Quando i maestri decidono di tornare in campo nel modo giusto, non ci stan storie, prendono e mettono nero su bianco chi comanda. E’ una sottile differenza, ma chi è stato precursore di un genere sa sempre ‘cosa’ fare, ‘quando’ farla e ‘come’ esternarla. Basta aver pazienza e aspettare il momento migliore, anche se da dimostrare non vi è più nulla.
Chuck Billy e Eric Peterson sono dei veterani nel metal; oltre a produrre ottima musica, conoscono il mercato e le opportunità che la macchina da guerra Testament può abbracciare senza (eccessivi) rischi; forti di un contratto con la major metal per eccellenza e con il ritorno in sede del titanico Gene Hoglan a sostituire il defezionario Paul Bostaph, il quintetto della Bay Area rilascia nove tracce micidiali che oltre a contenere tutte le sfaccettature del sound della band, si offre di rinverdire un genere che troppo spesso viene tacciato come finito.
“Dark Roots Of Earth” è un disco sanguigno e profondo, che trasuda passione dalla prima all’ultima traccia. In termini tecnici i Testament non si fanno mancare nulla: produzione eccelsa, dove tutto arriva all’orecchio senza eccessivo sforzo; i suoni sono ben abbinati, con una sezione ritmica ‘tonda’ e presente e delle chitarre taglienti e incisive in ogni passaggio; le performance sono stellari, praticamente perfette, mentre il songwriting miscela tutte le ‘facce’ che la band ha assunto nel corso della quasi trentennale carriera.
Se cercate il thrash vero e proprio, “Rise Up” e “All American Hate” fanno al caso vostro, visti i bpm e le rasoiate mortali inferte alle nostre povere orecchie. Episodi come “Dark Roots Of Earth” e “Cold Embrace” invece strizzano maggiormente l’occhio ai lavori ‘oscuri’ (vedesi “Demonic” o “Low”) mentre altri momenti come la sublime “Native Blood” o “Man Kills Mankind” risentono di quel passato (glorioso o meno) che porta il nome di “The Ritual”.
Che li amiate o meno, i Testament confermano di essere una band che sprizza vita da tutti i pori. Saranno anche sopra i cinquanta (o ‘vecchi’ come mi è capitato di sentire) ma la qualità della loro musica rimane immutata. Un calcio in culo a tante nuove band che credono d’aver superato i maestri…