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ACHEODE – Anxiety

Si respira un’aria nuova in Italia da un po’ di tempo a questa parte. Band giovani che stanno cercando di elevare il nostro Belpaese al di là della patria del Power tarantella. Prima gli Adimiron che portano il thrash verso dimensioni inesplorate e ora questi Acheode che prendono il Death come lo conoscete, lo rivoltano come un calzino, ne destabilizzano le regole di base e ve lo sbattono in faccia per farvi letteralmente scoppiare il cervello. Già la meravigliosa copertina dell’album racchiude in sè uno dei concetti basilari dell’estetica degli Acheode, quel feto che strangola l’anziano che simboleggia neanche troppo tra le righe la musica nuova che uccide il vecchiume. Per non parlare dell’intero concept del disco interamente ispirato a “Il concetto dell’angoscia” di Kierkegaard. Secondo il filosofo danese l’angoscia è quella vertigine che prova l’uomo quando scopre che tutto è possibile, in quanto la probabilità di errore, del nulla, di agire con esiti imponderabili blocca l’uomo di fronte alle scelte infinite che può intraprendere. Concetto interessantissimo che si sposa alla perfezione con la musica del quintetto, asfissiante, oppressiva ma dalle aperture e possibilità di fruizione infinite.

Su una solidissima base deathcore gli Acheode inseriscono intricatissime partiture talvosta prog, altre volte math e in alcuni frangenti quasi affini al jazz, andando poi a completare la loro opera di distruzione e ricostruzione con lo stravolgimento totale del concetto di canzone. Bandita quindi la melodia classica, tolto ogni tipo di ritornello o di riff facilmente assimilabile, ogni brano diventa giocoforza una vera e propria odissea tra partiture ai limiti dell’umano, tempi di batteria allucinanti e vocals cattivissime che spingono l’ascoltatore in quello stato d’ansia evocato dal titolo. Già dal primo brano  “Parasitic gangrene” il messaggio degli Acheode esplode subito in tutta la sua ferocia: tanto death di ispirazione sia svedese che americana con cascate di note incontrollabili (sarebbe interessante leggere la partitura!), cambi di tempo come se piovesse e velocità elevatissime con giusto un accenno di groove e orecchiabilità nella parte centrale. Molto buono anche il cantato con la doppia voce (ormai è quasi consueto il growl basso e cattivo abbinato a uno più acuto alla Tompa) a donare ulteriore movimento alla struttura del brano e interessante la coda finale quasi drone che crea parecchia dissociazione. La successiva “Exausted bodies” alterna invece accelerazioni che si spingono fino al confine del grind più estremo ad improvvisi rallentamenti in cui fa capolino qualcosa di assimilabile al jazzcore. Meraviglioso quel riffone swedish intorno al terzo minuto su cui qualche gruppo ci avrebbe costruito sopra un’intera canzone e che invece il quintetto usa sostanzialmente come uno stacco. La successiva “Abhorrance” è invece un’alternarsi senza sosta tra dissonanze e tempi dispari a cui si susseguono senza pietà per l’ascoltatore momenti più quadrati e lineari. “Blatant” è il primo ed unico brano in cui gli Acheode si concedono al tipico cliché del deathcore: il breakdown. Forse era troppo sperare che ci rinunciassero del tutto, ma la pratica viene sbrigata con la giusta brutalità e una certa classe che li allontana dalla pacchianaggine dei vari Carnifex e Suicide Silence. La penultima traccia “Feed the fetus” ci conduce nell’ormai conosciuto viaggio tra tempi rallentati ed oppressivi a cui si alternano schegge impazzite di velocità e follia. La peculiarità di questo brano è di contenere alcuni degli assoli più belli che mi sia mai capitato di sentire, tra cui uno in tapping da pelle d’oca. La conclusiva “Anxiety” pone fine a questo viaggio musicale con un liberatorio pianto infantile ad informarci che la creatura ha finalmente preso vita.

Di viaggio parlavo perchè ascoltare questo album nella sua interezza e senza pause è una vera e propria odissea tra ansia (ovviamente), claustrofobia e paranoia. Emozioni così forti che solo un gruppo di una caratura così elevata può riuscire a trasmettere. Ovviamente anche il produttore Mirko Notari ha aiutato molto, facendo però sorgere in me qualche dubbio se a volte la post-produzione non sia stata fin troppo influente. Solo in sede live gli Acheode potranno sciogliere ogni dubbio sulla loro effettiva padronanza degli strumenti, per ora godiamoci un gruppo dalle potenzialità infinite e nuovo orgoglio italiano!

  • 8,5/10

  • ACHEODE - Anxiety

  • Tracklist

    1. Parasitic gangrene
    2. Exausted bodies
    3. Abhorrence
    4. Unceasing
    5. Blatant
    6. Collapse
    7. Feed the fetus
    8. Anxiety


  • Lineup

    Fabio Morreale: chitarra
    Renè Montresor: chitarra
    Marco De Martino: voce
    Mattia Sciannella: basso
    Filippo Vanoni: batteria