Certe band le si riconoscono dalle canzoni, o dalle melodie o dalla particolare espressività della voce. Certe altre hanno nei ‘suoni’ la propria spinta vocazionale in vece di un songwriting non ancora scoperto o di una maturità non ancora trovata.
I Ninfea stanno in mezzo: il terzetto arriva, dopo dieci anni di dura gavetta e un ep, al fatidico debut pubblicato per Killerpool! Autori di un rock alternativo che ha come base un pop ruffianello e qualche reminescenza grunge, i Ninfea mettono in “Ade” una decina di songs che hanno il pregio (o il difetto, dipende dai punti di vista) di confondere l’ascoltatore per tutti i cinquanta minuti di durata. I testi sono autentiche poesie malinconiche che rilasciano un’atmosfera sospesa, in attesa di qualcosa che purtroppo mai arriva.
Analizzato in modo pignolo, “Ade” ha tutte le prerogative per essere valido: la produzione cristallina al punto giusto va a scontrarsi con dei suoni sporchi e caldi, dando vita a un perpetuo status di appannamento che giova alle melodie della band. Le performance sono decentemente arrangiate (anche se qua e la fa piacere trovare qualche stecchina) e totalmente estranee al virtuosismo, dove la voce di Alessio Ligorio cerca a volte di elaborare ‘emozioni’ poco adatte alla sua timbrica (non è una critica, ma un consiglio ben camuffato).
“Come Marylin” a parte, pop ben nascosto dai suoni, il disco è diviso in due parti; da “Martire” a “Non Importa” la band imposta le strutture su melodie leggere e sospese, portando in auge un forte senso di mancata vitalità; da “Ombra” alla conclusiva “Phantasma” il livello di ‘cattiveria’ si alza di qualche misura, riuscendo a diventare più convincente (“Halloween”) e mostrando il terzetto più a proprio agio.
Non mi sento di bocciare questo disco: le basi, la caratura e la fluidità tra i componenti esistono e si sentono, quello che manca è il mordente e la voglia di trovare una strada che sia realmente la propria. L’errore che fanno in molti è di accontentarsi di ciò che è comodo quando, con un po’ di coraggio, si potrebbe cercare di stupire. Specialmente se stessi.
