Possiamo inserire i Criptum in quell’insieme di band nostrane (Ade, Draugr, Malanoctem…) che fanno musica guardando alla propria terra d’origine, in questo caso l’Umbria, invece di andare a cercare forzatamente la scintilla dell’ispirazione nelle terre, nella storia e nel folklore della penisola scandinava. Altro tratto che spesso marca i gruppi di questo nuovo filone di black metal è l’uso dell’italiano nei testi, i quali nel nostro caso risultano abbastanza alienanti e… criptici; un appunto che si potrebbe muovere a questa prassi è che spesso la nostra lingua viene usata in una forma piena di arcaismi e parole desuete che tendono a risultare forzate ed alle volte quasi ridicole.
Nella musica che ci viene proposta in questo “Monolite” è possibile notare come il lavoro chitarristico sia vivo e vibrante ed in alcuni frangenti decisamente suggestivo. Graffiante e potente è lo scream di Heilige: in “Sostare Nella Vaghezza” riesce ad emozionare e trascinare l’ascoltatore. Quel che purtroppo fa storcere il naso è l’azione della batteria: il suo essere piatta e sfiancante alle volte guasta le belle trame di chitarra e l’atmosfera generale del disco. Resta il fatto che tale limite non riesce ad inficiare la qualità di brani davvero validi come la già citata “Sostare Nella Vaghezza”, “Continuo, Infinito Presente” o “Il Destino Di Dio”. Almeno di questi l’ascolto è consigliato.
“Monolite” mi ha lasciato un po’ d’amaro in bocca. Mi spiace scrivere queste parole perché è evidente che i Criptum abbiano del potenziale: prestiamo attenzione, per esempio, alla fattura del lavoro chitarristico in “Ego Magnete” e “L’Abbandono Del Sonno”. Per mettere pienamente a frutto queste capacità è però necessario un po’ di labor limae al fine di eliminare alcune asperità nella composizione, così da dar vita ad un disco fluido e passionale che arrivi dritto al cuore. Ed i nostri sembrano essere a buon punto.