da un paio di mesi, praticamente dall’annuncio ufficiale, che aspettavo
questo mini-festival con trepidazione. Diciamo pure con la bava alla
bocca. Non capita tutti i giorni di avere sullo stesso palco due dei
gruppi post-hardcore/metal più in forma del momento, per di più al
mitico Blogos, un gran bel locale con un’ottima acustica e un palco
quasi per terra che rende i live molto coinvolgenti.

Stacco dal lavoro, rapida cena e mi dirigo subito verso Casalecchio.
Arrivo un po’ in ritardo sulla tabella di marcia (mi perdo sempre nel
bolognese, sarà la maledizione di San Petronio ai modenesi?) e riesco a
vedere l’ultimo pezzo degli Earthship. Il gruppo è sostanzialmente una
costola degli Ocean, con due componenti in comune. Dal poco che ho
sentito la prestazione è stata coinvolgente, i quattro hanno suonato uno
stoner abbastanza energico e la bassista con bandana alla Axl Rose ha
infiammato non poco i presenti.

Dopo una meritata pausa ossigeno (nella saletta concerti si toccavano
almeno i 30 gradi!) arriva subito il turno degli americani Red Fang. Il
quartetto si presenta sul palco e scatena subito una simpatia verso i
presenti: sembrano veramente usciti da un’altra epoca, con un biondo
secchissimo che sembra un hobo, due hippies e il batterista baffuto! Si
sono pure stretti la mano prima di iniziare a suonare. Musicalmente sono
il classico gruppo stoner made in Relapse: canzoni lunghe, suoni e
strumentazione old-school ma approccio moderno al songwriting, con
alcuni pezzi veloci che hanno fatto impazzire il pubblico. Le lunghe
parti strumentali sono state il loro cavallo di battaglia, veramente
coinvoglenti e trascinanti!

Altra boccata d’aria fresca e viene il memonto dei losangelini
Intronaut. Non nascondo la mia totale devozione agli americani, e
infatti il loro show è stato quello che mi ha più esaltato. Aprono le
danze con due brani tratti da Valley of Smoke, l’ultimo album che ha
mostrato il loro lato più progressive e aperto alla melodia. L’inizio è
però disarmante, i suoni sono tremendi, ma vengono aggiustati in fretta e
il concerto prosegue alla grande. Devo ammettere che per i primi minuti
ho faticato a distogliere lo sguardo dalla sezione ritmica, con un
batterista che definire piovra umana è riduttivo e soprattutto il
bassista, un piccoletto grassoccio dalla evidente preparazione
jazzistica e dalle dita fatate. L’attenzione sui chitarristi/cantanti è
riemersa prepotentemente nella parte centrale del concerto, dove gli
Intronaut hanno fatto riemergere le loro radici hardcore e suonato pezzi
da Prehistorcism, veramente potenti e aggressivi. Il pubblico per tutto
lo show non ha pogato, ma è rimasto totalmente ammaliato dalla tecnica
del quartetto. C’era anche chi sbadigliava, ma non tutti capiscono i
geni…

Nel cambio di strumentazione e allestimento palco per gli Ocean, un
sacco di domande mi frullavano per la testa. Il fatto di essersi
consolidati come un gruppo vero e proprio e non più come un
superprogetto influirà sul live? Come può essere portato sul palco un
progetto ambizioso come Heliocentric/Anthropocentric? La risposta mi è
arrivata in fretta. Gli Ocean sul palco si sono dimostrati delle vere e
proprie furie, macchine da concerto senza una sbavatura! Robin Staps
(chitarrista, compositore e mastrmind) stava un po’ in disparte, mentre
Loic Rossetti ha sfoggiato una prestazione canora da urlo, alternando
growl e clean vocals senza perdere un colpo. L’altro chitarrista e il
bassista hanno dimostrato classe da vendere, suonando le loro
intricatissime parti dimenandosi e saltando su e giù dal palco come
forsennati. Gli Ocaen hanno incentrato la loro scaletta sui pezzi più
muscolari dei due ultimi album gemelli e dei precedenti, dimostrando
come un gruppo con un repertorio ampio riesce ad adattarsi ad ogni
situazione. In un locale così piccolo è emerso prepotentemente il loro
background hardcore, e il pubblico ha risposto alla grande. Fantastica
la partecipazione dell’audience nelle parti pulite ed eccezionale la
chiusura del concerto, quando il cantante ha chiamato sul palco tutti
gli spettatori a cantare con lui!
Una serata memorabile, degno esempio di come non si debba per forza
aspettare i mega festival estivi per godersi degli ottimi gruppi.