Loading

SONATA ARCTICA – Stones Grow Her Name

Dopo i due grandi ritorni di Eluvetie e Epica, la Nuclear Blast ci presenta l’ultimo lavoro dei finlandesi Sonata Arctica. Li avevamo lasciati con l’ultima fatica discografica tanto acclamata (e anche un po’ criticata) “The Days Of Grays” e ora, a distanza di tre anni, ritornano in pista con “Stones Grow Her Name”. Anche questa volta l’impressione che si ha è che il quintetto finlandese non abbia proprio sbagliato niente, o quasi. Le opinioni risultano contrastanti, non a caso l’uscita di questo ultimo album ha creato una vera e propria faida tra i fan più fedeli che tutt’ora va avanti. Apprezzato o meno, i numeri parlano: a poca distanza dalla pubblicazione ufficiale, “Stones Grow Her Name” ha scalato le vette delle classifiche musicali mondiali, riuscendo a conquistarsi il fatidico primo posto nella classifica Finlandese. Qui in Italia il posto guadagnato è a malapena il 72esimo che, per quanto il lavoro dei finlandesi possa suscitare opinioni contrastanti, si rivela essere una posizione bassa e poco comoda per un album di questa portata.

Ormai abituati al sound power tipico dei Sonata Arctica, viene quasi naturale rimanere spiazzati dopo il primo ascolto del nuovo lavoro discografico. Le influenze heavy metal vecchio stampo si infilano in maniera quasi acrobatica e perfetta tra le melodie delle canzoni costruendo un sound nuovo e genuino ma, allo stesso tempo, smontando tutte le nostre aspettative.
Una tastiera che sembra appena uscita da uno dei vecchi lavori del gruppo, ci accompagna sottobraccio attraverso il grande portone d’entrata di “Stones Grow Her Name”: “Only The Broken Hearts (Make You Beautiful)”. La voce di Tony Kakko ci arriva addosso come un pugno nello stomaco, è graffiante e piena, è una voce più grande e cresciuta di quella che avevamo lasciato in “The Days Of Grays”. Il ritmo ci trasporta in un crescendo quasi a non volerci stordire con l’improvviso impatto di questo nuovo sound; lentamente si inseriscono nuove influenze e ritmi diversi dai soliti  del quintetto nordico.
La batteria di Tommy Portimo ci presenta “Shitload O’ Money”, una traccia in cui troviamo una ritmica carica e veloce contrapposta ad una più calma dominata dalle eccellenti qualità vocali di Tony. L’alternarsi dei ritmi è scandito dallo scambio tra la chitarra e la batteria che si passano il testimone e a turno fanno da sfondo e da pilone portante del brano.
“Losing My Insanity” è una vera e propria cascata di note: due mani scivolano sopra la tastiera del pianoforte creando un’atmosfera magica, insolita e inaspettata. Ma la calma dura poco e anche noi, che ormai siamo tutt’uno con l’album, ci ritroviamo a vivere quella follia, completamente trasportati dalle chitarre e scossi senza alcuna tregua dal sostenuto ritmo della batteria. In questa traccia vediamo ritornare alle “origini” la familiare tonalità vocale di Tony che si lascia andare per quattro minuti tornando ad avere una voce potente ma, allo stesso tempo, dolce e a tratti rassicurante. Senza quasi rendermene conto mi ritrovo ad ammirare, totalmente catturata, la “cattiveria” vocale che Tony Kakko riesce ad esprimere in “Somewhere Close To You” dove troviamo i nuovi Sonata Arctica che sperimentano riff e tonalità diverse dalle solite. I fan più legati ai vecchi lavori si troveranno spiazzati e poco contenti di tutto ciò mentre quelli che come me, sono sempre aperti ai cambiamenti purché fatti bene, rimarranno entusiasti del lavoro dei ragazzi.
Ormai catturati dalla canzone, veniamo presi alla sprovvista dalle note iniziali di “I Have A Right” che si presenta come il singolo perfetto per presentare questo lavoro discografico, non tanto per il brano in sé per sé, che forse è il meno costruito dell’intero lavoro, ma per il fantastico ritornello e per la semplice, ma pur sempre convincente, linea musicale che entra in testa e non ne esce più.
“Alone In Heaven”, come la traccia precedente, si rivela una canzone perfetta per poter essere apprezzata e facilmente ricordata; parole, musica, ritmo, tutto sembra funzionare alla grande.
Il piano d’apertura di “The Day” ci presenta un brano con tonalità più calde e accoglienti che però, allo stesso tempo, non perde il ritmo sostenuto dettato dalla potente batteria che qui funge da colonna portante, sempre affiancata dalle tastiere e dalla chitarra che sembra essere perfetta per supportare la linea vocale.
Con l’ottava traccia, “Cinderblox”, ci rendiamo definitivamente conto di avere tra le mani e nelle orecchie un vero e proprio lavoro di sperimentazione musicale dove trovano spazio tanti stili disparati senza mai creare dissonanze tra di loro. La chitarra e la graffiante voce di Tony ricreano alla perfezione un’ambientazione country degna della tecnica musicale dei Sonata Arctica. E’ quasi impossibile resistere al ritmo e viene spontaneo canticchiare o tenere il tempo rimanendo anche un po’ stupiti davanti alle imponenti chitarre del brano che, acustiche e non, costruiscono da sole una fortissima linea musicale.
“Don’t Be Mean” è la tanto attesa ballad. Chi conosce il gruppo sa di doversi sempre aspettare, in ogni loro lavoro, una bellissima e spesso straziante ballad; ma questa volta bisogna ammettere che, malgrado sia un bellissima canzone, non è all’altezza delle sue “colleghe” passate. Forse, in questo caso,  lo sperimentare non ha aiutato e  chi ascolta è portato a rimpiangere un po’ le ormai vecchie note di “Tallulah”. Il country e i suoi cowboy tornano con le note iniziali di “Wildfire Part II – One With The Mountain” che vede la chitarra acustica iniziale completamente inghiottita dalla potente morsa della sorella elettrica che dà il via ad una traccia che sembra voler riassumere l’intero lavoro di rinnovamento portato a termine dal quintetto inserendo, tutte insieme, le sonorità usate per l’intero album. Anche “Wildfire Part III – Wildfire Town Population 0” continua sulla stessa strada: la batteria sembra essere quasi insostenibile, le chitarre sono potenti e la voce è più graffiante che mai: è lo sprint finale prima dell’arrivo, è l’ultimo momento di apnea prima di poter ritornare a respirare.

Malgrado molti mi avessero preparato a questo cd come a qualcosa di assolutamente inascoltabile per il livello al quale eravamo abituati, io mi ritengo totalmente e assolutamente soddisfatta. I Sonata Arctica hanno dimostrato ancora una volta di avere tecnica da vendere e bravura compositiva; hanno dimostrato di riuscire a tenere testa a un grande rinnovamento musicale senza cadere nel banale e sono sicura che anche i fan più pignoli e meno disposti a cedere avranno solo bisogno di più di tempo per assimilare questo nuovo lavoro.

  • 8/10

  • SONATA ARCTICA - Stones Grow Her Name

  • Tracklist

    01. Only The Broken Hearts (Make You Beautiful)
    02. Shitload O' Money
    03. Losing My Insanity
    04. Somewhere Close To You
    05. I Have A Right
    06. Alone In Heaven
    07. The Day
    08. Cinderblox
    09. Don't Be Mean
    10. Wildfire Part II - One With The Mountain
    11. Wildfire Part III - Wildfire Town Population 0


  • Lineup

    Tony Kakko - Vocals
    Elias Viljanen - Guitar
    Tommy Portimo – Drums
    Marko Paasikoski – Bass
    Henrik Klingenberg - Keyboards