Giovani e italiani, i Ravenscry si presentano alla scena musicale mondiale con il loro album d’esordio “One Way Out”. Dopo aver conquistato buona parte del mondo con il loro sound, approdano finalmente alla redazione di Heavyworlds per ottenere un’ulteriore conferma del loro talento. Personalmente, devo ammettere non mi sarei mai aspettata di apprezzare così tanto le doti di questi ragazzi che, invece, mi hanno totalmente conquistata.
Al contrario di quello che ci si aspetterebbe di sentire, non veniamo accolti dalla solita e prevedibile intro che apre la maggior parte dei lavori di questo genere, ma dalla potenza ritmica della batteria di “Calliope”, i ragazzi sembrano non avere né tempo né voglia di perdersi in lunghi e pomposi pezzi d’apertura. La prima traccia ci mostra immediatamente le capacità compositive ed interpretative del gruppo:la nostra attenzione viene immediatamente catturata dalla voce di Giulia Stefani, che si presenta come un concentrato di emozioni pronte ad esplodere da un momento all’altro,la linea vocale ci culla fino alla seconda traccia, “Elements Dance”, che continua a mantenere i ritmi della prima traccia, senza grandi sconvolgimenti della linea musicale.
Ma la sorpresa è proprio dietro l’angolo e i suoni elettronici iniziali di “Nobody” ci prendono alla sprovvista per trascinarci, quasi a forza, in una traccia dove la linea vocale sembra riempirsi di cattiveria per raggiungere anche tonalità più alte. La fantastica preparazione vocale di Giulia Stefani è indiscutibile e noi non possiamo far altro che godercela e lasciarci trascinare dal ritmo dettato dalla chitarra. Molto interessante anche la quarta traccia, “A Starless Night”.
Ormai guidati dalla musica, ci ritroviamo ad ascoltare “Redemption I – Rainy” e veniamo invasi da una calma, rilassante e lenta pioggia primaverile: il cadere delle gocce è scandito dalla leggerezza delle mani che scivolano sul pianoforte ela linea vocale è un vento leggero che ci accarezza e ci fa leggermente rabbrividire. Una sensazione di calma e di pace pervade tanto questo brano quanto quello che lo segue. “Redemption II – Reflection” è una traccia strumentale, a tratti epica e molto ben costruita che funge da anello d’unione tra la pioggia leggera della traccia precedente e il ritorno della carica tempestosa di “Redemption III – Far Away”. Nella settima traccia assistiamo ad un graduale ritorno alle linee musicali iniziali, la voce, la batteria, la chitarra, il basso e infine i suoni elettronici: tutto ritorna al suo posto e si può riprendere la corsa, dopo che le tracce precedenti avevano rallentato il ritmo.
Con “Embrace” si torna ufficialmente alla ritmica iniziale, le chitarre danno prova di una buona tecnica e l’intero brano scivola via come l’acqua. “Journey” è una traccia leggermente meno heavy delle precedenti, la voce di Giulia Stefani dà sfoggio di una grande versatilità e la linea musicale si rivela molto facilmente apprezzabile anche da chi non è amante del genere.
“Back to Hell” e “This Funny Dangerous Game” riassumono tutto il cd: pezzi di doppiacassa, riff di chitarra, linee vocali armoniche e suoni elettronici si fondono insieme in maniera perfetta dando vita, anche questa volta, a due brani ben fatti.
L’intero lavoro si chiude con “My Bitter Tale”, una traccia che con il suo piano iniziale e i suoi suoni elettronici ricorda vagamente gli Evanescence ma la somiglianza viene immediatamente cancellata dalla cattiveria della batteria e dalla bravura delle chitarre che con i loro riff mettono la parola fine a questo cd che si è rivelato davvero degno di nota.
Dopo aver ascoltato questo cd posso finalmente affermare che l’Italia, in fatto di musica, sembra proprio non conoscere alcuna crisi. Non posso che rivelarmi soddisfatta del lavoro dei Ravenscry e sperare in un loro live in futuro. In bocca al lupo ragazzi, la strada da fare è tanta ma voi avete già fatto un gran bel passo!