Lui non lo sa, ma lo aspettavo al varco: Cristiano Filippini appartiene a quella ‘etnia’ di artisti dai quali esigo sempre di più, sia in termini compositivi che a livello tecnico. E se un annetto fa mi trovavo tra le mani la sua opera prima, rimanendo piacevolmente colpito da coraggio e fantasia, oggi mi trovo a verificare se ha fatto passi avanti o se ha deciso di fermarsi su quanto già scritto di suo pugno.
“Flames Of Passion” è un passo avanti in ogni senso: già dal titolo lo si potrebbe capire! L’evento storico che caratterizzava il debut lascia spazio a sentimenti più profondi, quelle ‘fiamme di passione’ che sa suscitare e spegnere all’interno di queste dodici tracce. Ma gli step sono ulteriori. Ae “The First Crusade” soffriva in certe parti di una ‘continuità dinamica’ nelle strutture, in “Flames Of Passion” gli sbalzi musicali accendono e affievoliscono l’intensità delle trame, riuscendo a imprimerela pelle dell’ascoltatore con i tratti della storia; anche le vicende appaiono meno prevedibili e scontate, riuscendo a mettere d’accordo parte fantasy e parte storica, in un merge che raramente ho riscontrato in un cd.
Cristiano Filippini perde gli ovvi tratti orientaleggianti del primo capitolo in favore del rigore tipicamente ‘germanico’, cosa che si evince anche nelle scelte della produzione e dei suoni, decisamente più ‘avantgarde’ e professionali.
Il vero estro, ad ogni modo, rimane nelle variazioni sinfoniche. Il compositore pesarese riesce a mantenere viva la tensione grazie all’ampio uso di orchestrazioni e alle variazioni di organo e pianoforte che irrompono piacevolmente. ’Atti’ come “Santa Inquisitio”, “Swordance”, “Malleus Malleficarum” e “When Dawn Comes” rappresentano i picchi più intensi del platter e del ‘carattere’ di questo artista.
Se avessi un disco pronto e volessi un orchestratore sceglierei sicuramente Cristiano Filippini. Un artista che tra qualche anno non avrà nulla da invidiare a certi compositori stranieri molto cari al rock! Del resto, uno dei background che Cristiano ammette di avere è, appunto, l’hard rock.
