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Winter Masters Of Rock 2011

Potrebbe sembrare paradossale che per una webzine come la nostra possa essere più facile ottenere collaborazione con un promoter ceco che con uno italiano, ma fatto sta che le cose vanno proprio così. Difficilmente, ahimè, potrete vedere report e foto di un concerto in casa nostra; quindi, se siete interessati, sfruttate l’occasione e date un’occhiata a quanto abbiamo “reportato” dalla nostra spedizione in Repubblica Ceca in quel di Zlin dal Winter Masters Of Rock edizione 2011. Una faticaccia logistica (in aereo fino a Vienna, auto a noleggio fino alla città ceca, etc etc…) ampiamente ripagata dalla qualità dell’evento, dalle tante buone band, dalla disponibilità e gentilezza degli organizzatori (il nostro grazie va soprattutto a Martina), dal mezzo litro di birra ad 1 € e infine dalla possibilità di vedere Michael Kiske condividire il palco assieme al suo storico compagno ai tempi degli Helloween (che furono), Kai Hansen. Il quale ringraziamo, assieme a tutti gli altri della band, per la piacevole compagnia post-concerto e day after.
Il palazzetto della locale squadra di Hockey trasformato e riarrangiato per musica dal vivo, 9 band a dividersi il palco, panini, salsicce e cotenne integratrici di colesterolo e trigliceridi fritte nell’olio, 5-6 migliaia di metallari ad occhio, birra a fiumi. Questo è stato il Winter Masters Of Rock.
Causa i problemi logistici detti prima arriviamo alla venue quando stanno suonando i Kingdome Come, sbrighiamo la pratica Dave Vincent/intervista con i Morbid Angel (mi viene un sorriso solo a pensarci, a breve leggerete tutto e condividerete anche voi) e ci fiondiamo nella zona concerto.

Photogallery del concerto: http://www.flickr.com/photos/heavyworlds/collections/72157628206506381/

CORONER

(a cura di Fabiana Spinelli)

Lo Zlin Stadion si riempie giusto in tempo per l’esibizione dei Coroner, primo vero e proprio show che riscalda la gelida location del festival.
I tre svizzeri danno vita ad un concerto preciso e potente, che vede privilegiati i brani estratti da “Grin” e da “Metal Vortex”, per un’ora abbondante di thrash tritatutto. “Internal Conflicts“, “Serpent Moves” e “The Lethargic Age” sono un vero e proprio muro sonoro, ma la vera sorpresa arriva con il ripescaggio di “Masked Jackal”, direttamente da “Punishment For Decadence”, del 1988. Il gruppo appare in forma, sul palco si diverte e non risparmia neanche una briciola di energia, specialmente per quanto riguarda il carismatico frontman Ron Royce.
L’immancabile cover dei Deutsch-Amerikanische Freundschaft fa saltare e scatenare il pubblico, creando finalmente una vera atmosfera da Festival! La scaletta scivola verso la conclusione con la violentissima “Grin(Nails Hurt)“, il cui “Grin ‘til I lose” rimbomba per tutto il palazzetto.
A sorpresa, chiude questo concerto di rara ferocia una perla del passato, “Reborn Through Hate“, che sottolinea la maestria di un chitarrista del calibro di Tommy T. Baron. Il gruppo conferma quindi le impressioni date nelle precedenti tappe di questo tour trionfale, comprese quelle italiane, rivelandosi una delle migliori reunion a cui abbiamo assistito negli ultimi anni.
“All you will feel is the wings of death!

Setlist:

Golden Cashmere Sleeper Pt. 1
Internal Conflicts
Serpent Moves
Masked Jackal
Status: Still Thinking
Metamorphosis
The Lethargic Age
Semtex Revolution
Gliding Abowe While Being Below
Divine Step(Conspectu Mortis)
Der Mussolini (Deutsch-Amerikanische Freundschaft cover)
Grin(Nails Hurt)

Encore:
Reborn Through Hate (RIP)

MORBID ANGEL

(a cura di Fabiana Spinelli)

Non è un segreto per nessuno il fatto che i Morbid Angel abbiano ritrovato linfa vitale con il trionfale ritorno di David Vincent, ma dopo le controversie sorte intorno
alla loro nuova fatica discografica “Illud Divinum Insanus”, è lecita una gran curiosità di rivederli in azione sul palco. L’ottima prova del combo floridiano sul palco di Wacken è solo l’antipasto per il concerto che ci aspetta questa sera. Prima di tutto, una setlist che parla chiaro: la parola d’ordine è brutalità e cattiveria allo stato puro. E’ il ventesimo anniversario dell’uscita di “Blessed Are The Sick” (1991) e i Morbid Angel omaggiano subito la ricorrenza con due pezzi da cardiopalma, “Fall From Grace” e “Day of Suffering“. Il pubblico dimostra fin dalle prime violentissime note, di essere completamente devoto ai nostri, accogliendo ogni -rara- parola di Dave con un boato. Molti sono i pezzi tratti da “Altars Of Madness”, segno forse di un desiderio di ritorno alle origini, certo è che l’impatto sonoro di canzoni come “Blasphemy” e “Maze of Torment” fanno impallidire le pur originali “Existo Vulgoré” e “Nevermore“. Chi veramente impressiona sul palco è Tim Yeung, il sostituto di Pete Sandoval, ancora in riabilitazione dopo una complicata operazione alla schiena. Semplicemente, una macchina da guerra: non sbaglia un colpo e riesce a macinare le ossa di tutti i presenti, compresi quelli seduti sugli spalti! Risulta inoltre molto interessante ascoltare la non vincentiana “Bil Ur-Sag“, brutalizzata e velocizzata per l’occasione. Non può mancare a questo punto il giusto omaggio a quello che è uno degli album più amati della carriera del gruppo, “Covenant”, con ben quattro pezzi di fila che scatenano il delirio generale.
La conclusione di un simile show non poteva che essere affidata alla disturbante “Chapel of Ghouls“: i Morbid Angel anche questa volta, non hanno fatto prigionieri.

Setlist:

Immortal Rites
Fall From Grace
Rapture
Day of Suffering
Blasphemy
Maze of Torment
Existo Vulgoré
Nevermore
Angel of Disease
Lord of All Fevers and Plague
Where the Slime Live
Bil Ur-Sag
Blood on My Hands
God of Emptiness
World of Shit (The Promised Land)

Encore:
Sworn to the Black
Chapel of Ghouls

AMON AMARTH

(a cura di Dario Mauri)

Il Festival prosegue con
la performance dei cinque vichinghi Amon Amarth. Dopo la formidabile e teatrale
performance di Wacken 2009 la voglia di rivedere la formazione svedese su un
palco di alto livello come questo è elevata e le aspettative riguardanti il
loro show sono sempre di un calibro importante. Certo, qui non si hanno a
disposizione drakkar, fiamme e guerrieri che si affrontano sul palco per tutta
la durata del concerto ma il coinvolgimento non è certo mancato trascinando il
pubblico in urla e cori battaglieri durante tutta la performance di Johan &
co.
Dopo un breve intro lo show si apre con l’opener  del loro ultimo lavoro Surtur Rising, War of
the Gods
. La carica è alta e senza lasciare respiro Runes of My Memory e
Destroyer of the Universe mantengono elevata l’adrenalina generale proiettando
il pubblico nel mood bellico che contraddistingue i live dei nostri amici svedesi.
Johan ci offre una prestazione valida e decisa, sia a livello tecnico che a
prestanza scenica, con la profondità ed aggressività di suo dominio che inietta
carica a tutto il pubblico (immancabile il gutturalissimo e tetro “Good..” di
commento alla risposta “Are you feeling fine tonight”, da brivido).
Lo show prosegue proponendo pezzi dall’ultima fatica Surtur Rising come Live
Without Regrets
, For Victory or Death che dal vivo acquisiscono un impatto
energico e possente come sempre. Non vengono tralasciati i cavalli di battaglia
come l’agguerrita The Pursuit of Viking, Varyags of Miklagaard e l’immancabile
classico Death in Fire, emblema dominante di tutti i loro show.
Dopo una brevissima pausa lo show si presta alla conclusione con Twilight of
the Thunder God
accolta da un boato del pubblico da per poi chiudersi con Guardians
of Asgaard
.
Performance con la P maiuscola per gli Amon Amarth ai quali piace un impatto
frontale ruvido e senza mezze misure e che si dimostrano una vera furia
combattiva dal vivo, ambito nel quale si stanno dimostrando una certezza con
pochi rivali nel loro genere.

Setlist:

War of the Gods
Runes to My Memory
Destroyer of the Universe
Live Without Regrets
The Pursuit of Vikings
For Victory or Death
Varyags of Miklagaard
Embrace of the Endless Ocean
Free Will Sacrifice
Asator
Death in Fire

Encore:
Twilight of the Thunder God
Guardians of Asgaard


GAMMA RAY feat. MICHAEL KISKE

(a cura di Fabiana Spinelli)

Vedere i Gamma Ray sul palco è sempre fonte di gran divertimento, ma se
all’evento in sè aggiungiamo un Kai Hansen in piena forma e una guest
star del calibro di Michael Kiske, la miscela diventa esplosiva.
Si
parte con un tuffo nel passato: la tripletta a cui è affidato il compito
di scaldare gli animi è composta da “Anywhere in the Galaxy“, “Men,
Martians and Machines
” e “The Spirit“. Il pubblico è entusiasta e il
gruppo sembra recepire tutto questo fermento, regalandoci un inizio
carico di energia e potenza. Nonostante i numerosi inconvenienti tecnici
occorsi sul palco, specialmente al wi-fi della chitarra del buon
Hansen, i nostri continuano a snocciolare un classico dietro l’altro,
senza però rinunciare ai brani più recenti della loro discografia, come
Empathy” e la bella “Fight“. Dopo l’intensità di una splendida versione
di “A While in Dreamland“, arriva il momento che tutti aspettavano:
Michael Kiske compare sul palco, in splendida forma, sulle note di “Time
to break Free
“. Accolto da un vero e proprio boato del pubblico,
l’ex-Helloween dimostra ancora una volta di essere un frontman completo e
versatile.
L’emozione di vedere Hansen e Kiske di nuovo insieme
sul palco è grande, ma i Gamma Ray non hanno intenzione di lasciarci
nemmeno un attimo di respiro e la killer machine Zimmermann-Schlächter
attacca con “Rebellion in Dreamland“. C’è ancora spazio per la potenza
distruttiva di “Dethrone Tyranny” e il ritornello ossessivo di “To the
metal
“, poi ci avviamo verso la fine dello show con una splendida
Somewhere Out in Space“, con tanto di chilometrico assolo di Hansen. E
lo spazio encore ancora una volta è tutto per Kiske: “Future world” e “I
want out
” fanno tremare l’intero Zlin Stadion! Michael Kiske ci regala
una performance a dir poco entusiasmante, dimostrando un’ottima sintonia
con la band. Mentre i Gamma Ray si godono gli applausi del loro
pubblico, Kiske si allontana cantando “Are You Lonesome Tonight?” di
Elvis Presley, per poi tornare sul palco ed unirsi ai saluti ai
presenti, tutti inesorabilmente soddisfatti. Prestazione eccelsa di Kiske, minimale e raffinata come un piatto di nouvelle cuisine. E come esso si apprezza la qualità ma non ci si toglie la fame. Lo aspettiamo per uno show più corposo.

Setlist:

Welcome
Anywhere in the Galaxy
Men, Martians and Machines
The Spirit
Empathy
Fight
Gamma Ray
Money
A While in Dreamland
Time to Break Free (with Michael Kiske)
Rebellion in Dreamland
Induction
Dethrone Tyranny
To the Metal
Somewhere Out in Space (incl. Kai Hansen Guitar Solo)

Encore:
Future World
(Helloween cover) (with Michael Kiske)
I Want Out
(Helloween cover) (with Michael Kiske)