i quattro regalano ai fan la
nuova “Sedition Through Scorn”, pezzo che sarà compreso nel nuovo album
in uscita a breve. Non ho nulla da aggiungere, questa è una band a mio
parere pazzesca, che merita tutto il supporto possibile e con la quale
ho voluto personalmente complimentarmi al termine dello show. Ho visto
parecchie formazioni death all’opera su di un palco, ma credetemi quando
vi dico che erano anni che non assistevo ad uno spettacolo simile, che
ha spazzato via ogni cosa, e che ha avuto l’unica pecca di durare troppo
poco.

imm

Dopo il massacro perpetrato dagli Hour Of Penance, tocca agli Skanners
calcare le assi del palco del Metal Valley. Attivi sin dal 1982, sono
autori di una prova tutta energia e sudore. La band di Bolzano fa valere
tutta la propria esperienza e prende letteralmente per i capelli i kids
presenti e li inonda di riff heavy metal imbastarditi con un tocco di
hard rock grezzo di scuola Motorhead. Sembra che il palco sia il loro
habitat naturale, vista la naturalezza con la quale si muovono e
suonano e all’energia che sono in grado di sprigionare. Il pubblico
partecipa alla grande e canta parecchi dei loro brani, e gli Skanners
rispondono a modo loro, aumentando l’intensità e picchiando ancora più
duro. Alla fine del loro show ci sono solo applausi per
loro.Meritatissimi, soprattutto per il batterista non ancora
diciottenne, autore di una prova incredibile, che farebbe invidia anche a
musicisti ben più blasonati.

imm

Devo ammettere di non essere mai stato un grande ammiratore della band
toscana, e mi chiedevo sempre cosa avesse di cosi speciale oltre al
fatto di essere stata una delle prime formazioni heavy nate in Italia.
Bene,dopo il loro concerto l’ho capito. Questi nonostante l’età sono
capaci di spaccare il culo alla grande a tutti quanti e in quanto a
potenza e efficacia sul palco mi hanno ricordato parecchio band come i
Motorhead, che nonostante il tempo passi sono in grado di tenere testa a
chiunque e insegnare letteralmente cosa vuol dire suonare in un
concerto di musica pesante. Durante il tempo a loro disposizione hanno
pestato duro come dei dannati, non si sono mai fermati ne tantomeno
hanno lasciato spazio a stanchezza o cali di tensione, offrendo ai
presenti uno show sicuramente da ricordare per molto tempo. Buona parte
del pubblico era praticamente in adorazione, esaltandosi sia sui brani
del nuovo album, sia soprattutto sui pezzi storici, cantati all’unisono
con il vocalist che dimostra essere un animale da palco come pochi.
Questa è la storia. E la storia non si giudica, si impara. Chapeau.

imm

Sprangate porte e finestre e mettete al sicuro donne e bambini, stanno
arrivando i Belphegor! Dopo un intro che dura quanto la trilogia del
Signore Degli Anelli, gli austriaci capitanati dal frontman Helmut
salgono sul palco con tanto di orpelli satanici, decisi a radere al
suolo qualsiasi cosa, forti del loro death metal suonato a mille all’ora
imbastardito con il black . Li avevo già visti all’opera all’inizio
della loro carriera e devo dire che sono migliorati parecchio,
soprattutto in fase esecutiva. A mio parere hanno letteralmente
scatenato l’inferno sul palco, in quanto a violenza non hanno da
invidiare nulla a nessuno e anche la resa dei pezzi è stata ottima. Nel
black metal sono poche le band capaci di offrire uno show del genere,
pregno di cattiveria e spietatezza come non ne vedevo da tempo. La
setlist è stata praticamente incentrata sull’ultimo lavoro in studio,
anche se pezzi un po’ più “datati” come “Lucifer Incestus” e la
conclusiva “Bondage Goat Zombie” non sono certo mancati. Cosi come non è
mancato il solito idiota che ha pensato bene di tirare una bottiglia
d’acqua aperta verso Helmut, lavandolo quasi completamente e beccandosi
in tutta risposta lo sputo del frontman. Per me i migliori della
giornata insieme agli Hour Of Penance. Probabilmente sono un tantino
eccessivi per quanto riguarda gli atteggiamenti e esasperano un po’
troppo il lato satanico della loro musica risultando a volte un po’
pacchiani, ma alla fine chissenefrega, quel che conta è la sostanza. Il
loro successo è ampiamente meritato, la musica è spettacolare e
spaccano tutto. Tanto basta.

imm

I Deicide non godono più di troppa stima da parte mia, avendo perso gran
parte della considerazione che avevo per loro dopo le pagliacciate
seguite all’abbandono dei fratelli Hoffman e dai capricci del loro
famigerato frontman, Mr. Glen Benton. Dal vivo pero’ bisogna ammettere
che sono una gran band e ascoltare brani come “Dead By Dawn”, “Once Upon
The Cross” e “When Satan Rules His World” qualche brivido me l’ha fatto
venire. Fortunatamente tutto il gruppo è in grande forma, soprattutto
Steve Asheim, che non sarà ipertecnico come tanti dei suoi colleghi, ma
che in quanto ad efficacia dovrebbe essere preso come esempio da ogni
batterista estremo che si rispetti. In palla anche Benton, che come al
solito interagisce in maniera praticamente nulla col pubblico e si
limita ad annunciare i titoli dei brani eseguiti. Oddio, anche Owen e
Santolla non è che abbiano fatto il diavolo a quattro, e in più di un
occasione mi sono sembrati semplicemente dei session men, dediti a
svolgere alla meglio il compitino. Nulla di male se poi la prestazione è
quella offerta, ma un minimo di coinvolgimento in più non avrebbe
guastato. Gli statunitensi si congedano dal pubblico genovese con
“Lunatic Of God’s Creation” e “Sacrificial Suicide”, terminando uno show
sul quale no ho nulla dire sul piano esecutivo, ma che più volte mi ha
lasciato l’impressione di trovarmi di fronte ad una band non troppo
sicura di ciò che fa, e che va avanti più per “inerzia” che per
convinzione. I fan hanno comunque apprezzato, e alla fine è questo che
conta.

E’ praticamente l’una di notte ed è tempo di tirare le somme. Festival
nel suo complesso riuscitissimo e piacevole, che avrebbe meritato ben
altra affluenza, visto anche il costo ridicolo del biglietto d’ingresso
(vedersi per 20 miseri euro band come Belphegor, Deicide, Hour Of
Penance e Strana Officina non capita tutti i giorni). Organizzazione
perfetta, che ha letteralmente surclassato quella di eventi ben più
costosi e un plauso soprattutto ai prezzi popolari del cibo, che per una
volta non ti faceva sentire vittima di una rapina. Unica pecca secondo
me è stata il numero troppo elevato di bands, che ha costretto le stesse
a eseguire delle setlist davvero brevi (più o meno tutti hanno suonato
mezz’ora), ma è davvero un’ inezia se confrontata con quello che il
Metal Valley ha saputo offrire. Sicuramente da rifare come esperienza,
ed evento da supportare sempre e comunque. Alla prossima,dunque!