
Arcene è un piccolo paesino del bergamasco a 10 minuti dall’uscita di Capriate, facilmente raggiungibile anche da chi, come il sottoscritto, non vuol proprio comprarsi il navigatore e viaggia ancora con le mitiche ‘cartine stradali’ appoggiate sul volante. Il che dona al tutto un sapore ancora più mistico.
Particolari automobilistici a parte, il Soundtrack riapre i battenti per la nuova stagione con un concerto che, per certi versi, sa di evento vero e proprio. L’organizzazione infatti, è riuscita a portare sullo stesso stage tre nomi mica da ridere; ma quello che maggiormente attrae (e rende la serata unica) è l’unione di tre generi simili ma incredibilmente diversi, dove il filo conduttore è senz’altro l’onestà nelle composizioni. Comunque, arrivato al posto, noto che (oltre a un parcheggio degno di nota, finalmente) molte persone sono già davanti all’ingresso. Ci sono i metallari veri e propri e ci sono gli alfieri del folk metal in kilt o agghindati in stile medievalenordico, il che regala all’atmosfera maggior suggestione.
Il Soundtrack è un locale di tutto rispetto, piccolo ma disposto a anfiteatro e il ‘pit’ davanti al palco può contenere una discreta orda di fans poganti (come succederà poi). Dopo un soundcheck piuttosto scialbo, alle 21:50 salgono sul palco i No More Fear.

Ammetto che non conoscevo questa band prima d’oggi.
Il combo abbruzzese sale sul palco con una carica ed un treno musicale da far paura. Subito i fans accorrono davanti allo stage per apprezzare e applaudire il death metal melodico (ma nemmeno più di tanto) che i No More Fear fanno esplodere dagli amplificatori.
Nella mezz’ora abbondante della loro esibizione mettono sotto assedio il Soundtrack, estraendo maggiormente materiale dall’ultimo “Ethnoprison”, terzogenito uscito lo scorso anno, ma dando qualche spazio anche al materiale più vecchio. Gianluca alla voce è assassino, con il suo growl potente e cavernoso, le chitarre elaborano riffs e refrain serrati come lame e la sezione ritmica del duo OrsiniLafrikh non si risparmia, fornendo una performance breve ma convincente. Bravi davvero.

Giocano in casa i nostri, provenendo dalle valli a nord di Bergamo.
Infatti, la maggior parte del pubblico, onestamente, è qui per loro.
Come potrete capire dall’intervista che a breve sarà on line, i Folkstone sono persone semplici e generose, molto umili nonostante si tratti di una delle band italiane che, da poco più di un anno a questa parte, ha visto aumentare i propri riscontri in maniera vertiginosa, e una tournee di 70 date (che si concluderà a fine ottobre) in 7 mesi ne è l’ulteriore conferma. Salgono sul palco passando direttamente attraverso i fans, vestiti con abiti medievali e portandosi cornamuse e altri strumenti tipicamente medievali sulle spalle. Non avendo potuto fare il soundcheck prima, eseguono (ridendo e scherzando) un velocissimo check strumento per strumento, fino a che, con lo sfumare dell’intro, i nostri partono con la granitica “Alza Il Corno”, direttamente dal loro unico genito autointitolato. La band mostra una compattezza inusuale per un gruppo attivo solo da pochi anni, una capacità esecutiva che rasenta la perfezione e una caratura tecnica di tutto rispetto. Si passa da “Briganti Di Montagna” a “Folkstone” e il tempo sembra essersi fermato a qualche secolo fa. I suoni sono buoni davvero, la performance è davvero trascinante. Arrivano “In Taberna” e “Con Passo Pesante”, passando per la cover degli In Extremo “Villemag Og Magnihild” (davvero fantastica), fino a arrivare al gran finale dove spicca la mitica “Rocce Nere”, cantata da tutto il pubblico presente. Escono tra una valanga di applausi, assaliti dai fans che, specie in questa zona, li osannano come i grandi gruppi. Un applauso al cantante Lore, con il suo timbro rude e la sua versatilità con gli strumenti a fiato, vero catalizzatore e immagine del combo bergamasco.

Cambio palco un po’ più lungo e prova dei suoni maggiormente mirata, ed ecco salire sullo stage, oscuri e sinistri, i folk metallers nordici Finntroll.
Non essendo un grande amante della loro musica, conosco poco della loro discografia, ma questo non toglie che dal vivo siano micidiali e professionali all’inverosimile. Già dal primo pezzo esplodono in una miscela di metal e folk (hummpa per l’esattezza) molto particolareggiata, con grandi arie disegnate dalle tastiere, e una certa epicità sia nella scelta dei suoni che nel modo di vestire. A tratti epic metal e a tratti black, i Finntroll ripescano hits e chicche dalla loro abbondante discografia, evitando di inserire nuove songs che andranno a far parte del nuovo platter (dovrebbe uscire nel 2010).
I suoni sono un po’ più impastati rispetto ai Folkstone, ma lo show non sembra risentirne assolutamente. Viaggiano per più di un’ora e mezza prima di salutare il pubblico che giustamente gli rende omaggio e si appresta ad aspettarli per autografi e foto di rito.
Il Soundtrack ha aperto i battenti nel migliore dei modi.
L’organizzazione ha fatto sapere che ben 500 fans hanno partecipato all’evento e questo esplica nel migliore dei modi il successo dell’evento. Soprattutto ha mostrato quanto noi italiani ci sappiamo fare su uno stage di questo tipo, dove ovviamente i Finntroll hanno mostrato di essere qualche scalino sopra, dovuto soprattutto all’esperienza maturata negli anni, ma sia Folkstone che No More Fear non hanno sfigurato, fornendo prove tangibili di tutto rispetto e professionalità.
Alziamo il Corno e brindiamo nella speranza che serate come queste vengano organizzate con più frequenza.