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THIN LIZZY + SUPERSUCKERS

“Nebbia opprimente, nebbia schifosa…ma non mi fermerai!!” Ovvia la ‘francesizzazione’ nel riportare queste mie considerazioni in sede di recensione…ma il nebbione trovato alle porte di Milano mi aveva un po’ spento mentre ansioso mi recavo al concerto di uno dei gruppi ‘chiave’ dell’heavy metal anni 80…i Thin Lizzy. Per molti, forse, il nome in questione rievoca solo qualche classico o qualche cover ripresa da gruppi più blasonati, ma per altri come il sottoscritto vedere e ascoltare un live dei Thin Lizzy (pur senza il mai troppo compianto Phil Lynnot) è motivo di emozione e rimpianto per essere nato un po’ troppo tardi…l’emozione più grande, forse, è sentirne la resa sonora. Non è un caso che la band sia considerata come una delle iniziatrici del sound metal, una ‘chiave di passaggio’ tra l’hard rock anni 70 e l’heavy degli anni 80. Ma distogliendosi dalle malinconie e dai casi della vita, questa sera i Thin Lizzy ‘all star band’ sono qui per stupirci e stupire ancora se stessi.

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Con più di mezz’ora di ritardo (visto che di pubblico ne è accorso proprio pochino e a fine serata il Live Club non sarà nemmeno riempito per la metà), sale sul palco il quartetto che porta il nome di Supersuckers…il sound dei nostri è bello pieno, un rock’n’roll a tratti più hard rock e a tratti maggiormente punk attraversa la sala e si stagna nelle orecchie di un pubblico molto accondiscendente. La band non si risparmia in energia e precisione (specie il drummer, vero animale da palco preciso e martellante), fionda sul pubblico una proposta sonora interessante e decisamente fresca e coinvolgente…la nota stonata, se vogliamo, è un po’ di presunzione del bassista/vocalist (il look un po’ alla Lemmy, microfono discendente compreso, è apparso un pochino pacchiano) che se per certi versi fa sorridere e lo rende simpatico dall’altra parte verso fine show (circa 40’) inizia a diventare pesante e autocompiacente. Non conoscendo la band non so segnalare canzoni in particolare o episodi trascurati in favore di altri; esterno solo l’ottima accoglienza della piccola audience e l’impatto potente della band.

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Anche se fino ad ora non si è scherzato, adesso tutto si fa più serio. Una scritta effettata di luci sullo sfondo (raffigurante il logo), amplificatori e batteria e tastiera ‘sopraelevate’ sono gli effetti scenici per lo show degli headliner…niente di più; qui è la musica ad essere l’effetto speciale. Ed alle 22:05, su una brevissima intro, ecco entrare il sestetto! L’emozione è palpabile…”Are You Ready?” apre le danze diretta e spaccagambe; i suoni inizialmente un po’ impastati vengono sistemati in pochi secondi e su tutti appaiono le chitarre del duo Scott Gorham/Vivian Campbell in vera veste d’onore. Tocca a “Waiting For An Alibi” proseguire seguita da una devastante “Jailbreak” cantata all’unisono. Il lavoro del duo Downey/Mendoza, rispettivamente batteria e basso, è preciso e perfetto, con rallentamenti e uso di dinamiche volute e studiate, Wharton con le sue tastiere infarcisce il sound di un che di epico mentre a tener testa alla battaglia è un Ricky Warwick sempre più misterioso e ‘ragazzaccio’ (a vederlo da lontano la somiglianza con Sean Bean, l’attore che interpreta Boromir ne ‘Il Signore Degli Anelli’, è strepitosa!). Arrivano “Do Anything You Want To”, “Don’t Believe A Word” e una suggestiva “Dancing In The Moonlight” che suggelano uno Scott Gorham davvero in serata, mentre con “Still In Love With You”, attesissima, è Vivian Campbell a prendere le redini dello show tenendolo fino alla fine. “Whiskey In The Jar” esplode in un boato di pubblico e con la successiva “Emerald” la band da un esempio di compattezza impressionante. Tocca a “Wild One” e a “Cowboy Song” proseguire verso la conclusiva “Boys Are Back In Town”, vero e proprio inno dei Thin Lizzy, che chiude lo show tra il pubblico delirante e incredulo. La band si congeda per un paio di minuti prima di rientrare…Tocca a Warwick dare il saluto eterno a sua maestà Phil Lynnot prima di concludere lo show con le immancabili “Rosalie e “Black Rose”, dove mr. Campbell si scatena sulle note della danza tipica irlandese, impressionando per feeling e velocità (oltre che per tocco), vero sigillo ad uno show che sa di evento.

Vedere i Thin Lizzy nel 2011 per me è stato come poter ammirare i Foreigner lo scorso anno…un evento atteso da anni che non ha deluso. Suoni che spaccano, performance piene di feeling e precise, un rock d’altri tempi che molte persone hanno dimenticato. Ricordo un Live Club stipato all’ennesima potenza per il concerto novembrino di Stone Sour e Hellyeah, mi sarebbe piaciuto che i Thin Lizzy avessero ricevuto lo stesso trattamento. Il costo del biglietto era molto discutibile, ma la caratura della band meritava oltre modo. Grandi…un ricordo indelebile nel mio cuore.

THIN LIZZY Tracklist
1. Are You Ready?
2. Waiting For An Alibi
3. Jailbreak
4. Do Anything You Wat To
5. Don’t Believe A Word
6. Dancing In The Moonlight
7. Massacre
8. Angel Of Death
9. Still In Love With You
10. Whiskey In The Jar
11. Emerald
12. Wild One
13. Cowboy Song
14. Boys Are Back In Town
15. Rosalie
16. Black Rose