Misery Signals, Your Demise, The Number Twelve Looks Like You, Mainline, Disease Illusion e A Time To Forget.
È uno di quei concerti che vai a vedere giusto perchè c’è una band di tuoi amici che ti invita. E io in effetti ci sono andata con questo spirito, di guardarmi i Disease Illusion, far due foto alle altre band poi mettermi in fondo alla saletta ad ascoltare e farmi i cavoli miei nel frattempo.
Sbagliato.
Cioè, sì ok l’ho fatto per un po’, più che altro perchè alcune band proprio mi hanno annoiato a morte, ma sugli ultimi due act mi sono dovuta ricredere. Consideravo il metal core un genere sterile fino a ieri sera, ma ho trovato due band che riescono a fare core senza essere noiose. Probabilmente le uniche due sulla faccia della terra.
Insomma, partiamo dall’inizio: mi sono persa. Il Blogos, centro giovanile ricavato probabilmente da un ex asilo infantile è non dico introvabile ma quasi, così incastrato dietro il municipio di Casalecchio com’è! Arrivarci è un’impresa.
Una volta arrivata incontro un po’ di gente che conosco quindi l’attesa si fa un po’ meno fastidiosa. Bene. Alle 8 in punto si comincia.
A Time To Forget, band core di Roma. Non so se veramente scriverci qualcosa, contando proprio l’impatto che hanno avuto su di me: sembravano dei burattini. 5 canzoni tutte uguali (e non sono neanche troppo sicura sul numero contando quanto erano tutte simili tra loro), cantate con scream sforzato e poco naturale da un lato e da una voce pulita più stonata di una campana.
Sinceramente non so che pensare. Li avessi ascoltati da CD, avrei sentito la prima poi bruciato l’album. Non me ne vogliano, ma qua c’è poco da salvare, secondo me. Che poi gli altri la pensino come vogliono.
Tocca ai Disease Illusion. Peccato che fossero giù di corda e un po’ infastiditi dallo sforamento della band di prima che gli ha tolto due canzoni, perchè come al solito dal punto di vista strumentale sono stati molto bravi. Nonostante l’acustica non perfetta si sono fatti sentire. Il pubblico era più core che death, quindi hanno avuto poco movimento in fatto di sotto palco. Avevo visto gente più scatenata alla loro prima esibizione al Transilvania Live risaltente al 2008 se non mi ricordo male. Peccato, perchè come al solito sono stati molto bravi. E non lo dico perchè sono amici miei!
Con i Mainline mollo, ascolto due canzoni e mi danno le stesse sensazioni di una gastrite, me ne vado al bar.
Da lì sento anche i Number Twelve, stessa cosa.
La cosa cambia con i Your Demise. Gli inglesi iniziano a solleticarmi le orecchie nel momento in cui sento una distorsione un po’ meno pompata e uno scream più modulato ed educato, non un urlo da gatto a cui hanno pestato la coda.
È un hard core vecchio stile, fatto molto bene, che per un attimo mi ricorda l’energia dei Napalm Death senza arrivare all’estremismo musicale di questa altra leggendaria band inglese. I pubblico mosha che è una meraviglia da vedere (ma il terrore di ogni fotografo), è veramente piacevole come cosa, anche se sono abituata a ben altro genere di musica.
Appena finiti i Your Demise tocca ai main event della serata. Premetto che alla fine a furia di spintoni sono quasi finita in braccio al chitarrista, ma è stato veramente un concerto molto bello. Certo, deve piacere il genere, però se uno si cala nella furia di ormoni adolescenziali che circola in quel momento nel pubblico insomma, si può capire che c’è un motivo per cui piacciono: i Misery Signals sono bravi. C’è poco da dire, sia come musicisti che come compositori hanno dato vita ad una band energica, cattiva ma mai banale come capita spesso in questo genere.
Veramente molto bravi. Rapporto con i pubblico splendido, sempre a sorridere e a scambiare abbracci, anche aiutati da un palco rialzato di circa 5 cm dal suolo.
Veramente una bella prova per i canadesi. Non me l’aspettavo.
Insomma, è stato un concerto fatto di alti e bassi. E anche numerosi problemi organizzativi che non sto a raccontarvi perchè vi annoierei a morte. Però se quello era il vostro genere di musica prediletto ed eravate vicini vi conveniva venire. Se siete stati a casa perchè ritenevate Casalecchio troppo in c*lo al mondo, mi dispiace, vi siete persi una bellissima occasione. Ma credo che nei prossimi anni vi rifarete, mi sembravano tutti molto soddisfatti della presenza di pubblico e soprattutto dal calore ricevuto.