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KADAVAR – Kadavar

Trascurando i più grandi nomi che la propria strada l’hanno già imboccata da tempo, attualmente, la scena death metal, sembra grosso modo divisa in due fazioni: c’è chi si è prefissato di portare sempre più in là (a volte pare quasi forzatamente) il proprio sound sfociando verso lidi sempre più progressivi con risultati a volte ammirevoli altre un po’ meno e chi invece preferisce intestardirsi ad esaltare l’attitudine underground e no compromise dei primordi del genere senza un briciolo di fantasia.
Fortunatamente c’è chi di queste “regole” se ne fotte e strafotte e tira dritto per la sua strada dimostrando un grande amore per la “musica della morte” per eccellenza e una determinazione ed una convinzione nei propri mezzi fuori dal comune; stiamo parlando dei milanesi Kadavar.
Attivi dall’inizio del 2007 e poco più che maggiorenni, nell’arco di due anni il combo ha già inciso un demo – Modern vision of human madness – ed un EP – Conjuring the void – , che hanno permesso loro di girare in lungo e in largo la penisola e di ottenere un contratto con la Punishment 18. Trovato dopo vari avvicendamenti, l’equilibrio in line-up (parziale visto che il batterista Davide Bacchettanon risulta più in formazione) escono oggi con il primo full-lenght che porta il nome della band stessa.
Nove brani in totale, tre ripresi dall’EP dello scorso anno, cinque nuovi ed un outro strumentale – Mirror of lies – veramente maturo. Diciamolo subito, i Kadavar non inventano niente di nuovo, nè hanno la pretesa di farlo, il loro punto di forza sta nell’amalgamare al meglio il sound delle bands che del death metal hanno fatto la storia, e di quelle che stanno attualmente sulla cresta dell’onda senza risultare mai troppo banali, scontati o esageratamente derivativi, ma riuscendo a tenere l’attenzione sempre alta grazie a delle strutture sempre dinamiche e vincenti unite ad una produzione veramente ottima e potente ed a un buon bagaglio tecnico generale – un plauso particolare va al chitarrista Luca Braggion, vera arma in più del gruppo, dotato di ottime doti esecutive ma soprattutto di un gusto melodico non comune e troppo poco applicato nel death metal, ma che calza a pennello nei brani e potrebbe in futuro essere fondamentale per il salto qualitativo della band.
I principali riferimenti udibili sul disco sono Carcass e Kataklysm, ma c’è veramente spazio per un sacco di bands alle quali i Kadavar “rubano” anche solo piccoli passaggi, Morbid Angel, Suffocation, Cannibal Corpse (a livello chitarristico), Behemoth, Dying Fetus, Obituary, Death…ed anche la scena svedese non è trascurata. Anche la voce di Lorenzo Bidoli risulta parecchio ispirata a Jeff Walker, mentre il growl potente e monocorde di Luca Colucci ricorda quello di Glenn Benton.
I brani sono molto vicini l’uno all’altro anche a livello qualitativo, per puro gusto personale cito Global Collapse, la brutale Towards the abyss e Morbid sense of the weakness, che racchiude dentro di se un po’ ogni elemento del suono dei Kadavar.
Venendo a ciò che manca, il difetto di questo disco sta proprio in una personalità ancora da plasmare, ma data l’età media della band e ciò che questo debutto fa uscire dalle casse dello stereo, penso che i ragazzi non si debbano minimamente preoccupare e andare avanti come hanno fatto fin ora: dritti, come un treno in corsa!

  • 8,5/10

  • KADAVAR - Kadavar

  • Tracklist

    01. By the Dividing Stream
    02. From Afar
    03. Twilight Tavern
    04. Heathen Throne
    05. Elusive Reaches
    06. Stone Cold Metal
    07. Smoking Ruins
    08. Tumman Virran Taa
    09. The Longest Journey (Heathen Throne Part II)


  • Lineup

    Petri Lindroos - Voce death,
    Markus Toivonen - Chitarra, Cori
    Sami Hinkka - Basso, Cori
    Janne Parviainen - Batteria
    Emmi Silvennoinen - Tastiere