Loading

Void of sleep – Hierophant

Ci sono certe sere, o come avrebbe detto qualcuno certe notti, che sono come benzina per l’anima, carburante necessario per andare avanti ed affrontare i grigi e monotoni giorni con un rinnovato vigore. Chi vive solo di concerti mainstream sicuramente si godrà grandi show, spettacoli di luce, suoni cristallini e maree di persone, ma vi assicuro che si perderà nella maggior parte dei casi quella cosa che ha animato la serata al Bronson di Ravenna. La passione genuina. Una passione viscerale e furiosa che muove i devastanti Hierophant. Una passione più matura e ragionata, ma altrettanto genuina e pura quella che sta spingendo i Void of sleep sempre più in alto, oltre ogni più rosea aspettativa. E vale la pena di citare anche la passione del pubblico che ha riempito il locale nonostante il concerto fosse pubblicizzato solo su internet. L’underground italiano è vivo più che mai e scalpita. Chi vuole vada pure ai concertoni nelle distese di asfalto con 40 gradi all’ombra, il sottoscritto invece lo troverete sempre sotto i palchi più piccoli e fumosi della provincia. Dove c’è passione e genuinità.

HIEROPHANT

Se l’avessi detto qualche anno fa qualcuno mi avrebbe preso per pazzo. E invece, dopo che i The Secret l’hanno palesato al mondo, posso affermarlo tranquillamente: l’hardcore ed il black metal sono sempre più legati da quel filo sporco e marcio che si chiama sludge. I ravennati Hierophant questa sera lo ricordano al Bronson (e presto lo faranno vedere anche alla Germania, eh eh…), purtroppo ancora mezzo vuoto, con un live energico e semplicemente devastante. Il cinque ragazzi si rivelano delle vere e proprie bestie dal palco, in grado di regalare delle bordate di hardcore velocissimo ed abrasivo che ricorda un po’ i Converge degli esordi, alternate però a parti strumentali dilanianti decisamente sludge che spesso sfociano in brani lenti molto vicini a quel post-black tanto caro ai Wolves in the throne room. Un concerto pesantissimo, tecnicamente ineccepibile, coinvolgente più per il cervello, costantemente bombardato di stimoli e spunti, che per i muscoli. Bellissima questa direzione che sta prendendo una certa frangia dell’hardcore, che senza rinunciare a ritmi sostenuti e la velocità tipica del genere, riesce ad aprirsi ad atmosfere incredibili. In questi tempi più che mai cupi trovo che questo “blackened HC” sia la massima espressione del disagio e dell’ansia che un’intera generazione è costretta suo malgrado a provare. Menzione d’onore per il batterista Ben che ha suonato alla grande nonostante un’infortunio alla caviglia. Se un’etichetta come la Bridge Nine ha messo gli occhi su questi ragazzi (nonostante non siano straight edge, stupore!) un motivo ci sarà…

VOID OF SLEEP

Con le orecchie che fischiano ancora alla grande grazie agli Hierophant, mi precipito in primissima fila appena vedo che i quattro romagnoli mettono piede sulle assi già duramente provate del palco. Stasera c’è il release party ufficiale di “Tales between reality and madness” e sentire la band affermare che eseguiranno per intero l’album che da oltre due mesi non vuole saperne di uscire dal mio stereo mi fa salire il cuore in gola per l’emozione. Stasera i ravennati suonano in casa e sicuramente questo influisce sulla mole di gente che è accorsa al Bronson, che è decisamente affollato e carico di un’aspettativa decisamente percettibile. I Void of sleep sembrano esserne consapevoli e non sbagliano un colpo, a partire dall’iniziale “Blood on my hands” che riempie l’aria di suoni caldi e quasi psicotropi, che decollano definitivamente nella successiva “Wisdom of doom”, sicuramente il mio brano preferito che proietta letteralmente il mio cervello in un’altra dimensione. Le canzoni scorrono fluide nonostante il minutaggio elevato di ciascuna di esse, la tracklist viene rispettata fedelmente e l’oretta e passa a disposizione del quartetto vola via fin troppo velocemente, tant’è che alla fine vorrei un bis o qualche cover che purtroppo non arriva. Peccato! Straordinaria la prestazione dei quattro musicisti, sicuramente aiutati da una strumentazione strepitosa, tecnicamente mostruosi ed in grado di riprodurre perfettamente quella sensazione di calore presente sull’album. Gradevolissima la sorpresa della grappa offerta alle prime file, che scalda non poco gli animi dei fan, e notevole anche il calore umano che il gruppo riesce a trasmettere, in particolare il Paso che regala sorrisi a profusione e suona con l’entusiasmo e lo spirito di un ragazzino. Meravigliosa la sezione ritmica, pulsante, vitale ed intricata come su album, sorprendente la prestazione vocale di Burdo che si rivela anche un frontman decisamente carismatico, mentre la chitarra di Gale non perde un colpo e regala riff su riff per la felicità di un pubblico molto coinvolto e partecipe. Concerto strepitoso (aggratis, ricordiamolo!), perfetto nella durata ed in grado di regalare emozioni uniche a tutti i fortunati presenti.

Non smetterò mai di ripeterlo a costo di rischiare di sembrare un maledetto fanboy, ma i Void of sleep sono un gruppo semplicemente incredibile che merita tutti i riconoscimenti che gli stanno arrivando. Questo live è stata la prova del nove che aspettavo, un concerto bellissimo che ha definitivamente incoronato i romagnoli come una delle nuove realtà più interessanti a livello mondiale.