La musica dei Vintersorg è sempre stata coronata da un emblematico alone di mistero, uno di quei (a dir il vero, sempre meno) frequenti casi in cui un artista riesce a imprimere l’atmosfera tipica della terra natia nelle proprie opere…può sembrare un commento scontato, ma un disco che profuma di ‘vita’ rimane decisamente più accattivante.
Arriva a distanza di un annetto e mezzo (e inaspettatamente) questo “Orkan” e, come spiega lo stesso titolo (trad: uragano), la nuova release della band rimette il sound in discussione; le ultime uscite del duo svedese, specie “Jordpuls”, avevano palesato una nave con vele spiegate verso oceani più progeggianti, sacrificando in parte la vena folk che da sempre ne permeava i dischi; in queste nuovissime otto songs la bussola torna sui suoi passi, cercando di mantenere vivo il tipico sound della band ma senza disapprendere ciò che in questi ultimi anni ha riempito il ‘sacco esperienziale’ della band.
“Orkan” non potrà essere certamente alla pari del mitico “Ödemarkens Son” ne tanto meno sarà immediato come “”Till Fjälls”, ma sicuramente apparirà accessibile e sperimentale…il salto, rispetto ai due dischi precendetemente citati, sta soprattutto nella produzione e nella capacità di arrangiamento, dove mr. Hedlund dimostra di aver fatto esperienza e di essere consapevole di quale ‘forza’ necessiti la sua creatura…i suoni sono freddi come il ghiaccio e ben strutturati, specie il lavoro di programmazione di batteria (si sente che non è suonata da un musicista ma allo stesso tempo non stona nel contesto), mentre le performance sono il vero highlight di “Orkan”, dove le chitarre sono incisive e le variazioni vocali fanno assaggiare gli aspri contesti delle lyrics.
E’ interessante (ri)vedere delle strutture tutt’altro che scontate colorarsi di infarcimenti folk/acustici; e se gli uragani a nome di “Istrid” e “Ur Stjärnstoft Är Vi Komna” vi riporteranno indietro nel tempo, con “Myren” e la stessa titletrack troveremo che il nuovo percorso di Vintersorg si unisce al vecchio. ”Polarnatten” fa vittime lungo la strada così come il duo finale “Norrskenssyner” e “Urvädersfången” vi lascerà in uno status sospeso, quasi Andreas Hedlund e Mattias Marklund avessero voluto lasciare aperta una porta per il futuro.
Vintersorg fa l’ennesimo centro: un disco che rimette in discussione il percorso artistico, confermando una virata verso le origini ma senza rasentarne l’autoplagio. Un sigillo che promette molte cose per il futuro…che l’uragano vi possa portar con sé, allora!!!