[ENG] Trick Or Treat, the Italian power metal outfit known for blending horror themes with high-energy riffs, return with “Ghosted”, a bold new chapter in their discography that embraces irony, pop culture nods, and a fearless musical vision. With roots tracing back to their early days as a Halloween-themed cover band, Trick Or Treat have steadily evolved their sound, weaving modern elements into their signature style while recapturing the carefree spirit of classic power metal, all without losing emotional depth or biting social commentary.
Released via Scarlet Records in a variety of formats, “Ghosted” arrives in a landscape where power metal can often feel predictable. But this album manages to stand out thanks to its originality, meticulous detail, and a clear intent to push boundaries. The title cleverly plays on both the contemporary phenomenon of ghosting in relationships and the spectral, gothic overtones that have long defined the band’s aesthetic.
The album features eleven tracks brimming with nods to horror cult classics (“Evil Dead Never Sleeps”, “Bitter Dreams”), comics, and video games (“Craven Road”, “Return To Monkey Island”), creating a vibrant collage where past and present collide in unexpected ways. Far from a mere exercise in nostalgia, “Ghosted” offers a fresh, personal spin that showcases the band’s evolution, not least with the addition of Dario Capacci on drums, bringing renewed energy to the lineup.
Sonically, “Ghosted” thrives on a masterful blend of heavy riffs and catchy melodies that define power metal, enhanced with flavors ranging from neoclassical flourishes to darker, black metal-inspired tones. Tracks like “Bloodmoon” highlight the band’s dynamic range, balancing blistering speed with introspective passages, using blast beats and double kicks to punctuate emotional high points. While the influences are clear, the sound remains uniquely their own, a fusion of technical prowess and atmospheric flair that’s especially evident in the standout guitar solos on “Make A Difference”.
Alessandro Conti, now a staple of the Italian power metal scene, anchors the album with a commanding vocal performance. On “Ghosted”, he showcases impressive versatility, effortlessly shifting from operatic highs to aggressive, dramatic screams, adding depth and identity to each track. The haunting duet with Adrienne Cowan on “Bloodmoon” adds a powerful contrast, while elsewhere, Conti’s delivery is both precise and charismatic, evoking the likes of Tobias Sammet and Fabio Lione without imitation. His voice brings a distinctive edge, equally suited for the album’s grandiose and more intimate moments.
The lyrics on “Ghosted” are another of the album’s strengths. Tackling contemporary issues like social media ghosting within the framework of horror and satire, Trick Or Treat manage to inject their trademark humor without sacrificing substance. From the darkly playful “Dance With The Dancing Clown” to the Dylan Dog-inspired “Craven Road”, the band blurs the line between social critique and celebration of the macabre, delivering lyrics that are as clever as they are catchy.
Production-wise, “Ghosted” is a polished affair, thanks to Simone Mularoni’s expert touch. The mix is crisp and balanced, giving every instrument room to breathe, from the punchy, dynamic rhythm section to soaring guitar leads and lush vocal layers. Atmospheric touches, like the spooky samples in “Lost In The Haunted House” or the circus-themed sounds of “Dance With The Dancing Clown”, enhance the immersive quality of the album, making each track feel like a scene from a metal-infused horror flick.
The album is further elevated by standout guest appearances. Adrienne Cowan injects fire into “Bloodmoon”, while Christopher Bowes of Alestorm lends his unmistakable pirate swagger to “Return To Monkey Island”, adding a playful twist to the track. Guitar solos on songs like “The 13th” and “Make A Difference” shine with technical finesse, never losing sight of melody or mood, all part of the album’s expertly crafted sonic world that’s both grand and entertaining.
That said, “Ghosted” isn’t without its imperfections. Certain sections, like a brief death metal detour in “Bloodmoon”, may feel slightly out of place, disrupting the otherwise cohesive narrative. Similarly, tracks like “Dance With The Dancing Clown” might verge on theatrical overload for listeners less accustomed to the genre’s flamboyance. Some pop culture references, while clever, could come off as overly dense or repetitive to a more casual audience.
Still, these are minor stumbles in an otherwise ambitious and well-executed album. “Ghosted” respects the core tenets of power metal while daring to take risks, both sonically and thematically. Trick Or Treat succeed in merging power, technicality, and fun, resulting in a record that entertains as much as it impresses. With standout collaborations, pristine production, and smart cultural references, it’s an album that rewards active listening and multiple plays.
Ultimately, “Ghosted” strikes a fine balance between tradition and innovation, appealing to long-time fans while welcoming a new generation of listeners. It’s a vivid reminder that Italian power metal is still capable of evolution without losing its soul.

[ITA] I Trick Or Treat, celebri per il loro connubio tra power metal e tematiche horror, propongono con
“Ghosted” un nuovo capitolo nella loro carriera, che sposa ironia, riferimenti alla cultura pop e una
tradizione musicale che non teme di osare. Con radici che affondano nella passione per gli horror classici e una storia che li vide iniziare come cover band dedicata a Halloween, il gruppo modenese ha saputo
evolvere il suo sound, integrando elementi moderni e ritrovando la spensieratezza tipica del genere, senza però rinunciare alla profondità emotiva e a commenti sociali pungenti.
L’album, distribuito dalla Scarlet Records con uscite in diversi formati, giunge in un panorama musicale in cui il power metal è spesso standardizzato, ma “Ghosted” riesce a distinguersi per originalità e cura dei dettagli. Il titolo dell’album richiama sia il fenomeno moderno del ghosting nei rapporti interpersonali che le atmosfere spettrali e dark che hanno sempre contraddistinto la band.
L’album si compone di undici tracce, ognuna delle quali sfoggia riferimenti alle icone dell’horror (da “Evil Dead Never Sleeps” a “Bitter Dreams”) e al mondo del fumetto e dei videogiochi (come in “Craven Road” e “Return To Monkey Island”), creando un caleidoscopio di suoni e immagini in cui il passato e il presente dialogano in maniera sorprendente. Non si tratta di un semplice esercizio di citazioni, ma di una reinterpretazione personale che consente al gruppo di mostrare sia le proprie radici che il desiderio di rinnovarsi, a partire dall’introduzione di nuovi elementi come il contributo di Dario Capacci alla batteria.
La componente sonora di “Ghosted” si caratterizza per una sapiente fusione tra riff potenti e melodie orecchiabili tipiche del power metal, arricchite da vari inserti che spaziano dal neoclassico al black metal.
In molte tracce, come “Bloodmoon”, la band dimostra una notevole capacità di bilanciare la velocità e l’energia con momenti più meditativi, utilizzando ad esempio blast-beat e double kick per accentuare particolari passaggi. Le influenze si rifanno a band storiche del genere, ma il risultato è un mix personale che non rinnega né le sue radici né le innovazioni, con sezioni strumentali capaci di alternare tecnica pura a momenti di raffinata atmosfera. L’abilità degli strumentisti emerge in particolare nei soli chitarristici di “Make A Difference”.
La voce di Alessandro Conti, figura ormai istituzionale nel panorama power metal italiano, è il filo conduttore di tutto il disco. In “Ghosted” il cantante dimostra una notevole versatilità, capace di passare da toni operatici ad intense urla ad effetto, donando a ciascun brano una caratterizzazione emotiva ben definita. In tracce come “Bloodmoon”, la presenza di una vocale femminile, data dalla collaborazione con Adrienne Cowan, aggiunge ulteriore spessore, mentre in altre canzoni la sua esecuzione si mostra incisiva e carismatica, confermandosi in grado di competere con grandi nomi del genere come Tobias Sammet o
Fabio Lione.
La tecnica vocale di Conti è tanto potente quanto espressiva, capace di enfatizzare sia i momenti più melodici che quelli più aggressivi, dando così al disco un’identità inconfondibile.I testi di “Ghosted” rappresentano uno degli elementi distintivi dell’album. La band si fa portavoce di tematiche attuali, trattando argomenti di grande attualità come il ghosting nell’era dei social media, inserendolo all’interno di narrazioni che spaziano dalla critica sociale alla pura celebrazione dell’orrore.
Ogni brano è intriso di riferimenti iconici: da “Dance With The Dancing Clown”, che gioca sulla figura del clown assassino con toni ironici e provocatori, a “Craven Road”, un omaggio a Dylan Dog e al fumetto italiano, in cui il confine tra realtà e fantasia è sapientemente sfumato. La capacità dei Trick Or Treat di fondere umorismo e critica rende i testi non solo orecchiabili ma anche intellettualmente stimolanti, richiamando l’attenzione sull’importanza di non cadere nella banalità del genere.
La produzione di “Ghosted” è curata nei minimi particolari, grazie al lavoro di Simone Mularoni che ha saputo dare al disco un suono pulito e ben bilanciato, in cui ogni strumento occupa il giusto spazio. Il mix risulta particolarmente efficace nel valorizzare sia le parti ritmiche, con un basso che risalta e una sezione batteria dinamica e precisa, sia le parti melodiche, come gli assoli di chitarra e le armonie vocali che si alternano in modo fluido. L’uso di effetti sonori e campionamenti, quali i rumori spettrali dell’introduzione
“Lost In The Haunted House” o le ambientazioni circensi di “Dance With The Dancing Clown”, contribuisce a creare un’atmosfera unica, in cui il confine tra musica e narrazione diventa labile e coinvolgente. La cura del dettaglio si fa evidente anche nelle transizioni tra le canzoni, che garantiscono una continuità thematica e sonora adatta ad un ascolto dedicato e immersivo.
Tra i momenti che più spiccano in “Ghosted” troviamo sicuramente alcune collaborazioni internazionali che elevano il disco a livelli superiori. L’energia sprigionata in “Bloodmoon”, grazie anche al contributo di Adrienne Cowan, è un esempio lampante della capacità del gruppo di fondere stili e personalità differenti
per creare un brano avvincente. Allo stesso modo, “Return To Monkey Island” si distingue per il cameo di Christopher Bowes (Alestorm), che aggiunge un tocco di autenticità e riconoscibilità al brano, rivisitando un classico del genere con la sua inconfondibile grinta pirate-themed. Altri momenti degni di nota sono gli assoli di chitarra, presenti in “Make A Difference” e in “The 13th”, che dimostrano la competenza tecnica della band e il loro impegno nel proporre arrangiamenti che non risultano mai stagnanti. Questi elementi, uniti ad una scenografia sonora che sa essere tanto epica quanto divertente, rappresentano il fiore all’occhiello dell’album.
Nonostante il considerevole impegno e la qualità complessiva dei brani, “Ghosted” non è esente da qualche punto debole. Alcuni passaggi, come un breve episodio in stile death metal all’interno di “Bloodmoon”, possono risultare eccessivamente forzati e interrompere il flusso narrativo del disco. Allo stesso modo, tracce come “Dance With The Dancing Clown” rischiano, per chi non ha familiarità con il genere, di cadere in una sorta di eccesso di teatralità, che potrebbe non trovare il giusto equilibrio con il resto dell’album.
Inoltre, non mancano alcuni momenti in cui le citazioni e i riferimenti, seppur ben pensati, rischiano di apparire ripetitivi o troppo allusivi, soprattutto per un ascoltatore meno accentrato sul panorama macabro e nerd. Tuttavia, queste debolezze appaiono minori di fronte al quadro generale che l’album dipinge, e il gruppo riesce comunque a mantenere alta la qualità e la coerenza del progetto.
“Ghosted” si configura come un album che, pur rispettando i canoni del power metal tradizionale, non ha paura di sperimentare e osare con nuove sonorità e tematiche attuali. I Trick Or Treat riescono a combinare con efficacia potenza, tecnicismo e divertimento, creando un prodotto sonoro che intrattiene sia per il suo pregio esecutivo sia per il suo spirito ironico e innovativo. Le eccellenti collaborazioni, l’accurata produzione e la capacità di amalgamare riferimenti culturali in modo originale fanno di questo disco un’esperienza di ascolto coinvolgente e stimolante, nonostante qualche piccolo inciampo che, in un contesto così ambizioso, appare quasi inevitabile.
Con un perfetto equilibrio tra tradizione e rinnovamento, “Ghosted” si rivolge sia
ai fan storici del gruppo che a un pubblico giovane, dimostrando come il power metal italiano possa continuare a rinnovarsi senza perdere il proprio carattere distintivo. È un disco che, guardando oltre la superficie, invita ad ascoltare con attenzione e a cogliere la ricchezza dei riferimenti intertestuali e sonori che lo compongono.