[ENG] For ages, Eluveitie has reigned atop the folk metal scene with the mastery of those who have managed to blend Celtic atmosphere and melodic ferocity. With “Ànv“, the Swiss band once again finds itself at a crossroads between remaining faithful to their signature sound and the need to evolve. The album does not betray the pedigree of a band that, since 2002, has set the standard in the genre, but it raises questions about how much, and in what way, a band can evolve without compromising its identity. It is from this delicate balance that the strength, and at times, the fragility of a record emerges, aiming to write a new chapter in the group’s epic journey.
“Ànv” is set to be released on April 25, 2025, by Nuclear Blast Records as Eluveitie’s ninth album, offering sixteen tracks with a total runtime of around sixty minutes (including bonus tracks). From the introductory interlude “Emerge” to the epic closing piece “Aidvs“, the album ranges from folk-jig instrumentals to hefty melodic death tracks, featuring a singular power-pop detour in “The Prodigal Ones“. The concept is rooted in ancient words that recall druids and rituals of rebirth, enriching the listening experience with mythological themes through narrative passages and Gaelic inserts.
The stylistic signature of “Ànv” remains the fusion of melodic riffs inspired by the Gothenburg school with a rich arsenal of traditional instruments: pipes, whistles, viola, and mandola join the hurdy-gurdy and, for the first time in studio, a subtle yet effective cello. While most of the tracks follow the band’s trademark gentle/oppressive axis, a leaner and more “pop” approach surfaces in the aforementioned “The Prodigal Ones“, which opens with a catchy theme far removed from death metal frameworks. Though surprising, this move risks disrupting the album’s overall cohesion.
The interplay between Chrigel Glanzmann’s cavernous growl and Fabienne Erni’s clean vocals remains the cornerstone of Eluveitie’s identity. Glanzmann delivers brutal textures, especially in the verses, while Erni showcases ethereal slices in the choruses (Ànv, Awen) and select instrumental interludes. Her crystalline timbre enhances the album’s melodic appeal without sacrificing metal solidity, though at times the vocal duality feels more like a formula than an organic inspiration. Still, the contrast continues to infuse the album with emotion and dynamic energy.
The lyrics of “Ànv” are built upon archaic words revived for modern storytelling, exploring themes of ancestral memory, conflict, and cyclical rebirth. Gaelic inserts and a spoken interlude in “Anamcara” add theatrical flair, while English passages convey emotions of pain and hope. The writing smartly moves between mythic evocations and personal introspection, though at times it leans too heavily into poetic form at the expense of immediacy, suggesting a need for better balance between elegance and accessibility in future work.
“Ànv“’s clean production carefully separates each timbre, allowing traditional instruments to shine without being overwhelmed by the wall of guitars and drums. The mix emphasizes melodic guitars and ensures rhythmic solidity, though in tracks like “Taranoas“, the overall density sometimes crushes the dynamics. The choice to keep the cello in the background avoids an “orchestral” overload, but some mix variation could have further enriched the sonic palette, enhancing the three-dimensionality of more orchestrated sections.
Notable tracks:
- “The Prodigal Ones“: surprising with its power-pop hook, it’s a successful experiment that reveals new shades of the band.
- “Premonition“: explosive and energetic, perfect for live performances.
- “Awen“: a refined ballad with Erni in top form, capable of sending shivers down your spine.
- “Memories of Innocence“: a folk-jig instrumental ideal for showcasing both virtuosity and lightness.
On one hand, “Ànv“ celebrates the band’s skill in fusing folk and metal; on the other, it shows a slight retreat in terms of compositional boldness. The album, while brilliant, relies on tried-and-true solutions: familiar riffs and the verse-chorus-verse structure don’t always surprise, risking the impression of a cautious step rather than a bold leap forward. It would have been interesting to alternate longer, more progressive tracks with moments of Celtic improvisation to refresh the formula a bit more.
Despite this, “Ànv” reaffirms Eluveitie’s authority in mastering the blend of past and present, offering polished arrangements, flawless performances, and moments of pure folk enchantment. At the same time, it hints at a slight hesitation to push beyond established boundaries, limiting the reach of some ideas that deserved more space. Still, the album delivers authentic feelings and vibrant moments of engagement. A solid and enjoyable work, yet one that leaves us eager to see the band raise the bar of experimentation once again.
[ITA] Da tempo immemore Eluveitie domina le vette del folk metal con la maestria di chi ha saputo
coniugare atmosfera celtica e ferocia melodica. Con “Ànv“, la band svizzera si presenta nuovamente
al crocevia tra la fedeltà al proprio sound e la necessità di rinnovarsi. L’album non tradisce il
pedigree di chi, dal 2002 ad oggi, ha dettato legge nel genere, ma solleva interrogativi su quanto e
come una formazione possa evolvere senza tradire la propria identità. È da questo sottile
equilibrio che nasce la forza, e talvolta la fragilità, di un disco che ambisce a scrivere un nuovo
capitolo nell’epopea del gruppo.
“Ànv” esce il 25 aprile 2025 per Nuclear Blast Records come nono album degli Eluveitie, proponendo
sedici tracce per una durata complessiva di circa sessanta minuti (comprendendo le Bonus Track).
Dall’introduttivo interludio “Emerge” alla conclusiva pièce epica “Aidvs“, il disco spazia da
strumentali folk-jig a brani melodic-death massicci, ospitando un’unica escursione power-pop in
“The Prodigal Ones”. Il concept si radica in parole antiche che rimandano ai druidi e ai rituali di
rinascita, arricchendo l’esperienza sonora con suggestioni mitologiche tramite passaggi narrativi e
inserti in gaelico.
La cifra stilistica di “Ànv” si conferma nella fusione di riff melodici ispirati alla scuola Gothenburg e
un ricco corredo di strumenti tradizionali: pipes, whistle, viola e mandola si uniscono a hurdy-
gurdy e, per la prima volta in studio, a un discreto violoncello, ma molto efficace. Sebbene la
maggior parte delle tracce segua l’asse gentile/oppressivo tipico del gruppo, emerge un approccio
più snello e “pop” nella già citata “The Prodigal Ones”, che si apre con un tema orecchiabile
lontano da architetture death metal. Questo stratagemma, pur sorprendente, rischia di
scompensare la coesione dell’album.
L’incontro tra il growl cavernoso di Chrigel Glanzmann e le linee pulite di Fabienne Erni resta il
cardine dell’identità Eluveitie. Glanzmann punge con trame brutali soprattutto nelle strofe,
mentre Erni mette in mostra fendenti eterei nei ritornelli (“Ànv”, “Awen”) e in alcuni interludi
sonori. La sua timbrica cristallina amplifica l’aspetto orecchiabile senza rinunciare alla solidità
metal, ma in alcuni momenti la dualità voce contro voce appare calcolata più per formula che per
ispirazione spontanea. Tuttavia, il contrasto continua a infondere pathos e dinamicità all’intero
lavoro.
I testi di “Ànv” si fondano su parole arcaiche e tirate a nuova vita, esplorando temi di memoria
ancestrale, conflitto e rinascita ciclica. Inserimenti in lingua gaelica e un interludio parlato in
“Anamcara” ampliano la componente teatrale, mentre i passi in inglese veicolano emozioni di
dolore e speranza. La scrittura si muove con intelligenza tra evocazioni mitiche e introspezioni
personali, ma in certe occasioni prevarica la forma poetica a scapito della fruibilità immediata,
suggerendo la possibilità di bilanciare meglio eleganza e accessibilità nel prossimo capitolo
narrativo.
La produzione pulita di Ànv separa con cura ogni timbrica, consentendo agli strumenti tradizionali
di emergere senza essere sovrastati dal muro sonoro delle chitarre e della batteria. Il mixaggio
valorizza le chitarre melodiche e garantisce solidità ritmica, anche se in tracce come “Taranoas” la
densità complessiva tende talvolta a schiacciare la dinamica. La scelta di tenere il violoncello in
secondo piano evita l’effetto “orchestra”, che risulterebbe ingombrante, ma qualche variazione di mix avrebbe potuto arricchire ulteriormente la tavolozza sonora, aumentando la tridimensionalità
dei passaggi più orchestrali.
Alcuni passaggi da menzionare:
“The Prodigal Ones”: spiazzante per il suo hook power-pop, è un esperimento riuscito che illumina
inedite sfumature della band.
“Premonition”: esplosiva e trascinante, perfetta per il live.
“Awen”: ballad raffinata con Erni in grande forma, capace di suscitare brividi.
“Memories of Innocence”: folk-jig strumentale ideale per dimostrare virtuosismo e leggerezza.
Se da un lato “Ànv“celebra la sapienza nel coniugare folk e metal, dall’altro mostra qualche
cedimento in termini di coraggio compositivo. L’album, pur brillante, si avvale di soluzioni già
rodate: i riff collaudati e la struttura strofa-ritornello-strofa non sempre sorprendono, rischiando
di far percepire il disco come un passo guardingo più che un balzo in avanti. Sarebbe stato
interessante alternare brani più lunghi e progressive a momenti di improvvisazione celtica, per
rinfrescare la formula un po’ di più.
Nonostante tutto “Ànv” è un album che conferma l’autorevolezza di Eluveitie nel domare il connubio
tra passato e presente, offrendo arrangiamenti curati, esecuzioni impeccabili e momenti di puro
incanto folk. Allo stesso tempo, tradisce un lieve timore di spingersi oltre i confini già tracciati,
limitando la portata di alcune idee che avrebbero meritato maggiore spazio. Pur con queste
riserve, il disco regala sensazioni autentiche e vibranti istanti di coinvolgimento. Un’opera solida e
godibile, che però accende il desiderio di veder la band rialzare ancora una volta l’asticella della
sperimentazione.
