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NIHIL EXTREME METAL FESTIVAL ‘09 – DAY 1

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Siamo oramai giunti alla sesta edizione del Nihil festival, che quest’anno ha deciso di fare le cose in grande organizzando ben due giornate di concerto a base, manco a dirlo, di (mal)sano estremismo sonoro. Per la prima volta, causa chiusura del Thunder Road (che aveva ospitato le prime cinque edizioni), la location si sposta a Milano, più precisamente al Club 71.
È qui che giungiamo intorno alle diciassette di sabato 5 settembre, giornata che vedrà nel ruolo di headliners gli Asphyx, band di vero e proprio culto per ogni estimatore del Death metal della vecchia scuola, tornati alla ribalta con il nuovo e convincentissimo Death…the brutal way; accompagnati dagli australiani Destroyer 666 – anche loro freschi di uscita discografica – e da un interessante lista di band italiane più o meno affermate.
Purtroppo a causa dell’orario di arrivo ci perdiamo le esibizioni dei giovani e interessanti Kadavar e dei buonissimi Delirium X Tremens…un vero peccato.

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Iniziano a suonare gli Eroded, da Alessandria, fautori di un Death metal ancorato principalmente alla scuola europea. La band estrae brani dai propri due demo alternati con qualche pezzo nuovo.
I cinque ce la mettono tutta e, pur non avendo un gran fantasia compositiva, sfoggiano una prestazione tutto sommato convincente. Il tasto dolente dello show, e ahimè di quasi tutto il festival, sono i suoni: decisamente pastosi e poco definiti, che penalizzano non poco lo show del quintetto.

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Più o meno la stessa sorte tocca ai bresciani Voids of Vomit, che è come se giocassero in casa vista l’affluenza sotto il palco e la calorosa accoglienza. I ragazzi sanno farsi volere bene ma soprattutto sanno tenere un palco e spaccare le natiche quanto basta, imperterriti, strafottendosene dei suoni orribili e di una chitarra che sparisce per cinque o sei minuti per poi ricomparire magicamente.
Anche qui è il death più bastardo del nostro continente a imperversare assieme all’ottima attitudine live della band, guidata dal carismatico front-man C.O. Vomit. La band propone anche una cover di Rite of the shades degli Asphyx, che riesce a farci venire l’acquolina in bocca per quello a cui si andrà ad assistere da qui a qualche ora.

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È ora il turno dei Tombers in cui noto subito un avvicendamento in formazione con lo spostamento di Algol dalla batteria alla chitarra e con Asher dei Forgotten Tomb a picchiare dietro le pelli.
Decidete voi se sia o meno un pregio, ma il gruppo acquista qualcosa in precisione e pulizia.
Per il resto è il solito show dei Tombers, in cui l’impatto sonoro del loro death minimale che puzza dell’hardcore più marcio è accompagnato da quello visivo: alla solita motosega seguita da brandelli di carne e sangue finti il quartetto aggiunge stralci di giornaletti porno gettati in mezzo alla folla da un Colonnello in versione rammsteiniana.

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È passato qualche anno dall’ultima volta che ho avuto il piacere di vedere i Nefas e ammetto che la smania di assistere al loro show è tanta. Purtroppo a fine concerto l’amaro in bocca sarà tanto. E la colpa non è da imputare alle tre macchine da guerra che compongono questo gruppo bensì ancora ai suoni disastrosi, che a fronte a una proposta tecnica ed intricata come la loro creano un continuo marasma generale nel quale è perfino difficile distinguere le canzoni. Problemi di cui sembra soffrire anche la band da sopra al palco viste le incertezze avute ogni tanto. Un vero peccato, per noi e per loro.

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I Destroyer 666 sono un gran gruppo. Non avevo mai avuto il piacere di vedere una loro esibizione dal vivo e mi hanno lasciato una gran bella impressione. Peccato per il solito problema che non sto più a ripetere e che ha inciso non poco su uno show che altrimenti sarebbe stato esaltante.
I quattro satanassi australiani dimostrano un ottima attitudine live, sana, di cuore e decisamente old school che li rende (almeno a me) decisamente simpatici, a differenza del buon 95% dei gruppi che trattano le medesime tematiche. L’energia profusa dalla band è tanta, e i fanatici delle prime file ricambiano più che volentieri omaggiandoli con cori a ogni pausa tra una canzone e l’altra.
La scaletta è ben bilanciata tra pezzi più d’atmosfera e black oriented e sanguigne mazzate thrash/death che permettono di tenere l’attenzione sempre alta. Una menzione in particolare merita la prestazione dietro le pelli di Chris Menning, vera e propria macchina da guerra, blast-beats e doppia cassa a manetta.
I brani eseguiti ripercorrono tutta la produzione della band, ricordo I am not deceived, Black city…black fire, The last revelation, Sons of perdition, abbinati a due tre brani nuovi tratti dall’ultimo Defiance che ancora non ho avuto modo di ascoltare. Il meglio però arriva nel finale con il trittico Satan’s hammer, Australian and Anti-Christ e Satanic speed metal che chiude con un pubblico in delirio un’esibizione da ricordare.

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Passano circa quarantacinque minuti di sound-check, ma ora, finalmente i suoni ci sono! Lo sentiamo dal trigger sulla batteria di Bagchuse dai watts sprigionati dall’ampli della chitarra del nuovo Paul Baayens (Hail of Bullets, Thanatos): che Asphyx sia!
Il gruppo darà vita a uno show letteralmente memorabile intriso di violenza, cattiveria, morbosità ma anche capace di creare un gran divertimento per tutti gli astanti.
Si respira infatti un’aria famigliare, amica, decisamente positiva durante il concerto, cosa importante e non tanto comune shows del genere; e il merito va quasi tutto a Martin Von Drunen.
Sua maestà Martin Von Drunen, colui che oltre ad uscire dalle catacombe con gli Asphyx incise le sue urla su Malleus Maleficarum e Consuming Impulse dei mitici Pestilence oltre che a prestare la voce a gruppi del calibro di Bolth Thrower e Hail of Bullets. È indiscutibilmente lui, il vero mattatore dello show e di tutta la prima serata del festival: carico come una molla (e anche un pochino avanti), disponibile, scherzoso e con una voce da brivido! Dal vivo infatti risulta ancora migliore e più malata di ogni registrazione, più o meno datata che sia. Inoltre passa tutta la prima metà dello show, direttamente a ridosso del pubblico, si fa tirare i capelli, si prende strattoni, e va avanti imperterrito, senza sbagliare una virgola. Alza addirittura il pollice verso un fan che si lancia in improvvisate sul palco andando a rubargli il microfono. E poi…lancia per due volte anche un ben scandito:”Vaffanculo Berlusconi”, costantemente col sorriso sul volto. Immenso.
L’affiatamento di tutta la band è palese, in quattro fanno macello per un esercito, si sbattono e molte volte Martin cede il microfono Wannes Gubbels, per alcuni anni anche cantante della band.
Tutta la discografia della band è presa di mira, con un occhio più attento verso il materiale più datato: The Krusher, Asphyx, MS.Bismark, Wasteland of Terror, The Sickening Dwell,Frozen Soul. C’è anche spazio per il nuovo, devastante Death…the brutal way del quale ricordo la title-track e Bloodswamp. Il pubblico è in delirio, il mosh li sotto fa veramente male ma tutti sono felici e contenti e la security deve intervenire di rado. Giungiamo alla fine del concerto, la band viene chiamata a gran voce, compare il solito Martin a ringraziare veramente tutti e a far tirare fuori la poca aria residua dai polmoni della folla, e la bellissima Last one on earth può attaccare. Fine dello show, la band abbandona il palco, le luci si accendono, la gente comincia a pensare alla via di casa…ma cosa succede? Il signor Von Drunen vuole cantare ancora, richiama a se la gente e supplica Vittorio (organizzatore dell’evento) per suonarne ancora una! Alla fine l’ha vinta lui, sul palco assieme agli Asphyx compare anche il cantante dei Voids of Vomit e riecco Rite of the shades, eseguita questa volta dalla band originale con C.O. Vomit a duettare con Martin, oramai santificato all’unanimità.

Non poteva chiudersi in modo migliore un concerto memorabile, per esecuzione, sensazioni trasmesse e per l’atmosfera quasi magica creatasi all’interno del locale. Ancora una lunga vita agli Asphyx e al loro fantastico front-man!