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SEE YOU IN HEAVEN FEST (TRIBUTE TO MARCEL JACOB)

Tra varie vicissitudini, diversi cambi di bill, scarso pubblico presente e non ultimo la defezione degli headliner The Poodles causa motivi di salute del cantante, il tributo a Marcel Jacob, leggendario bassista di Malmsteen e Talisman, ha comunque portato sullo stage del Soudtrack di Arcene realtà famose e in ascesa del panorama rockmetal…c’è da dire, da una parte, che l’organizzazione s’è fatta in 8 per poter pubblicizzare e realizzare questo fest, dall’altra parte la cosa che lascia l’amaro in bocca è la poca affluenza di pubblico, in una location che permette intimità e quasi contatto con le band on stage e dove è facile imbattersi nei componenti delle band per foto e autografi…ma tanto di cappello all’organizzazione che continua a promuovere il locale (in fondo i battenti sono stati aperti a settembre) con iniziative e concerti che senz’altro sono degni di nota e che Heavyworlds cercherà di portare a conoscenza…

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Causa traffico mi perdo gli opener KANE’D e quindi al mio arrivo sono appena partiti i nostrani JOHN DOE…band giovanissima, fresca e con un carico di idee e di voglia di fare che diverte e che lascia un buon sapore in bocca. La loro scelta musicale spazia dall’heavy metal all’hard rock, con qualche tinta progressive e certe ‘deviazioni’ punk che li rendono decisamente originali…mi sento di segnalare “Sclero” come canzone riuscitissima e nella mezz’ora a loro disposizione attirano le poche persone presenti davanti al palco, salutando tra gli applausi. La band sta ultimando le registrazioni del debut “Sin Symphony” che dovrebbe vedere la luce in febbraio e sicuramente sarà una realtà da tenere d’occhio nel corso dei prossimi sei mesi.

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Un veloce cambio palco ci porta alla performance di un’altra realtà italiana ben più scafata e conosciuta, specie all’estero…i PLANET HARD. Reduci da supporting act a gente come Europe, fondano le proprie basi su un genuino e sanguigno hard rock misto a certi virtuosismi chitarristici cari al maestro Malmsteen che si stagna sulle prime file occupate da fans e non solo…la caratura della band è eccezionale, così come le doti di Marco Sivo alla voce e di Marco D’Andrea alla solista, ma quello che manca è un songwriting più ispirato e convincente (e un batterista con maggior tiro, visto il genere in questione). Tra gli estratti del debut “Crashes On Planethard” risalta “Unchain My Heart”, track davvero trascinante e che maggiormente porta alla luce le doti di un Marco Sivo davvero in serata. Anche la cover di “Long Live Rock’n Roll” risulta azzeccata ed eseguita con buona maestria…poco più di mezz’ora viene concessa loro, e i Planet Hard salutano il Soundtrack tra gli applausi dei presenti…

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Cambio palco un po’ più lento ed ecco salire on stage il primo pezzo di storia della serata…si tratta degli statunitensi JUNKYARD, pronti a radere al suolo il Soundtrack con il loro hard rock a tratti blueseggiante e a tratti maggiormente heavy…il tour in questione è quello del ventennale della band, e questo permette di racchiudere nell’oretta di tracklist alcune songs che caratterizzano il loro marchio di fabbrica. Si passa da “Life” a “Killing Time”, da “Back On The Streets” alla struggente “Nowhere To Go” seguendo un filo logico e un trasporto nel proporre la propria musica davvero invidiabile. La presenza di poche persone permette alla band di creare uno stato di intimità difficilmente ripetibile, con David Roach sempre a tenere banco tra le prime file, facendo cantare la gente e scambiando abbracci e saluti a chiunque. Tra una “Blooze” e una “Simple Man” si arriva alla conclusione, affidata alla velocissima cover dei Motorhead, quella “Ace Of Spades” che il quintetto porta in auge sorridendo e sudando. Se un insegnamento i Junkyard possono dare è l’estrema umiltà nonostante siano dei professionisti (e si è davvero sentito)…fotografie, applausi al poco pubblico e autografi per chiunque gli si fosse avvicinato…bravi davvero.

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Causa problemi nel settaggio della batteria e nel messaggio di saluto a Marcel Jacob, lo show degli headliner HOUSE OF LORDS scivola di ben tre quarti d’ora…ma la band sa benissimo come farsi perdonare, propinando ottanta minuti del loro hard rock tinteggiato di aor e class metal. Sin dall’opener, il mitico pezzo storico “Sahara” e dalla successiva “Talkin’Bout Love” i nostri iniziano un percorso che riporta in auge una leggenda nata ormai 22 anni fa. James Christian ha la voce elegante e potente di sempre, mentre la band sostiene un sound davvero ineccepibile e variopinto, specie BJ Zampa alla batteria, vero metronomo vivente e con un groove hard rock che da un tiro incredibile ad ogni singolo pezzo…vecchie glorie si alternano a nuove leve, e tra una “Cartesian Dreams” e una “ I Wanna Be Loved”, arrivano pure i soli di chitarra e batteria, dove estro e tecnica si sostituiscono al mero virtuosismo, mettendo in luce come la musica sia bella senza milioni di note sparate in pochi secondi. Si arriva verso la fine, e a sigillare uno show davvero intenso ci pensa la triade “Bangin”, “Pleasure Palace” e “Slip Of The Tongue”, lasciando la band alle docce davanti ai pochi rimasti che applaudono questo interessantissimo pezzo di storia. La scaletta proposta da Christian e soci ha spaziato in tutto l’arco temporale della band, eccetto quel “The Power And The Myth” che la stessa band considera essere un capitolo ‘strano’ della propria discografia.

Tirando le somme, il Soundtrack si rivela essere una fantastica novità nell’ambito rock, vista la resa sonora e quanto l’organizzazione sta facendo per portare eventi in un locale che non sia esclusivamente meneghino. A tutte le band un applauso e un grazie…e forse da lassù, il buon Marcel starà sorridendo a quei pochi (ma buoni) che sono accorsi a salutarlo. RIP Marcel…arrivederci.