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ROTTURA DEL SILENZIO

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Per
chi non ci fosse mai stato, la Rottura del Silenzio è uno dei festival
di musica heavy più importante dell’estate emiliana. Si svolge nella
splendida cornice dell’Ekidna, un circolo eco-culturale situato in una
scuola elementare abbandonata. Quest’anno gli organizzatori mi avevano
anticipato che avrebbero puntato su gruppi non famosissimi ma dalla
qualità alta. Questo è il report di due giorni di musica, cani, pizze
DIY e birra…

DAY 1

Causa lavoro il primo giorno arrivo verso le otto in piena pausa cena e
scopro di essermi perso l’esibizione di tre band locali. Il tempo di una
pizza e sul palco salgono i Supergonzo con il loro rock’n’roll sporco e
furioso. Almeno sulla carta, perchè poi bastano un paio di canzoni per
capire che il gruppo saccheggia a piene mani da Motorhead e The Hives.
Con un po’ più di personalità e di coraggio lo show sarebbe stato
indubbiamente più coinvolgente.

Giusto il tempo di un rapido cambio di strumentazione e di un check
veloce e tocca ai Valerian Swing. Il trio è sulla cresta dell’onda
ultimamente, con un disco registrato in America, molte date all’attivo e
buone recensioni dalle riviste specializzate. Il concerto inizia e devo
dire che il trio reggiano è veramente spiazzante, suonano un post-tutto
che passa da atmosfere sognanti e rarefatte alla Mono a bordate
pesantissime, sfuggendo al clichè cloni-Isis. A volte il sound si tinge
di noise con feedback e manipolazioni di chitarra degne dei Sonic Youth.
Uno show veramente destabilizzante, decisamente apprezzato dai
presenti.

Subito dopo è il turno dei Gazebo Penguin, altro gruppo locale. I
reggiani/modenesi hanno suonato più volte con i Valerian Swing e c’è
molta affinità musicale tra i due gruppi, anche se i Gazebo tralasciano
molta tecnica in favore di un impatto più punk, diretto ed emotivo.
Gradevoli da ascoltare, ma alla fine non mi hanno lasciato molto.

DAY 2

Il secondo giorno, Domenica, è dedicato a gruppi molto più aggressivi e
arrivo all’Ekidna verso le 18, riuscendo comunque a perdermi un gruppo
HC locale, i No more escape! Ma vi assicuro che faceva troppo caldo per
andare là prima!

Mi godo comunque lo show dei The last breath of life, giovane quintetto
dedito ad un hardcore senza troppi fronzoli e improntato principalmente
sul divertimento. Non seguono troppo le mode, quindi niente ricerca
spasmodica del breakdown, molta velocità, buona tecnica e una
prestazione vocale ottima, col cantante capace di coprire un’ampia gamma
di growl e screaming. Molto apprezzate anche le tre cover di Agnostic
front, Your demise ed Hatbreed. In realtà io odio gli Hatebreed,
rappresentano il lato peggiore dell’HC per quanto mi riguarda, ma i
ragazzi sotto il palco hanno apprezzato. Vabbè…

Il sole comincia un po’ a calare ed è il turno dei veneti Faida, forse
lo show migliore della giornata per il sottoscritto. Crossover di
vecchia scuola, con riferimenti ai Rage against the machine (più per
estetica e per messaggi socio/politici in realtà) e ai mitici Orange
9mm. Moltissimo groove, violenza in dosi massicce quando serve e una
grande capacità di intrattenere il pubblico. Un complimento particolare
al bassista, che nonostante fosse ubriachissimo ha suonato alla
perfezione. Veramente fantastici!

Altro gruppo che ho seguito con particolare interesse, complica anche
l’amicizia con un paio di membri, sono i Terror Firmer. Quintetto
thrash-grind con membri che vengono da mezza italia (Modena, Bologna,
Roma) e ovviamente un sound all’insegna della brutalità e aggressività.
Complice una serie di magagne tecniche, tra cui volumi degli strumenti
sballati, una delle due voci a intermittenza e la location non troppo
consona al loro sound, il concerto non è quel pugno nello stomaco che ci
si aspettava, ma il gruppo tiene bene il palco e il carisma dei
cantanti fa il resto. Da vedere in un posto più adatto, magari un centro
sociale…

I Nothing I know me li sento di sfuggita dato che hanno avuto la non
brillantissima idea di suonare mentre tutti stavano mangiando. Comunque
un hardcore abbastanza convenzionale.

Cala il sole, si digerisce il cibo e tocca agli Infarto. Il quartetto
bergamasco ha regalato ai pochissimi sotto il palco uno show da brividi,
proponendo un hardcore molto personale dai testi veramente
introspettivi e poetici. Per una volta un gruppo HC che non sbandiera la
propria tamaraggine e potenza ma la fragilità dell’essere umano.

Scende definitivamente la notte e cambia completamente il genere con i
Dysmorfic, storico gruppo grind da Mantova. Il gruppo sale sul palco in
formazione decisamente ridotta a causa della defezione dei due
chitarristi che non reggevano più i continui tour. Ma anche con solo
due elementi, col bassista/cantante che ha distorto così tanto il suo
cinque corde da farlo suonare come una chitarra e il batterista a
pestare fortissimo, la violenza sonora è su livelli inauditi! Fantastici
i brani della lunghezza di due/tre secondi, col pubblico sotto il palco
a piegarsi dalle risate insieme al gruppo. Purtroppo anche con loro
poca gente a sentirli, un moshpit ci stava più che bene! Show breve, ma
intenso e violento come pochi.

Tocca poi ai Logical Terror chiudere le danze. Il gruppo metal con forti
influenze elettroniche è molto atteso e finalmente sotto il palco si
radunano almeno una cinquantina di persone. Purtroppo devo dire che lo
show del quintetto ha deluso non poco le mie aspettattive. Tanto avevo
apprezzato i concerti dei gruppi precedenti, fatti di sudore e
sincerità, quanto il loro, laccato e privo di personalità, mi ha
lasciato indifferente. Le sfuriate alla Fear Factory sono sempre
accompagnate da ritornelli iper-melodici e telefonati, fatti apposta per
i teenager. Le basi elettroniche non aggiungono valore ai musicisti,
anzi a volte mettono in dubbio le loro capacità tecniche, risultando un
aiuto fin troppo evidente ad alcune loro magagne. I più giovani di
sicuro hanno gradito, ma chi ha un po’ di esperienza nel settore non può
non aver sentito puzza di band costruita a tavolino.

Purtroppo una conclusione un po’ infelice per una festival che per due
giorni ha dato sole, aria fresca e buone vibrazioni. A gratis. Scusate
se è poco!