Erano mesi che non vedevo una bolgia del genere a un concerto! E la cosa mi ha fatto estremamente piacere…più di duemila (2000!!!) persone si sono presentate al mitico Live Club di Trezzo per assistere a uno dei concerti più attesi di questo autunno 2010 carico di live. Si respira un’aria strana all’interno del locale, completamente stipato; quello che avverrà dalle 21 in poi si prospetta essere un evento dal caldo sapore americano, con un’atmosfera a tratti spudoratamente retrò che convince il sottoscritto di essere di una quindicina d’anni più giovane. Sarà la presenza di un mio mito giovanile come Vinnie Paul (ahimè qui in veste di supporting act), sarà che il sound del nuovo album degli Stone Sour è di uno spessore tale da farmi tornare alla mente le prime volte che ascoltai Pearl Jam o Creed, ma il feeling che permea la location è palpabile in ogni sua forma…e nel corso delle performance qualche brivido ha percorso la mia schiena.
Pochi secondi dopo le 21 ed ecco salire sullo stage i mitici Hellyeah, ovvero l’ultima creatura nata dalla geniale personalità di Vinnie Paul. I suoni sono da subito precisi e ben mixati, mentre i volumi sono da far sanguinare le orecchie. Nei tre quarti d’ora scarsi che vengono concessi al quintetto texano, la band sciorina una prova precisissima e professionale, dimostrando un tiro che raramente si sente in giro. La scaletta predilige il nuovo “Stampede”, specie nel nuovo singolo “Hell Of A Time”, concendendo però anche un paio di episodi dal debut del 2007. Il mix di heavy metal e southern rock che compone il sound della band si stagna su un pubblico che già da subito è caldo e ben felice della proposta sonora della band dell’ex batterista dei Pantera, riuscendo a far saltare e pogare buona parte dei presenti. Vinnie Paul ringrazia il pubblico italiano per la calorosa accoglienza e la band esce tra applausi e cori di devozione.
Ci vogliono quaranta minuti per sistemare lo stage degli headliner…le quotazioni della band sono salite vertiginosamente (nel 2007 fecero un sold out, ma sul palco piccolo dell’Alcatrazz, ovvero circa 400 persone), e già da scenografia e luci si capisce che non siamo di fronte al b-project dei due Slipknot Taylor&Root bensì a una band vera e propria, con delle palle fumanti! Alle 22:25 si spengono le luci e parte la mitica “We Will Rock You” dei Queen, segnale che lo show sta per iniziare. Una breve intro ed ecco il quintetto saltare sullo stage e dare in pasto l’opener del nuovo album “Mission Statement” seguita a ruota dalla grooveggiante “Reborn”…si capisce subito che la caratura è impressionante. Taylor è un interlocutore abile e ruffiano (in senso positivo), e tra un ‘fuck’ e una bestemmia trova il tempo di ringraziare le duemila metalheads presenti e di sponsorizzare “Audio Secrecy”, Root è come sempre sulle sue svolgendo un lavoro di coesione con Josh Rand di imprevedibile caratura, mentre la sezione ritmica mostra un precisissimo Economaki (emozionante vedere quel ‘2’ sul basso in onore di Paul Gray) e un Roy Mayorga sempre più mostruoso. I fans cantano tutte le songs inducendo molte volte la band a fermarsi tra una song e l’altra per aspettare che l’audience si calmi. Vecchie glorie come “Your God”, “Made Of Scars e “Bother” (eseguita solo chitarra e voce dallo stesso Corey) si alternano ai nuovi estratti (ben sei!) come “Say You’ll Haunt Me”, “Let’s Be Honest” e “Digital (Did You Tell)” fino ad arrivare a “Get Inside” che chiude lo show principale. Pochi minuti ed eccoli ritornare per regalare ancora emozioni con “The Bitter End” e il duo finale “Hell & Consequences” e “30/30-150” che saluta in pubblico in modo definitivo.
In conclusione è stato un delirio…credo che anche i più ostinati detrattori si sarebbero inchinati di fronte alla portata di questo evento che ha lasciato un segno indelebile nel cuore dei fans. Un applauso a entrambe le band con la promessa di rivederci al prossimo giro. Garantito.
SCALETTA:
Mission statement
Reborn
Made of scars
Say you’ll haunt me
Unfinished
Let’s be honest
Your god
Bother (Taylor solo)
Through glass
Digital (did you tell)
Get inside
Encore:
The bitter end
Hell & consequences
30/30-150